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Stabilità. Cgil: “Fondo Sanitario 2016 sarà tagliato. E non è finita, nei prossimi anni possibili riduzioni per altri 20 mld”

di Stefano Cecconi

Con due sole manovre Renzi taglia 6,7 miliardi al finanziamento previsto, cancellando nei fatti il Patto per la Salute. E non è finita, dal 2017 al 2019 sono previsti altri tagli: che potrebbero arrivare a 20 miliardi, tra quelli già decisi con la precedente manovra e quelli in arrivo sulle spese regionali, che comprendono esplicitamente il finanziamento della sanità.

23 OTT - Ora è ufficiale, con la nuova Legge di stabilità il Fondo Sanitario del 2016 scende a 111 miliardi, nonostante le proteste delle Regioni e le dimissioni di Chiamparino. Con due sole manovre Renzi taglia 6,7 miliardi al finanziamento previsto, cancellando nei fatti il Patto per la Salute.
 
E non è finita, dal 2017 al 2019 sono previsti altri tagli: che potrebbero arrivare a 20 miliardi, tra quelli già decisi con la precedente manovra e quelli in arrivo sulle spese regionali, che comprendono esplicitamente il finanziamento della sanità (un copione che abbiamo già visto con la precedente legge di stabilità).
 
Si confermano così le fosche previsioni del DEF, che indicano un crollo della spesa sanitaria rispetto al PIL (dal 7% al 6,5%) che ci relega agli ultimi posti in Europa negli investimenti per la protezione sociale. La situazione sarà ancora più grave nelle regioni che trovandosi in deficit (in molte sarà quasi inevitabile proprio a causa dei tagli) subiranno i “nuovi” piani di rientro che la legge di stabilità rende ancora più aspri di quelli che abbiamo conosciuto sinora, con aumento delle tasse locali e dei ticket.
 
Vengono così smentite clamorosamente le rassicurazioni del Ministro Lorenzin sui risparmi che dovevano restare nel SSN per dare servizi migliori e più adatti ai nuovi bisogni di salute. Perfino per i nuovi Lea non ci sono risorse aggiuntive. La sanità viene usata come bancomat per finanziare altre scelte. Mentre i lavoratori del settore restano senza contratto. Già oggi milioni di persone rinunciano alle cure per ragioni economiche.
 
La drammatica, e colpevole, riduzione delle risorse pubbliche per garantire i livelli essenziali di assistenza ai cittadini, e ticket sempre più pesanti, stanno preparando la strada ad una sanità privata a pagamento, ingiusta e dannosa. Diventa necessaria una mobilitazione capace di unire le proteste che stanno nascendo, dalla manifestazione dei medici alle iniziative per i rinnovi contrattuali fino a quelle del Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva che ha lanciato un allarme drammatico e condivisibile. SI tratta di agire per difendere e riqualificare il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universale come bene e patrimonio irrinunciabile per il presente e il futuro del nostro Paese.
 
 
Stefano Cecconi
Responsabile Politiche per la Salute Cgil

23 ottobre 2015
© Riproduzione riservata

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