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Rom, Sinti e Caminanti. Ecco il piano d’azione per la tutela della Salute del Ministero


Il documento individua la suddivisione del campo di azione in tre macroaree: Formazione del personale sanitario e non, Conoscenza e accesso ai servizi per RSC, Servizi di prevenzione, diagnosi e cura. IL DOCUMENTO

14 GEN - La Strategia nazionale Rom, Sinti e Caminanti (RSC), in attuazione della Comunicazione n.173/2011 della Commissione Europea, ha come obiettivo generale quello di promuovere la parità di trattamento e l’inclusione economica e sociale delle comunità RSC nella società, di assicurare un miglioramento duraturo e sostenibile delle loro condizioni di vita, di renderne effettiva e permanente la responsabilizzazione, la partecipazione al proprio sviluppo sociale, l’esercizio e il pieno godimento dei diritti di cittadinanza garantiti dalla Costituzione Italiana e dalle Convenzioni internazionali.
 
Dopo la pubblicazione, a fine 2012, della Strategia nazionale RSC, per la sua attuazione è stata istituita una Cabina di regia politica costituita da rappresentanze delle Istituzioni centrali e da rappresentanze degli Enti regionali e locali, compresi i Sindaci di grande aree urbane e le stesse rappresentanze delle comunità Rom, Sinti e Caminanti presenti in Italia.
 
La Cabina di regia, che si è avvalsa dell’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) come punto di contatto nazionale, ha preso in esame le esperienze pregresse e ha costituito quattro Tavoli tematici nazionali: Lavoro, Salute, Istruzione e Tavolo giuridico.
 
Il Tavolo Salute, coordinato inizialmente dall’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP) e successivamente dalla Direzione Generale della prevenzione sanitaria  del Ministero della salute, ha definito il Piano d’Azione Salute per e con le comunità Rom, Sinti e Caminanti presentato alla Cabina di regia nel dicembre 2014 e inviato agli Assessorati alla Salute a fine dicembre 2015.
 
Qui di seguito una sintesi del Piano:
 

Macroarea

FORMAZIONE DEL PERSONALE SANITARIO E NON

CONOSCENZA E ACCESSO AI SERVIZI

SERVIZI DI PREVENZIONE, DIAGNOSI E CURA

Obiettivo

Rendere tutte le figure professionali impiegate nei servizi sanitari capaci di accogliere i RSC, incoraggiando il corretto utilizzo dei servizi.

Migliorare il corretto utilizzo dei servizi sanitari territoriali da parte delle popolazione RSC attraverso la diffusione sul campo delle informazioni relative.

Offrire servizi sanitari riorientati in base alle dimostrate esigenze della loro potenziale utenza favorendo l’empowerment della comunità RSC.

Metodologia

Approfondire i temi della conoscenza del mondo rom nella sua dimensione socio-culturale, la relazione transculturale e la necessità di costruire un “ponte della fiducia”, i metodi e le strategie operative.
Inserire il tema rom nella programmazione annuale ordinaria delle aziende sanitarie.
Impostare la formazione secondo i bisogni e le risorse di ogni azienda sanitaria.

Produzione di materiale informativo personalizzato e diffusione/spiegazione attraverso visite sul campo.
Importanza del contatto diretto con i destinatari, della relazione e della costruzione di un rapporto di fiducia tra rom e personale sanitario/figure con ruolo di mediazione.
Attenzione alla costruzione di un sistema informativo specifico ma rispettoso della privacy, che permetta di raccogliere dati epidemiologici validi.

Promozione di un lavoro di rete interno ed esterno al servizio, quindi esteso, capillare ed inclusivo.
Approccio multidisciplinare e multisettoriale.
Puntare su un modello partecipativo, che coinvolga attivamente anche i rom (la mediazione culturale è parte del sistema di rete).
Sperimentazione e incentivazione di proposte e attività innovative che vengano messe a sistema locale e regionale laddove se ne verifichi l’efficacia.
Lavorare in rete, grazie al confronto, condivisione e collaborazione fra tutti gli attori, individuando obiettivi comuni e integrando risorse e competenze.

Azioni

1. Corsi di formazione rivolti al personale sanitario e non di servizi territoriali e ospedalieri prediligendo gli operatori dei servizi di urgenza, a bassa soglia e PUA.
2. Inclusione nel curriculum post-universitario obbligatorio per MMG e PLS la formazione sulla tutela delle persone più fragili.
3. Corsi di formazione per altri attori socioassistenziali, come assistenti sociali, mediatori, privato sociale.

1. Mappatura dei servizi sanitari specifica per ogni territorio limitrofo al campo/insediamento, selezionando le strutture più accoglienti.
2. Informazione ai rom sul diritto alla salute, i servizi di zona e le modalità di accesso. Informazione per gli operatori attraverso raccolta dati e indagini epidemiologiche.
3. Orientamento alle strutture, incoraggiando i rom a fidarsi dell’istituzione sanitaria e aiutandoli a responsabilizzarsi nella tutela della salute.

1. Riorientare i servizi, ossia rendere permeabili le strutture anche alle categorie più fragili come i RSC, puntando su interventi di prevenzione e promozione della salute: promozione di corretti stili di vita, ambienti di vita, percorso materno-infantile e tutela della gravidanza, vaccinazioni.
2. Promuovere percorsi di diagnosi e cura e continuità assistenziale evitando l’utilizzo inappropriato dei servizi di emergenza-urgenza.



14 gennaio 2016
© Riproduzione riservata

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