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Federalismo. Banca Italia: prioritario “ristrutturare” il Sud


Per il Capo del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, Daniele Franco, il decreto sul federalismo potrebbe rivelarsi particolarmente utile per la ripresa del Mezzogiorno, perché se si vuole che l’Italia cresca di più, “è necessario che il Mezzogiorno, dove risiede un terzo della popolazione, recuperi terreno”. Primo passo da compiere è quello di colmare i divari territoriali in termini di infrastrutture, ospedali compresi.

29 MAR - Gli elementi portanti del decreto sul federalismo sono “condivisibili”, in particolare là dove prevedono “un ricorso sistematico a forme di valutazione dei risultati conseguiti” e mettono “enfasi su un sistema di indicatori di risultato su cui si possano basare meccanismi premiali e sanzionatori”. Ma perché il federalismo funzioni davvero e non si traduca in un aggravarsi del gap tra le Regioni, è necessario crearne le basi. A partire dalle condizioni infrastrutturali del Sud. Ne è convinto il Capo del Servizio Studi di struttura economica e finanziaria della Banca d’Italia, Daniele Franco, che parlando ieri alla Camera, in audizione in commissione riunita Federalismo-Bilancio, osservando come proprio le infrastrutture “sono indicate quale ambito prioritario di intervento per i trasferimenti a destinazione specifica (art. 22, legge n. 42 del 2009). In particolare, la legge delega stabilisce che il Governo provveda a individuare gli interventi necessari a colmare i divari territoriali in termini di infrastrutture sanitarie, assistenziali, scolastiche, di trasporto nonché quelli relativi alle reti idriche, elettriche e della distribuzione del gas (cosiddetta perequazione infrastrutturale)”.
Proprio a questo scopo, il 26 novembre del 2010 il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto per l’avvio della fase propedeutica della perequazione infrastrutturale, consistente nella rilevazione del relativo fabbisogno nelle diverse aree del Paese.
Ma non si tratta solo di migliorare le infrastrutture. “Vari studi – rileva Franco - mostrano che la qualità dei servizi pubblici nelle regioni meridionali è in media significativamente inferiore a quella che si riscontra nel Centro Nord”. In particolare, per quanto riguarda gli ospedali, il capo del Servizio studi di Banca Italia menziona un’indagine condotta dall’Eurostat sulla qualità percepita, misurata sulla base di un indice sintetico di gradimento, rilevando che per l’Italia il divario tra le zone più ricche e quelle più povere è pari a 24 punti percentuali, mentre è di circa 4 punti in Spagna e a mezzo punto in Germania.
“Un’indicazione dei problemi della sanità nelle Regioni meridionali – continua Franco - si desume dalla mobilità interregionale dei pazienti. Le regioni meridionali subiscono un deflusso di pazienti, che riflette la qualità delle cure e la capacità produttiva delle strutture sanitarie. Sotto il primo profilo va rilevato che le indagini svolte presso i degenti rilevano nel Mezzogiorno una minore soddisfazione per i servizi ricevuti”. Ma anche gli indicatori di inappropriatezza delle cure ospedaliere, quali la percentuale di parti cesarei e la percentuale di dismissioni con un DRG medico da reparti chirurgici secondo Franco dimostrano che “i servizi sanitari delle regioni meridionali sono peggiori che nella restante parte del Paese”.
 

29 marzo 2011
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