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Decreto depenalizzazioni. Ostetriche e ginecologi a Lorenzin: "Sanzioni eccessive per donne che effettuano aborto clandestino”


Un gruppo di professionisti segnala al ministro i rischi derivanti dalla nuova normativa e ne chiede la modifica: “Noi, operatrici e operatori della salute riproduttiva, ci chiediamo che fine fanno le donne che incontrano tanti gravi ostacoli alla loro domanda di salute. E’ possibile che possano pensare di ricorrere al 'fai da te', rivolgendosi al fiorente mercato clandestino delle sostanze abortive?”.

10 FEB - Il decreto legislativo dello scorso 15 gennaio modifica le sanzioni rispetto all’aborto clandestino: se prima, alla donna che si sottoponeva ad aborto al di là delle condizioni previste dalla norma veniva ingiunta, dopo un procedimento giudiziario, una multa fino a 51 euro, oggi dovrebbe invece pagare una cifra che va dai 5.000 ai 10.000 euro. Una novità che ha spinto un gruppo di ginecologi e ostetriche a indirizzare una lettera aperta al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin.

“Aver incluso l’aborto clandestino del primo trimestre nel calderone delle depenalizzazioni – sottolinea la missiva - senza considerarne la peculiarità, possa avere gravi conseguenze sulla salute delle donne. Nonostante le denunce e gli allarmi lanciati da più parti, non solo dai mezzi di comunicazione di massa, ma anche da noi operatrici e operatori, sulla possibile ripresa delle pratiche clandestine, legata anche alla facilità di reperimento delle sostanze che possono indurre l’aborto, nella Sua relazione al Parlamento sullo stato di applicazione della legge 194 Lei riferisce che il fenomeno dell’aborto clandestino si sarebbe mantenuto costante negli ultimi 10 anni”.

E nella stessa relazione, proseguono i professionisti, "lei nega l’esistenza di problemi e ostacoli all’applicazione della legge, nonostante la soverchiante presenza di obiettori di coscienza e nonostante la condanna dell'Italia da parte della Corte Europea dei Diritti Sociali. e nonostante, come Lei stessa riferisce, nel 35% delle strutture ospedaliere del nostro paese non sia possibile abortire, troppe per pensare di inviarvi i suoi famosi ispettori”. Ginecologi e ostetriche pongono, quindi, un interrogativo: “Noi, operatrici e operatori della salute riproduttiva, ci chiediamo che fine fanno le donne che incontrano tanti gravi ostacoli alla loro domanda di salute. E’ possibile che possano pensare di ricorrere al 'fai da te', rivolgendosi al fiorente mercato clandestino delle sostanze abortive?”.

Nelle lettera si chiede al ministro “un impegno immediato per la modifica del decreto, per difendere la salute delle donne e per evitare che anche una sola di quelle che ricorrono ad un aborto clandestino debba pensare: ‘Non vado, forse non sto così male, forse mi passerà, cinquemila euro di multa non li posso pagare’. Abbiamo la certezza che il governo che sigla questi decreti, non pensi di limitare il suo impegno per la salute delle donne ad una pura azione sanzionatoria”.

In definitiva si chiede a Lorenzin e all’esecutivo di combattere il fenomeno degli aborti clandestini attraverso:
• La reale accessibilità alla metodica farmacologica, che dovrebbe poter essere eseguita fino a 63 giorni, come avviene negli altri Paesi dell’Unione Europea
• L’ampliamento e il miglioramento della rete dei consultori, che lavorano realmente per la prevenzione delle gravidanze non volute e del ricorso all’aborto
• Una corretta informazione, anche tramite una educazione alla consapevolezza e al rispetto nelle scuole;
• La gratuità della contraccezione efficace e sicura
 

10 febbraio 2016
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