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La manovra sanità e quella gran confusione sulle misure per risparmiare sulla farmaceutica 

di Giovanni Rodriquez

Dai tre ambiti di rinegoziazione dei medicinali a carico del Ssn previsti dal maxiemendamento che recepisce l’intesa Stato Regioni del 2 luglio si prevedono risparmi per almeno 500 mln l’anno. Risparmi che non vengono però conteggiati ai fini del raggiungimento dei 2,352 mld della manovra sulla sanità ma che, presumibilmente, compenseranno le maggiori spese per l’acquisto di farmaci innovativi. Tutto chiaro dunque? Sì, ma non fino in fondo.

01 AGO - A pochi giorni dalla definitiva approvazione del decreto Enti Locali da parte della Camera, continuano a far discutere le misure contenute nel maxiemendamento che riguardano la sanità e che recepiscono i tagli alla sanità da 2,352 mld sanciti dall’intesa Stato Regioni dello scorso 2 luglio. In particolare sembra esserci grande confusione su quella modifica introdotta in Senato sui prezzi di rimborso dei farmaci per "raggrupamenti terapeuticamente assimilabili".
 
Con questa misura si prevede che, anziché procedere alla revisione straordinaria del Prontuario farmaceutico nazionale prevista dal decreto Balduzzi del 2012, l'Aifa dovrà, entro il 30 settembre 2015, rinegoziare la riduzione del prezzo di rimborso dei medicinali a carico del Ssn, suddivisi per raggruppamenti terapeuticamente assimilabili, separando però, ai fini della determinazione del prezzo di rimborso a carico del Ssn, i farmaci a brevetto scaduto da quelli coperti da brevetto.
 
Proprio su questo punto la commissione Affari Sociali della Camera, nel dare il suo parere favorevole, aveva chiesto alla commissione di merito di valutare una revisione straordinaria del Prontuario farmaceutico nazionale al posto della procedura di rinegoziazione dei farmaci, “i cui esiti finanziari in termini di risparmio non vengono quantificati nella relazione tecnica del Governo”.

E’ vero, l’ammontare dei risparmi nel maxiemendamento non è messo nero su bianco. Il testo ricordiamo però che recepisce l’intesa Stato Regioni. Nel documento dell’intesa la tabella riguardante il complesso dei risparmi ottenibili dall’insieme delle misure sulla farmaceutica è a ‘zero’ per un semplice motivo: il risparmio annuo di almeno 500 milioni di euro ottenibile non è conteggiato ai fini del raggiungimento dei 2,352 miliardi di risparmi complessivi della manovra. Il settore contribuirà, invece, per circa 308 mln, in conseguenza dell’abbassamento del fondo sanitario 2015, fermi restando i vigenti tetti della spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera (pari rispettivamente all’11,35% e al 3,5%).

Insomma, l’obiettivo di risparmio esiste, ed è stato fissato in almeno 500 milioni. Questi risparmi dovranno essere reperiti, come dicevamo, sia dalla rinegoziazione del prezzo di rimborso dei farmaci a carico del Ssn suddivisi per raggruppamenti terapeuticamente assimilabili che con altre due misure.

La prima riguarda i medicinali biotecnologici: in seguito alla scadenza brevettuale del principio attivo di un farmaco e in assenza dell’avvio di una concomitante procedura di contrattazione del prezzo relativa a un medicinale biosimilare o terapeuticamente assimilabile, saranno anch'essi oggetto di rinegoziazione del prezzo di rimborso a carico del Ssn del medicinale biotecnologico da parte dell'Aifa.
 
La seconda rinegoziazione riguarda poi i medicinali commercializzati in Italia con meccanismi di rimborsabilità condizionata nell’ambito dei Registri di monitoraggio Aifa. Dopo due anni di commercializzazione del medicinale, l’Aifa è tenuta a verificare i benefici nell’ambito dei registri. Qualora questi risultassero inferiori rispetto a quelli attesi e fissatti nell’ambito dell’accordo negoziale, l’Agenzia è tenuta ad avviare una nuova procedura di contrattazione finalizzata a ridurre il prezzo di rimborso del medicinale da parte del Ssn.

Da queste tre misure si dovranno quindi reperire almeno 500 milioni. Risparmi che, presumibilmente, andranno a compensare le maggiori spese farmaceutiche per l’acquisto di farmaci innovativi previsti dal fondo per l’innovazione istituito dalla legge di stabilità. Fondo che, ricordiamo, guarda caso ammonta esattamente a 500 mln.

Tutto chiaro dunque? Sì, ma non fino in fondo. C’è infatti da dire che questo utilizzo dei 500 mln di risparmi non è ‘vincolato’ in nessun testo approvato: non è stato cioè esplicitato né all’interno dell'intesa Stato Regioni, né tantomeno nel maxiemendamento passato al Senato. Il rischio, dunque, che l’intero importo possa essere destinato ad altri utilizzi, come ad esempio per contribuire alla riduzione delle tasse, esiste. Non resta che aspettare il prossimo autunno per vedere cosa accadrà. 
 
Giovanni Rodriquez

01 agosto 2015
© Riproduzione riservata

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