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Decreto appropriatezza. Per la Simg “va riscritto” e i criteri “vanno definiti dalle Società scientifiche”


Per la Società scientifica dei medici di medicina generale sono troppe le contraddizioni contenute nel testo che vuole limitare la spesa. Il presidente Claudio Cricelli: “Chiediamo il ritiro del provvedimento. No alle lunghe liste di esami che rispondono solo a esigenze burocratiche. La razionalizzazione parta dalle linee guida”.

19 FEB - “Chiediamo il ritiro del ‘Decreto appropriatezza’ che va ripensato e riscritto. Questo provvedimento nasce ‘malato’, perché non si pone l’obiettivo di razionalizzare il sistema, ma solo di limitare la spesa sanitaria. Le società scientifiche devono essere chiamate a scrivere i criteri che i medici devono rispettare nel miglior esercizio della professione. La comunità scientifica è perfettamente in grado di autoregolamentarsi, organizzarsi e dettare linee di intervento che determinano la razionalizzazione degli interventi diagnostici e terapeutici portando anche benefici economici. Una delle criticità più evidenti è proprio il presupposto su cui si basa questo Decreto, cioè un’estrema semplificazione di tipo burocratico con lunghe liste di esami considerati inappropriati per il Servizio Sanitario Nazionale, senza entrare nel merito dei singoli casi clinici”. Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), sottolinea le contraddizioni insite nel provvedimento sull’appropriatezza e chiede la sua completa riscrittura.
 
“Solo i criteri della verità scientifica, cioè della medicina basata sulle evidenze, e le esigenze individuali del paziente possono stabilire l’appropriatezza di una prescrizione – continua Cricelli -. Vi sono sicuramente margini di miglioramento da parte dei medici nei confronti dei processi di cura, prestando attenzione non solo alla quantità delle prescrizioni, ma anche alla qualità e alla tipologia delle prestazioni richieste. Ma questi aspetti appartengono alla cosiddetta ‘medicina scientifica’, non possono essere semplificati in un elenco burocratico. Per capire se esame o un intervento diagnostico, terapeutico o farmacologico è appropriato, è necessario osservare i risultati prodotti”.
 
“Le società scientifiche – conclude Cricelli - devono essere poste in prima fila per stabilire i criteri del corretto impiego sia dei trattamenti che degli esami diagnostici. Le liste contenute in questo Decreto non servono perché non considerano l’estrema soggettività di tutti gli interventi medici. Non ci sottraiamo alla nostra responsabilità di essere oculati utilizzatori delle risorse. Il Disegno di Legge Gelli sulla responsabilità professionale contiene già la strada da seguire, perché si basa sul concetto implicito che la buona pratica clinica sia indicata nelle linee guida. E gli estensori di questi documenti sono proprio le società scientifiche”. 

19 febbraio 2016
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