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Ddl Concorrenza. Farmacisti auditi alla Camera. Le posizioni di Fofi, Federfarma, Assofarm e Parafarmacie


Alle commissioni riunite Finanze e Attività produttive i titolari di farmacia hanno ribadito i loro timori per la sostenibilità delle farmacie territoriali. Anche le farmacie comunali chiedono garanzie. Parafarmacie e i farmacisti non titolari spingono per una maggiore concorrenza. I testi delle audizioni di Fofi, Assofarm, Federfarma, Parafarmacie e Movimento nazionale liberi farmacisti.

12 GIU - Farmacisti auditi oggi in Commissioni riunite Finanze e Attività produttive della Camera sul disegno di legge recante Legge annuale per il mercato e la concorrenza. Ecco una sintesi delle posizioni espresse da Fofi, Federazione Parafarmacie, Assofarm, Federfarma e Movimento nazionale liberi farmacisti.
 
Fofi: "Nessuna chiusura preconcetta ma salvaguardare il ruolo del farmacista e della farmacia al servizio del cittadino"
Per Federazione dell'Ordine dei farmacisti italiani “è opportuno premettere che non abbiamo una chiusura preconcetta rispetto alle innovazioni, ma ribadiamo che quando si interviene su un servizio al cittadino che verte sul diritto alla salute non è possibile ammettere che tutto si riduca all’economia. Né è pensabile che cambiamenti di questa portata possano essere introdotti senza prevedere una gradualità, soprattutto considerando l’attuale debolezza del settore, oggetto da anni di continui cambiamenti. E’ un po’ come se un aereo in fase di decollo incontrasse continue turbolenze: non prenderà mai quota”. Nel merito è stato fatto notare che le ricerche condotte a livello internazionale “hanno dimostrato che la nascita di grandi aggregazioni e il sorgere di posizioni dominanti non hanno giovato alla qualità del servizio universalistico, in particolare per quanto riguarda l’uniformità dell’accesso al farmaco su tutto il territorio nazionale”. “ Né si può trascurare il capitolo delle incompatibilità: si può ammettere che chi produce farmaci o chi li prescrive possa possedere farmacie, cioè il presidio sanitario al quale il cittadino si rivolge, per esempio, anche per ottenere dal farmacista indicazioni rese soltanto in considerazione delle necessità del paziente?”. Questo aspetto conduce direttamente al tema della responsabilità del professionista, che se inserito in un contesto in cui si trova a dipendere da un soggetto che – lecitamente - agisce soltanto in base alla logica del profitto, si trova in una situazione ben differente da chi può e deve agire soltanto in base a scienza e coscienza. “Sembra evidente che il cambiamento del contesto in cui opera il farmacista determina possibili criticità, anche banalmente sulla scelta di rendere disponibili, per esempio, tutti i medicinali basati sullo stesso principio attivo e non soltanto alcuni. Non a caso anche in Gran Bretagna il ruolo e l’indipendenza nelle scelte professionali del farmacista responsabile sono tutelate per legge in modo molto stringente”. Limitare la quota dei soci di capitale a un terzo delle quote societarie, riservando il resto ai professionisti come previsto per le altre società in ambito professionale dalla Legge 183/2011, “è un modo per tutelare questa indipendenza del farmacista e anche quella capacità, riconosciuta anche da una sentenza della Corte di Giustizia Europea, di saper temperare la ricerca del ritorno economico con la finalità della tutela della salute. Perché, alla fine, di questo si tratta: la farmacia è un presidio sanitario, sia pure in concessione a un privato, non una branca del commercio al dettaglio” conclude la Fofi.

Assofarm: "Sì a maggiore concorrenza, ma senza tradire il ruolo delle farmacie di prossimità"
L’associazione delle farmacie comunali si è detta non contraria, pregiudizialmente, al principio della separazione tra proprietà/titolarità  e gestione dell’esercizio farmaceutico, considerato che tale separazione è un elemento costante nella realtà di tutte le farmacie di cui sono titolari i Comuni, la cui direzione è sempre affidata a farmacisti dipendenti. “Ma il provvedimento deve garantire il ruolo e la funzione del sistema farmaceutico all’interno del Ssn”, ha sottolinea Assofarm, che dice dunque sì a “una riforma organica della normativa sulla gestione delle Farmacie Comunali che consenta di eliminare le discriminazioni potenzialmente anticoncorrenziali”, ma con “alcune limitazioni nella presenza dei nuovi soggetti destinati ad acquisire la proprietà di farmacie". Limitazioni devono essere "sia di tipo quantitativo (evitare il rischio di abuso di posizione dominante da parte di un unico soggetto), sia di tipo qualitativo (evitare conflitti di interesse quali ad esempio quelli tipici dei casi di integrazione verticale nei tre anelli della filiera, ovvero produzione, distribuzione intermedia e farmacie così come quelli ravvisabili nella sovrapposizione di interessi tra il medico prescrittore di farmaci e la farmacia dispensatrice dei farmaci medesimi)”.
Per Assofarm, la condizione sine qua non perché la farmacia possa efficacemente esercitare la sua  funzione, garantendo risparmi e ottimizzazione della cura, è che “tutti i farmaci, indipendentemente dal sistema a monte di approvvigionamento, assunti dal cittadino preso in carico ovviamente dalla sua farmacia di riferimento gli vengano dispensati attraverso la farmacia di prossimità”. Si parla di fascia C, ma anche dei “farmaci innovativi che attualmente vengono distribuiti dalle farmacie ospedaliere, con l’esclusione naturalmente di quei medicinali che, per le loro caratteristiche, devono essere necessariamente dispensati in ambiente ospedaliero”.
Assofarm chiede poi di realizzare quanto previsto dall’ultimo comma dell’art. 28 della Legge 833/78, cioè la possibilità alle Aziende sanitarie locali di acquistare i farmaci direttamente dalle industrie farmaceutiche per distribuirli tramite le farmacie comunali. “Questo produrrebbe ingenti risparmi per il Ssn”.
 
Federazione nazionale Parafarmacie: “Trasformare le parafarmacie in presidi sanitari. No alle farmacie in mano ai non farmacisti”
Per i titolari di parafarmacia il disegno di “Legge annuale per il mercato e la concorrenza” contiene disposizioni “sicuramente rappresenta un importante passo in avanti per rinnovare e rafforzare l'economia italiana, ma per potenziare i suoi benefici e non trasformarsi in ‘un’occasione mancata’, il testo dev’essere necessariamente migliorato nella parte relativa alle ‘Misure per incrementare la concorrenza nella distribuzione farmaceutica’”. La Federazione Nazionale Parafarmacie Italiane auspica, quindi, che la Legge annuale per la concorrenza “possa proseguire nel processo di liberalizzazioni” iniziato nel 2006 “consentendo alla cd. Riforma Bersani di raggiungere il suo naturale compimento consentendo alle parafarmacie, di proprietà di un farmacista, di dispensare i farmaci a carico del cittadino”.
Per la Federazione delle Parafarmacie, “aprire alla liberalizzazione della vendita di tutti i farmaci a carico del cittadino anche all’interno delle parafarmacie di proprietà di un farmacista porterebbe ad avviare la concorrenza, strumento attraverso il quale si otterrebbe un miglioramento dell'offerta, migliorare l'organizzazione distributiva, rafforzare il dimostrato vantaggio economico dalla legge Bersani tutto a favore dei cittadini; nessun costo a carico dello Stato italiano né tantomeno al SSN, ma di contro comporterebbe un buon ritorno fiscale per i nuovi impulsi economici derivanti; nessun pericolo per la salute pubblica o di abuso di farmaci, in quanto i farmaci di fascia C vengono prescritti dal medico e dispensati dal farmacista”.
Per la Federazione Parafarmacie “bisogna pensare di trasformare le parafarmacie esistenti, proprietà di farmacisti, in presidi sanitari che, armonicamente inseriti nell'ambito di un Sistema sanitario nazionale, siano in grado di erogare sul territorio, con professionalità, quei servizi di assistenza che il cittadino/paziente sempre più richiederà ad un sistema di welfare evoluto”. Uno solo il “vincolo assoluto” che per i titolari di Parafarmacia il Parlamento deve mantenere: “La presenza di farmacista abilitato, e anzi rafforzare tale concetto, il solo che, in scienza e coscienza, è titolato a ricevere i pazienti/clienti e a distribuire il farmaco al pubblico”.
Quanto all’ingresso di capitali nella distribuzione farmaceutica, la Federazione delle Parafarmacie si dice “a priori contraria” perché “la possibilità di accedere alla proprietà delle farmacie da parte dei non farmacisti non è una liberalizzazione, ma anzi è la strada che porta alla creazione di nuovi oligopoli”.
Per il Presidente della Federazione nazionale parafarmacie italiane, Davide Gullotta: “Le parafarmacie aperte dai farmacisti sono un esempio di Start up da potenziare e difendere: il Parlamento si impegni a trovare una soluzione per valorizzare la nostra esperienza”. “Il sistema Parafarmacia – ha detto nel corso del suo intervento – rappresenta un bell’esempio di professionisti che con le proprie forze hanno creato posti di lavoro e centri della salute sul territorio. Piuttosto che puntare sul capitale privato, svilisce la professione e fa un grande regalo alle catene di gruppi, così come prevede il disegno di legge concorrenza, o sui concorsoni solo per titoli, con tutte le incognite che puntualmente si portano dietro, si punti a valorizzare la  nostra esperienza: a quasi 8 anni dalla nascita siamo una realtà riconosciuta ed apprezzata in tutto il paese. Il Parlamento si impegni al fine di trovare una soluzione per valorizzare la nostra esperienza”. 
 
Mnlf: “Aumentare la concorrenza non causerà la chiusura di nessuna farmacia già esistente”
Sì all’aumento del livello di concorrenza nel settore della distribuzione del farmaco ma no all'entrata nel settore delle società di capitale e alla rimozione del limite delle 4 licenze, attualmente permesso alle stesse società. “Questo non per un pregiudizio intellettuale”, ma perché “far entrare le società di capitale in un monopolio significa trasformarlo inevitabilmente in un oligopolio ed ingessare ancor più il mercato”.
L’obiettivo, per il Movimento nazionale liberi farmacisti, deve essere quello di “individuare percorsi di crescita economica e reale allargamento del livello concorrenziale del settore. Le liberalizzazioni sono una necessità ineludibile rispetto ad una situazione economica nazionale che rimane difficile e stenta ad entrare in una fase di crescita stabile e robusta”. Mnlf rifiuta, poi, ogni timore dei titoli di farmacia sulla sostenibilità economica delle farmaci. “Nessun soggetto già presente nel mercato subirà danni che lo porteranno alla cessazione della propria attività”, afferma, sostenendo che “una eventuale liberalizzazione dei farmaci di fascia C con obbligo di prescrizione porterebbe ad un decremento di fatturato medio per le farmacie che oscillerebbe tra i 45/55 euro al giorno7. Cifre che non consentono di fare previsioni ‘catastrofiche’ di chiusura/fallimento di nessuna farmacia, tantomeno di quelle rurali”.
Secondo le stime del Mnlf, in base a quanto prodotto dalla liberalizzazione dei farmaci da banco in sette anni (“1,8 miliardi di risparmi per i cittadini, 5.492 nuove aziende e 8000 nuovi posti di lavoro”), la liberalizzazione dei farmaci non a carico del Ssn. “potrebbe produrre ulteriori risparmi per 500 milioni l’anno1, 3000/3500 nuove aziende, 5000 nuovi posti di lavoro e 700 milioni d’investimenti. Tutto a costo zero per lo Stato e nessuna chiusura di farmacie”. Ma, anzi, con “vantaggi tutti a favore del consumatore, del professionista e della qualità dell'offerta”.
 

Federfarma: “Introdurre  dei limiti all’acquisizione delle farmacie da parte delle società di capitali, fissando una percentuale massima”
La priorità indicata è introdurre correttivi all’articolo 32 “per garantire le licenze del servizio farmaceutico, ma soprattutto per collocare in primo piano la tutela della salute, senza che sia subordinata alle logiche di mercato. E’ infatti di fondamentale importanza il ruolo sociale ricoperto in Italia dalle farmacie”. Nel complesso il ddl concorrenza “deve in primis infondere vigore alle imprese italiane. In questo senso è necessario ricordare sempre che la farmacia rappresenta una concessione dello Stato”. Per quanto concerne l’ingresso dei capitali “vogliamo sottolineare come in numerosi Stati europei siano state introdotte delle norme per garantire elevata trasparenza. Si tratta di un valore da preservare anche in Italia”. Viene invece espressa totale contrarietà “a un’idea che non è inserita nel dispositivo di legge, ma di cui si sta dibattendo molto, cioè la possibilità che la ricetta medica esca dalla farmacia. Siamo lieti che il Cdm abbia assunto l’adeguata decisione su questo tema”. Per Federfarma è poi di primaria importanza “introdurre dei limiti all’acquisizione delle farmacie da parte delle società di capitali, fissando magari una percentuale massima. L’attività di dispensazione del farmaco deve essere sempre intesa come uno strumento di tutela della salute, evitando di sostenere soltanto il profitto e impedendo che ci siano abusi di posizione dominante. La trasparenza deve essere sempre il fio conduttore e per tutelarla un’opzione valida sarebbe inserire le società all’interno di un albo”.
 

12 giugno 2015
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