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Farmaci. M5s a Lorenzin: “Subito in Italia nuova cura contro melanomi”


Lo afferma Manuela Serra (M5s), prima firmataria di un'interrogazione al ministro della Salute sull'impiego del farmaco immuno-oncologico Nivolumab. "Un farmaco ad oggi commercializzato in America e impiegato in Italia solo in via sperimentale. Una situazione, questa, che toglie speranza di vita a tanti pazienti italiani che lottano per continuare a vivere”. IL TESTO

09 MAR - “Vogliamo sapere dal Ministro della Salute quanto tempo ancora gli italiani ammalati di melanoma dovranno aspettare prima di poter essere curati con il nuovo farmaco Nivolumab, ad oggi commercializzato in America e impiegato in Italia solo in via sperimentale. Una situazione, questa, che toglie speranza di vita a tanti pazienti italiani che lottano per continuare a vivere”. Lo afferma la senatrice M5S Manuela Serra, prima firmataria di un’interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin sull’impiego del farmaco immuno-oncologico Nivolumab.
 
“Esiste un farmaco, sperimentato e approvato dalla FDA per il trattamento endovenoso del melanoma non operabile e in progressione - spiega Serra -, l’approvazione si è avuta grazie all’alto tasso di risposta (32%) al Nivolumab e della sua durata: un dato finora mai così alto per questo genere di terapia. Eppure in Italia manca ancora l'inserimento del farmaco nell'elenco previsto dalla legge n°648 del 1996, che individua i farmaci innovativi in commercio in altri Stati ma non ancora in Italia in quanto non ancora autorizzati ma in via di sperimentazione e la successiva pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, passaggio fondamentale affinchè tutti i pazienti Italiani affetti da melanoma possano accedere a questa cura”.
 
“Eppure i numeri in Italia su questa patologia sono allarmanti - prosegue -: solo nel 2015 sono stati diagnosticati 11mila nuovi casi; nell’ultimo quinquennio, in Italia i decessi attribuiti a melanoma cutaneo sono stati 4.000 nei maschi e oltre 3.000 nelle femmine. Aspettiamo che la Lorenzin dia una risposta su questa prospettiva di cura che non è solo una speranza di vita, ma un aiuto contro il senso di abbandono che sempre più spesso avvolge i pazienti italiani in cura presso i nostri servizi sanitari”.

09 marzo 2016
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