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Farmacie online. Fazio: “Italia non eluda problema o regole ci saranno imposte da altri”


Lo ha affermato il ministro della Salute in riferimento alla risoluzione in discussione in Ue per l’apertura delle farmacie alla vendita tramite internet. Per Fazio va avviato presto un confronto per trovare "una posizione condivisa" tra le istituzioni e i farmacisti.

15 FEB - “La Commissione europea sta discutendo una risoluzione che, tra le altre cose, esamina la problematica della farmacia online, sulla quale l’Italia dovrà esprimere un’opinione. È una questione che non può essere elusa, altrimenti le soluzioni ci saranno imposte, perché l’Europa deciderà comunque”. Ad affermarlo è stato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, sottolineando che l’Italia dovrà compiere un lavoro importante per “esprimere una posizione condivisa anche dalla categoria” dei farmacisti.

L’intervento del ministro è avvenuto nell’ambito del convegno “Contraffazione ed e-commerce farmaceutico” organizzato stamani in Senato per presentare ufficialmente gli atti conclusivi dell’indagine conoscitiva compiuta dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato sulla contraffazione e la vendita di farmaci su internet.

“L’Italia è il Paese che più tempestivamente ha affrontato il problema, tanto che oggi solo lo 0,1% dei farmaci distribuiti presentano delle irregolarità”, ha spiegato Fazio ricordando che, per raggiungere questo traguardo, il Paese “si è dotato di una legislazione efficace” e “di una struttura, Impact Italia, concepita dal ministero della Salute, Aifa, Iss e Nas che in questo ambito ha compiuto e compie azioni molto importanti”.

Il rischio di contraffazione nel mondo farmaceutico, tuttavia, continua ad essere alto. Anzi, la rete dell’illegalità si sta diffondendo ed è sempre più organizzata. “Se tra il 2005 e il 2008 i farmaci contraffatti sequestrati sono stati 136.000, nel solo biennio 2008-2009 hanno segnato quota 1.593.000. Da gennaio al 14 febbraio 2011, inoltre, sono state segnalate 144 persone per questi reati, arrestate 10 e sequestrate 160mila tra fiale e compresse”, ha spiegato il generale Cosimo Piccinno, comandante dei Nas aggiungendo che anche la metodologia di vendita è cambiata: “Ci sono da una parte i cittadini comuni, che per arrotondare gli stipendi comprano prodotti farmaceutici online e poi li rivendono ad amici e conoscenti. Poi ci sono organizzazioni che aprono un sito per una settimana, raccolgono clienti, poi chiudono il sito per non essere individuati dalle Forze dell’Ordine e continuano a vendere i farmaci a quei clienti attraverso un call center”.

“I rischi per la salute sono altissimi”, ha osservato il ministro Fazio osservando che "mentre una persona che acquista una borsa falsa è consapevole dell’irregolarità, la persona che compra il farmaco lo fa per ragioni in genere legate alla privacy, ma convinto che quel farmaco sia efficace quando, invece, può essere inutile o, peggio ancora, pericoloso”. Esistono infatti vari tipi di farmaci falsi, ha ricordato il ministro: “Quelli perfetti, che contengono le giuste quantità di principio attivo ma sono contraffatti; quelli imperfetti, che hanno il principio attivo giusto ma in quantità più basse o farmaci scaduti; e quelli criminali dove il principio attivo è assente e, in certi casi, sono presenti sostanze nocive”. Insomma, chi acquista un farmaco online non ha proprio modo di sapere cosa sta per assumere.

Il problema è che gli italiani non sembrano preoccuparsi troppo di questo pericolo. Secondo i dati presentati dal direttore generale dell’Aifa, Guido Rasi, il 6% dei nostri concittadini è convinto che la vendita in internet dei farmaci in Italia sia legale, quota che sale al 34% nel caso di farmaci senza obbligo di ricetta. Solo il 19% sa che è fuori legge, mentre il 41% non conosce le norme in materia. “Soprattutto, però, occorre tener conto che il 33% degli italiani ritiene la vendita online una cosa positiva. Questo – ha spiegato Rasi – dipende soprattutto dal fatto che la vendita online garantisce livelli maggiori di privacy. Tanto che i farmaci più venduti in rete sono quelli per migliorare le prestazioni sessuali, i dopanti, gli antidepressivi e gli anticoncezionali”.
Il direttore dell’Aifa ha quindi annunciato che presto anche i cosmetici e gli integratori entreranno a far parte del progetto Impact contro la vendita di prodotti contraffatti. Il gruppo di lavoro, inoltre, collaborerà con i medici di famiglia e i farmacisti per migliorare la sicurezza e l’accesso ai farmaci. “La rete delle farmacie, con la sua capillarità, è uno dei cardini fondamentali contro la contraffazione”.

Ad tirare il bilancio dell’attività dell’indagine conoscitiva compiuta dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato sulla contraffazione e la vendita di farmaci su internet sono stati il presidente della Commissione, Antonio Tomassini, e il vice segretario Luigi D’Ambrosio Lettieri. “L’e-commerce è un fenomeno inarrestabile ma anche per questo occorre che abbia delle regole, per essere una virtù e non un vizio”, ha affermato Tomassini aggiungendo che “la liberalizzazione non può tradursi in anarchia, tanto meno in una materia così delicata”.
Spiegando come dall’indagine sia emerso che l’anonimato e il mancato obbligo di interfacciarsi con il medico e il farmacista siano le principali ragioni che portano le persone a ricorrere all’acquisto online, D’Ambrosio Lettieri ha sottolineato la necessità di potenziare la comunicazione e l’informazione al cittadino. Otto, in particolare, le mosse che la commissione ha identificato per intensificare la lotta alla contraffazione e al commercio illegale tramite internet:

1. Riconoscimento formale di IMPACT Italia, attualmente l’unica sede di cooperazione istituzionale sul tema: riconoscerne e disciplinarne l’attività attraverso un provvedimento legislativo rappresentano la condizione per renderne più efficace il ruolo e più concrete le attività svolte.

2. Allargamento delle competenze in IMPACT Italia e coinvolgimento di esperti provenienti per avviare la rimozione di quelle aree grigie (come i prodotti cosmetici) e di rappresentanti delle categorie professionali sanitarie a maggior contatto coi pazienti (medici, farmacisti, infermieri) e dei pazienti.

3. Centralizzazione e coordinamento delle attività investigativa e delle analisi relative al fenomeno della contraffazione farmaceutica tra le Forze di polizia.


4. Sviluppo di strumenti normativi ad hoc per le Forze di polizia anche nell’ambito del recepimento di Medicrime, la convenzione approvata lo scorso 8 dicembre dal Consiglio d’Europa mirato all’inserimento del principio di “crimine farmaceutico” nei Paesi memberi.

5. La diffusione di una informazione qualificata al pubblico sui rischi connessi all’acquisto di farmaci da fonti illegali, da realizzare possibilmente attraverso il filtro dei professionisti sanitari, e` uno strumento necessario a rendere consapevoli gli utenti e arginare il fenomeno.

6. Uno sforzo di sensibilizzazione va fatta anche tra il pubblico della fascia scolare

7. Formazione sistematica degli operatori. Attraverso IMPACT Italia sono già state realizzate iniziative di formazione intersettoriale per gli operatori di Forze di polizia, dogane, enti sanitari. Queste iniziative andrebbero sostenute con continuità e affiancate ad altre attività di formazione sistematica destinate ai professionisti sanitari (farmacisti, medici, infermieri). In questo ambito appare necessaria l’istituzione di master universitari in “Farmaceutica forense”.

8. A margine dei provvedimenti diretti al contrasto della distribuzione di farmaci contraffatti potrebbero essere studiate altre iniziative normative coordinate con altri Ministeri, come quelle contro la contraffazione delle materie prime farmaceutiche mediante la “tutela del made in Italy”.

“L’Italia ha perso il primato di produttore di materie prime che detenevamo fino agli anni ’80”, ha spiegato D’Ambrosio Lettieri, spiegando che “oggi siamo 4° al mondo e il primato è stato conquistato dai Paesi del Nord-Est asitico”, che sono anche quelli da cui proviene il maggior numero di farmaci contraffatti. Basti pensare, come affermato dal ministro Fazio, che “l’80% è di provenienza cinese”.
 
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15 febbraio 2011
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