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Responsabilità professionale. L'appello degli ortopedici: “Il Parlamento faccia presto”


Così il presidente di Nuova Ascoti, Michele Saccomanno e quelli della Siot, Rodolfo Capanna. "Non sorprende che, appena approdato in Aula alla Camera, sul testo ci sia stata una levata di scudi contro l’approvazione dell’art. 7 riguardante la responsabilità civile. Non vogliamo fare una battaglia per depenalizzare la categoria ma chiediamo una giusta definizione della responsabilità e soprattutto dell'atto medico".

26 GEN - “Non sorprende che, appena approdato in Aula alla Camera, sul testo del ddl sulla responsabilità professionale medica ci sia stata una levata di scudi contro l’approvazione dell’art. 7 riguardante la responsabilità civile. Non vorremmo che si tratti solo del primo dei tanti appelli contrari alla riforma”.
E’ quanto dichiarano, in una nota congiunta, Michele Saccomanno, presidente Nuova Ascoti - sindacato degli ortopedici italiani, e Rodolfo Capanna, presidente Siot - società italiana ortopedia e traumatologia.
 
“Da più parti viene sostenuto che l’onere della prova invertito a carico del paziente, e non più del personale sanitario, di dimostrare l’errore, sia sbilanciato a favore dei professionisti e a discapito dei malati. Ma non è così - prosegue la nota -. Lo sappiamo bene noi chirurghi ortopedici, che fino a oggi siamo stati costretti a difenderci da un contenzioso dilagante, talvolta ai confini della lite temeraria, e da richieste di risarcimento continue per errori presunti”.
 
"Tutto ciò per aver esercitato quotidianamente la nostra professione - sottolineano i due presidenti -. Sia chiaro, non vogliamo sottrarci alle nostre responsabilità laddove ce ne siano, né fare una battaglia per depenalizzare la categoria. Chiediamo al Parlamento una giusta definizione della responsabilità e soprattutto dell'atto medico. Il che equivale a dire che il medico, nel momento in cui opera, salvo che abbia agito con dolo o colpa grave, non attenta all'integrità fisica del paziente, ma esegue il trattamento per curare una malattia. Come, del resto, accade in tutto il mondo”, fanno notare Saccomanno e Capanna che concludono: “Auspichiamo, perciò, che il provvedimento, tanto atteso, sia approvato al più presto e risani le storture di un sistema ormai al capolinea”.

26 gennaio 2016
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