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Piani di rientro. Lorenzin: “Strumento duro, ma necessario. Ora bisogna lavorare sui Lea"


Da Bergamo il ministro conferma la presentazione al Mef di un Ddl per consentire alle Regioni di uscire dal commissariamento. Per Lorenzin qualcosa non ha funzionato con i Piani di Rientro, "ma senza sarebbe probabilmente saltato il banco del Ssn". Nesci (M5S) replica: “Per la Calabria il Piano di rientro è stato una truffa. Chi ci risarcirà?”.

05 APR - Il ministero della Salute ha presentato al ministero dell'Economia e delle Finanze “una norma per permettere alle Regioni di programmare la loro uscita dal Piano di rientro, che è stato uno strumento molto duro, ma senza il quale probabilmente sarebbe saltato il banco del Servizio sanitario nazionale". Lo ha detto il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che in occasione del suo intervento all’università di Bergamo, dove ha partecipato a un seminario sulla riforma socio-sanitaria lombarda, ha quindi confermato la presentazione al Mef del ddl annunciato nei giorni scorsi.
 
Con i commissariamenti delle Regioni con i conti della sanità in rosso, ha detto Lorenzin, secondo quanto riferito dall’Adnkronos, "non hanno funzionato alcune cose - osserva il ministro - La prima è che per molti anni questi commissariamenti sono stati soltanto un elemento di controllo economico. Però è anche vero che quelle Regioni che erano completamente andate fuori controllo da un punto di vista dell'equilibrio finanziario sono tornate quasi tutte in pareggio". Certamente, ha concluso il ministro, "non sono stati commissariamenti sui Lea e invece ora bisogna lavorare moltissimo proprio sui Livelli essenziali di assistenza". Per Lorenzin qualche passo in avanti è stato già fatto da qualche parte, ad esempio in Calabria, dove però occorre fare di più.

Le parole di Lorenzin non sono però piaciute alla deputata M5S Dalila Nesci, che ha duramente contestato la posizione del ministro sui risultati ottenuti dai commissariamenti. “Non accettiamo le lezioni da Bergamo del ministro della Salute Lorenzin. È falso che senza il Piano di rientro, legato al pareggio di bilancio, incostituzionale, sarebbe saltato il banco del Servizio sanitario”, scrive Nesci in una nota. “La Calabria – aggiunge - deve avere almeno un miliardo e settecento milioni dallo Stato, in relazione alle spese sostenute dal 1999 per curare i pazienti cronici. Il Piano di rientro è stato dunque una truffa, per la nostra regione. Sul punto Renzi e soci fanno gli gnorri, nonostante i dati ufficiali, da ultimo ribaditi nel decreto commissariale numero 103 del 2015”.

“Inoltre – prosegue la deputata, che nel merito anticipa un'interrogazione – l'equilibrio finanziario delle regioni è da tempo tornato in pareggio, come documenta il X Rapporto sanità. Dunque i commissariamenti sono stati mantenuti, almeno in Calabria, soltanto per finalità affaristiche e per voti. Poiché il Movimento 5 stelle ha dimostrato scientificamente abusi, sprechi e fallimenti della gestione commissariale in Calabria, Lorenzin e sodali hanno avviato una strategia d'uscita per loro indolore”.

“Il ministro della Salute – continua la parlamentare 5 stelle – ha reso una dichiarazione vuota, affermando che bisogna lavorare moltissimo proprio sui Livelli essenziali di assistenza. Non si può lavorare su nulla, se mancano risorse finanziarie e legalità, su cui il governo tace volutamente, così permettendo lo smantellamento della sanità pubblica in Calabria, tra vantaggi per amici e compari. Chi ci risarcirà per le mancate nuove assunzioni?”.

“In quanto – conclude Nesci – all'ingresso della Calabria nella classifica dei Lea, motivo di propaganda del ministro Lorenzin, la tutela del diritto alla salute è ostacolata dal silenzio complice dei ministeri rispetto all'operato dei commissari Scura e Urbani”.

05 aprile 2016
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