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Vaccinazioni. D'Ambrosio Lettieri: “Introdurre quella anti-pneumococcica per l’adulto nel piano di prevenzione”


Questa la richiesta contenuta in un'interrogazione urgente al ministro della Salute presentata dal senatore insieme ai colleghi della commissione Sanità del Senato, Dirindin, Rizzotti, Romani e Romano. In Italia, peraltro, spiegano i senatori, "si riscontrano già alcune best practice regionali in questo ambito meritevoli di essere mutuate in tutto il territorio".

09 GIU - Includere nel nuovo Piano di Prevenzione Vaccinale anche la vaccinazione anti-pneumococcica per l’adulto, considerata l’alta incidenza di mortalità negli over 65 per polmonite, laddove invece la vaccinazione svolgerebbe un ruolo determinante nella prevenzione della patologia e sulla scorta di best practice già sperimentate in alcune regioni italiane, tra cui la Puglia: è questa in sintesi la richiesta che Luigi d’Ambrosio Lettieri, insieme ai colleghi senatori e co-firmatari Nerina Dirindin, Maria Rizzotti, Maurizio Romani e Lucio Romano, rivolgono al Ministro della Salute con una interrogazione a risposta orale in Commissione.

In Italia, peraltro, si riscontrano già alcune best practice regionali in questo ambito meritevoli di essere mutuate in tutto il territorio nazionale, sostengono i senatori nella interrogazione. “In Puglia, ad esempio, il modello di programmazione della campagna di vaccinazione contro lo pneumococco - spiegano - prevede l’offerta attiva a tre coorti di nascita (65enni, 70enni e 75enni), in modo da coprire, nell’arco di cinque anni, la fascia di età 65-80 anni (l’offerta è gratuita per i soggetti over 75 e per i soggetti a rischio di ogni età)”.

L’esperienza della Puglia pioniera in quest’ambito ha dato esiti tangibili di riduzione della patologia a soli due anni dall’introduzione del vaccino: i risultati, che sono stati recentemente presentati nel congresso europeo di malattie infettive (ECCMID-Copenaghen), mostrano, infatti, una riduzione del 50% delle polmoniti da pneumococco. “La vaccinazione pneumococcica - riferiscono i senatori nella interrogazione - per tutte le età, è oggi ritenuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una priorità sia nei Paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, al fine di ridurre le morti evitabili, migliorare la qualità e le aspettative di vita. Secondo gli ultimi dati ISTAT disponibili, nel 2012 si sono verificati 9250 decessi per polmonite, prevalentemente nei soggetti con più di 65 anni, non vaccinati alla nascita. Si tratta di un fenomeno di grande rilevanza, se si considera che, nello stesso anno, si sono verificati ad esempio, a prescindere dall’età, 3900 decessi per incidenti stradali”.

D’Ambrosio Lettieri ricorda che “ad oggi, nel nostro Paese, tale vaccino è inserito nel calendario vaccinale nazionale per le età pediatrica ed evolutiva ma non è previsto per l’età adulta. Il Calendario per la vita, elaborato dalle società scientifiche pediatriche, di medicina generale e di Sanità pubblica, suggerisce, invece, l’offerta della vaccinazione anti-pneumococcica anche per i soggetti con più di 50 anni”.

I senatori sottolineano come “nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza è previsto che il 5% del Fondo Sanitario Nazionale sia destinato alla prevenzione ma le regioni non hanno mai utilizzato integralmente tali risorse per le finalità previste. Peraltro, il rapporto Ocse-Ue Health at a Glance: Europe 2012 indica che l’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa per gli investimenti in prevenzione, spendendo appena lo 0.5% della spesa sanitaria complessiva, contro una media Ue del 2.2%, sopra la quale si collocano Paesi come Germania (3.2), Svezia (3.6), Olanda (4.8) e Romania (6.2)”.

Eppure, continua l’interrogazione, secondo le conclusioni delle indagini conoscitive svolte dalle Commissioni Affari sociali e Bilancio e Sanità rispettivamente di Camera e Senato, la prevenzione può contribuire in maniera significativa non solo alla salute della popolazione, ma anche alla sostenibilità del sistema, in quanto la maggior parte degli interventi sugli stili di vita e dei programmi di screening e vaccinali producono effetti consistenti non solo nel medio-lungo periodo ma anche nel breve, soprattutto se si considera una prospettiva più ampia che supera l’ambito dei costi sanitari diretti e indiretti ma considera anche l’ambito sociale.

Senza contare l’altra faccia della medaglia. “Lo sviluppo di politiche per la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio sulla vita e sulla salute di un ambiente contaminato, insalubre e poco sicuro - ricorda d’Ambrosio Lettieri -può ridurre in modo significativo i costi sociali ed economici (compresi quelli sanitari) che ricadono sulla collettività, in particolare a danno delle persone socialmente più svantaggiate”.

09 giugno 2015
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