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Migranti. Gelli (Pd), “Entro aprile i primi esiti dell'inchiesta sul sistema di identificazione. Si prolunghi lavoro commissione”


Entro  il 30 aprile verrà presentata la prima parte degli esiti dell’inchiesta che riguardano il sistema di identificazione e l’applicazione del noto ‘approccio hot spot’ nella fase di prima accoglienza e fotosegnalazione dei migranti. Lo ha annunciato oggi in Aula il presidente della commissione d'inchiesta sui migranti. "Il Parlamento non può prescindere da una fonte autonoma di conoscenza che fornisca gli elementi necessari ad ogni futura attività decisionale".

21 MAR - “Oggi in Aula ho espresso il mio fermo convincimento della necessità di posticipare il temine dei lavori della Commissione d’inchiesta parlamentare sul sistema di accoglienza e identificazione dei migranti, proponendo di fornire al Parlamento una serie di relazioni intermedie, da presentare con cadenza periodica, per fornire aggiornati strumenti conoscitivi su tematiche di pressante attualità ed in costante evoluzione. Il primo impegno sarà quello di presentare entro il 30 aprile la prima parte degli esiti dell’inchiesta che riguardano il sistema di identificazione e l’applicazione del noto ‘approccio hot spot’ nella fase di prima accoglienza e fotosegnalazione dei migranti”. Queste le dichiarazioni di Federico Gelli (Pd), presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sui migranti, durante il suo intervento in Aula alla Camera.

“Ogni valutazione sull’eventuale esercizio del potere legislativo, di indirizzo e di controllo del Parlamento non può prescindere da una fonte autonoma di conoscenza che fornisca gli elementi necessari ad ogni futura attività decisionale. Da qui la necessità e l’importanza della prosecuzione dei lavori di questa commissione su una tematica di pressante attualità, ancor di più oggi, alla luce dell’entrata in vigore dell’accordo raggiunto tra UE e Turchia. Un buon accordo solo nella misura in cui è stata raggiunta un’intesa, in un momento in cui l’Europa stessa ha rischiato di disfarsi sotto l’onda d’urto delle migliaia di disperati in fuga dalle guerre mediorientali. Ci sono ancora molte ombre sulla sua efficacia - aggiunge Gelli - la stessa Grecia ha preso tempo per capire come riuscire ad attuare i possibili piani di rimpatrio, ma intanto ci consente di andare avanti”.


“Si dovrà inoltre valutare con molta attenzione l’evolversi di questa situazione per le possibili ripercussione sui nostri confini. Data l’attuale situazione, infatti – prosegue - è possibile che i migranti decidano di intraprendere una rotta balcanica alternativa, arrivando in Albania e attraversando da lì il Canale d’Otranto fino ad arrivare in Puglia. Un’ulteriore concreta possibilità è che la chiusura dei confini possa far aumentare ancora di più il flusso di migranti lungo la rotta del Mediterraneo centrale che, dalle coste di una Libia fuori controllo, porta all’Italia”.

“Non bisogna però mai dimenticare che accogliere nel modo migliore possibile chi bussa alle nostre porte, avendo titolo a vedersi riconoscere la protezione internazionale, non è solo un dovere individuale, ma tocca i più profondi valori di solidarietà ed integrazione sociale. Al riguardo, il nostro pensiero resta sempre rivolto a coloro che, anche in tenera età, hanno perso la vita fuggendo da gravi calamità verificatesi al di fuori dei confini dell’Europa, nel corso di viaggi disperati e pericolosi verso il nostro continente. Sui principi di accoglienza e di doveroso soccorso delle popolazioni in difficoltà si fonda non solo la democrazia italiana, ma anche lo spirito di costruzione di un’Unione europea che - conclude Gelli - sia sempre più orientata alla tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, anche nei confronti di chi non è cittadino europeo”. 

21 marzo 2016
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