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Ordini e incompatibilità. L'audizione di Cantone alla Camera: “Presidenti di ordini non possono essere parlamentari”. Sì da M5S. Forti dubbi da Pd, Fi e Sc


Si è svolta ieri sera davanti alle commissioni riunite Affari Costituzionali e Affari Sociali. Il presidente dell'Autorità anticorruzioone ha risposto alle domande dei parlamentari su come applicare la legge Severino agli Ordini professionali con particolare riferimento all'incompatibilità tra ruolo di Presidente e membro del Parlamento. VEDI VIDEO AUDIZIONE.

12 MAR - Un Parlamento composto da rappresentanti di lobby o un Parlamento degli 'incompetenti'? E sui possibili conflitti di interesse di parlamentari che ricoprono incarichi apicali in Enti pubblici, è deputato a decidere il Parlamento stesso o l'Anac? Si è discusso di tutto questo ieri sera nel corso dell'audizione del presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, presso le commissioni riunite Affari Costituzionali e Affari sociali della Camera.

L'audizione, sollecitata dal M5S, si è trasformata in un acceso dibattito politico su come applicare la legge Severino agli Ordini professionali con particolare riferimento all'incompatibilità tra ruolo di Presidente e membro del Parlamento. "All'Anac è stata segnalata la possibile incompatibilità di 4 senatori che hanno cariche all'interno del Parlamento. Noi abbiamo ritenuto che in un caso vi fosse questa incompatibilità, mentre negli altri casi l'incompatibilità non c'era, perché si applica la norma transitoria che prevede che il decreto 39 non si applichi per tutti quegli uffici che siano stati assunti prima dell'entrata in vigore del decreto stesso", ha esordito Cantone. 
 
In proposito, ha spiegato Cantone, "abbiamo affrontato il tema di come vada interpretato l'articolo 1, comma 2, lettera l) del decreto legislativo n. 39 del 2013, in ordine alla presenza di deleghe di carattere gestionale da parte dei presidenti degli Ordini. Abbiamo ritenuto, con una nuova delibera adottata stasera, che l'individuazione della funzione o meno di attività di tipo gestionale vada verificata in concreto in relazione a quelli che sono i compiti che sono svolti specificamente dai presidenti degli organi. E nel caso di specie, applicandosi con riferimento in particolare all'ordine dei farmacisti, abbiamo ritenuto che il regolamento che riguarda l'ordine dei collegi delle federazioni dei farmacisti individuasse il ruolo di presidente come idoneo a consentire che nel caso in questione ci fossero deleghe di carattere gestionale. La delibera sarà comunicata domani (ndr. oggi per chi legge) all'ordine di Bari, Barletta, Andria e Trani".

Netta la spaccatura tra diversi partiti. Oltre ai deputati del M5S che hanno sollevato anche il problema riguardante il mancato adeguamento degli Ordini alle norme sulla trasparenza, anche Paola Binetti (Ap), nel suo intervento, ha sottolineato come, se non a norma di legge, "a norma di opportunità c'è moltissimo da eccepire sulla possibilità di ricoprire contemporaneamente un ruolo di presidente di un Ordine professionale e di senatore". Sì perché, come prevedibile, la discussione generale si è lentamente spostata su quei quattro casi particolari di senatori che ricoprono anche ruoli apicali negli Ordini dei medici, dei farmacisti e degli infermieri.

Di inopportunità di un doppio ruolo ha parlato anche Gian Luigi Gigli (Pi-Cd), registrando l'esistenza di un conflitto di interesse che non riguarda solo l'attività legislativa, ma anche il fatto che i consigli degli Ordini siano "espressione di attività sindacale, sono eletti cioè da liste sindacalizzate che rappresentano precisi interessi anche di natura corporativa".

A difesa dei quattro senatori si è invece schierata Anna Miotto (Pd), che ha respinto la tesi della presenza in Parlamento di una lobby sanitaria: "Non mi sembra di aver visto in questo anno e mezzo provvedimenti così segnati da un'influenza lobbistica in questo campo". Anche il capogruppo Pd in commissione Affari Sociali, Donata Lenzi, ha criticato la 'deriva' della discussione che chiamava in causa 4 senatori che, non essendo presenti, "non hanno la possibilità di difendersi". A questo punto è stato lo stesso presidente della commissione Affari costituzionali, Francesco Paolo Sisto ad ammonire: "Non possiamo trasformare audizione in processo in contumacia a 4 senatori assenti".

Sisto, poi, rivolgendosi a Cantone ha esternato il suo timore di una possibile "politica dei non saperi". Un'applicazione in senso troppo restrittivo del decreto 39 del 2013, infatti, per il presidente della I commissione di Montecitorio, rischia di porre in essere il seguente paradosso: "Se i parlamentari sanno o se operano nella loro vita al di fuori del Parlamento, diventano incompatibili".

Una lettura, questa, respinta da Cantone che ha spiegato come l'incompatibilità "non ha nulla a che vedere con l'incompetenza". "Si vogliono solo evitare sovrapposizioni di funzioni e conflitti di interesse - ha dichiarato -. Qui c'è una valutazione fatta dal legislatore: chi ha incarichi di vertice all'interno di alcuni enti pubblici non deve rivestire altri incarichi".

Il presidente della commissione Affari Sociali, Pierpaolo Vargiu, ha invece invitato a riflettere sulla incompatibilità "formale" e "sostanziale". "L'attività lobbistica all'interno del Parlamento non è forzatamente legata a incarichi ricoperti all'interno di strutture - ha detto -. Forse il tema fondamentale è quello della trasparenza di tali attività".

Proprio sul tema della trasparenza, in precedenza sollevato anche dai deputati del M5S, Cantone ha spiegato: "Ci sono Ordini che ad oggi non si sono ancora adeguati alle norme sulla trasperenza. Non abbiamo inviato controlli perché, a fronte di alcuni problemi oggettivi che riguardano soprattutto gli Ordini più piccoli, non samo ancora riusciti a dare indicazioni su come tutti gli Ordini possano adeguarsi a queste norme. Speriamo nel giro di pochissimo tempo di riuscire a fare delle linee guida su questo e su come far funzionare i meccanismi sanzionatori".

Quanto poi al tema fondamentale di chi sia deputato a decidere sulla effettività incompatibilità dei parlamentari che ricoprono anche altri incarichi in Enti pubblici, il presidente dell'Anac è stato molto chiaro: "Chi decide è il Parlamento. L'Anac si occupa della vigilanza sugli Enti pubblici, e quindi solo dei ruoli che si ricoprono in quegli Enti. In caso di conflitto, se il Parlamento dovesse ritenere che non ci sia incompatibilità su un problema invece riconosciuto come tale dall'Anac, a quel punto è evidente che prevarrebbe la valutazione del Parlamento, questo è fuori discussione".

Quanto alla natura dell'attività gestionale da dover verificare, il presidente dell'Anac ha precisato che "il potere di emanare una circolare, di assumere personale e di partecipare a processi eventualmente con capacità di transazioni non possono definirsi poteri di mera funzione di indirizzo".

Cantone ha inoltre chiarito come la questione della incompatibilità non si possa applica ai consiglieri degli ordini, ma solo gli organi di vertice degli enti pubblici a causa di "una carenza della norma". Norma che viene a più riprese definita dal presidente Anac come "mal scritta" e sulla quale "da tempo chiediamo una sua revisione e il Dl Madia potrebbe essere un occasione per farlo".

Infine, rispondendo ad una domanda del presidente Sisto, il presidente dell'Anac ha confermato che una possibile modifica dello statuto degli Enti pubblici possa "consentire di aggirare il meccanismo di incompatibilità". 
 
 

12 marzo 2015
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