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Risoluzione Ue. Nicchi (Sel): “Una vittoria a metà dal momento che le politiche rimangono nazionali”


Mentre in Ue si fanno passi avanti nei diritti delle donne con l’approvazione della mozione Tarabella sul diritto all'aborto e alla contraccezione, in Italia la legge 194 rimane inapplicata e arrivano i divieti sulla pillola dei cinque giorni dopo. “Così le libertà delle donne italiane e i loro diritti, resteranno calpestate”

11 MAR - Italia fanalino di coda dell’Ue in tema di diritti delle donne. Per Marisa Nicchi, capogruppo Sel in Commissione Affari sociali alla Camera, l’approvazione al Parlamento europeo della mozione Tarabella sul diritto all'aborto e alla contraccezione, se da un lato è un passo avanti nella garanzia dei diritti delle donne dall’altro è anche un passo indietro in quanto la legislazione sulla riproduzione rimane di competenza nazionale. Basta guardare alla decisione del Css sulla pillola dei cinque giorni dopo in netto contrasto con quanto deciso da Ema.
 
“L’approvazione della mozione Tarabella è una vittoria di Pirro – ha dichiarato in una nota – è sicuramente un passo avanti nella garanzia dei diritti delle donne attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto, ma anche un passo indietro, grazie al sostegno di una parte del PD ad un emendamento del Ppe, perché legislazione sulla riproduzione rimane di competenza nazionale. Questo significa che in Italia le libertà delle donne, e i loro diritti, resteranno calpestate”.
 
“Proprio ieri, infatti, in materia di pillola dei 5 giorni dopo – ha aggiunto la deputata di Sel – il Consiglio superiore di Sanità ha espresso un parere in totale contrasto con quello dell’Agenzia Europea dei medicinali (Ema) secondo cui si può accedere alla pillola dei 5 giorni dopo anche senza ricetta medica. Con il risultato che in tutta Europa non c’è bisogno di ricetta e da noi sì. Per non parlare poi della legge 194, ancora inapplicata in tantissime regioni d’Italia. Un fatto gravissimo – ha concluso – che obbliga le donne a compiere vere e proprie odissee attraverso i tantissimi medici obiettori per vedere rispettare la loro sacrosanta libertà di scelta. Come sempre l’Italia in tema di diritti delle donne rimane fanalino di coda dell’Ue”.

11 marzo 2015
© Riproduzione riservata

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