Responsabilità professionale. Taranto (Fp Cgil): “L’assicurazione obbligatoria è solo una nuova tassa sulle spalle dei lavoratori”
Il Ddl Gelli ha scelto una modalità con aspetti di forte iniquità, per questo il sindacato chiede la modifica urgente del provvedimento perché “in aggiunta ai danni economici procurati dal settennale blocco del contratto non si debba registrare, ancora una volta, la volontà politica di introdurre ulteriori vessazioni economiche”
08 FEB - “Tutti coloro che esercitano una professione sanitaria, a qualunque titolo, dovranno assicurarsi a loro spese. Una nuova tassa sulle spalle dei lavoratori”.
A denunciarlo è la Fp Cgil in merito a quanto previsto dal disegno di legge Gelli sulla responsabilità professionale del personale sanitario, ora al Senato dopo il via libera della Camera.
“Il ddl Gelli – ha affermato la segretaria nazionale della Fp Cgil,
Cecilia Taranto – che, dopo diversi anni di dibattito, si propone di portare a termine una complessiva regolamentazione normativa della materia, per far fronte anche alle problematiche della medicina difensiva, più volte agli onori delle cronache, ha scelto una modalità che presenta aspetti di forte iniquità”.
Infatti, spiega Taranto, “il terzo comma dell’articolo 10 introduce una vera e propria tassa: l’obbligo di assicurazione a carico di ciascun esercente la professione sanitaria operante a qualunque titolo in presidi sanitari pubblici o nelle aziende del servizio sanitario nazionale o in strutture private con oneri a carico del professionista”.
“Fino ad oggi, in uno scenario che comunque garantisce già i diritti dei cittadini/utenti, l’obbligo assicurativo per i lavoratori dipendenti non rientra tra le previsioni della normativa vigente – ha concluso Taranto – chiediamo la modifica urgente del provvedimento perché, in aggiunta ai danni economici procurati dal settennale blocco del contratto, che perdura, nonostante la sentenza della Consulta, non si debba registrare, ancora una volta, la volontà politica di introdurre sempre maggiori vessazioni economiche sulle spalle di lavoratori qualificati e disponibili, che, spesso a fronte di grandi sacrifici, hanno salvaguardato di fatto i servizi sanitari e sociali in questo Paese”.
08 febbraio 2016
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