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Def 2016. Ecco l’analisi Servizi studi e bilancio di Camera e Senato


Nel 2016 spesa sanitaria a 113 mld in crescita dello 0,9%. Arriva l'approfondimento degli uffici parlamentari sul Def licenziato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri e attualmente all'esame delle commissioni congiunte di Bilancio di Camera e Senato. Nel dettaglio si prevede per i redditi da lavoro dipendente, un livello di spesa pari a 35,3 mld, per i consumi intermedi 31.543 mld, per beni e servizi 39.9 mld. IL TESTO

18 APR - "L’andamento della spesa sanitaria indicato nel quadro tendenziale sconta una crescita dello 0,9 per cento nell’anno 2016, dell’1,2 per cento annuo nel biennio 2017-2018 e del 2 per cento nell’anno 2019. Tale previsione comporta una lieve riduzione dell’incidenza dell’aggregato sul Pil, che passa dal 6,8 per cento del 2016 al 6,5 per cento nel 2019". È quanto viene spiegato nel dossier sul Def redatto dai Servizi studi e bilancio di Camera e Senato.
 
In particolare, per quanto riguarda la spesa sanitaria, la previsione sconta le misure introdotte con la legge di stabilità per il 2016, cioè le disposizioni in materia di rinnovi contrattuali e, soprattutto, la manovra di contenimento della spesa sanitaria per il 2016 di ammontare pari a 1.783 milioni di euro. "Inoltre - si spiega nel documento - è stato previsto un contributo del settore sanitario relativamente alla manovra complessiva a carico delle Regioni. Tale contributo è stato definito dall’intesa Stato-Regioni dello scorso 11 febbraio e ammonta a 3,5 mld di euro nel 2017 e 5 mld di euro nel 2018. Estendendo l'analisi al lungo periodo il Def evidenzia, dopo la fase iniziale di contenimento della dinamica della spesa, un profilo crescente a partire dal 2020, con una sostanziale stabilizzazione della spesa intorno al 7,5 per cento del Pil a partire dal 2045.Tale profilo di spesa ricalca quello delineato nel Def 2015".

Il dossier pone inoltre in evidenza come, In assenza di una definizione stringente a livello europeo sulla nozione di ‘spesa per i rifugiati’, l’Italia abbia proceduto - cosi come altri paesi - a una stima autonoma che tiene conto della spesa per l’accoglienza, per il soccorso in mare e per i riflessi immediati su sanità e istruzione.
 
Con riferimento, poi, alle semplificazioni fiscali, "il Governo ricorda che da quest’anno la dichiarazione precompilata conterrà una consistente quota di spese sanitarie e un numero maggiore di oneri deducibili e detraibili: tale evoluzione farà crescere il numero delle dichiarazioni accettate con effetti positivi sull'attività di controllo dell'Agenzia delle Entrate".

Tornando alla sanità, la terza sezione del Def (Programma nazionale di riforma) espone, in primo luogo, le principali misure adottate. Dopo aver ricordato che per il 2016 il fabbisogno sanitario nazionale standard è fissato al livello di 111 miliardi, con un conseguente effetto migliorativo dell’indebitamento netto di circa 1,8 miliardi, il Documento precisa che una quota del finanziamento al Servizio sanitario nazionale pari a 0,8 miliardi è subordinata all’adozione dei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). Vengono poi citati gli interventi previsti dalla legge di stabilità per il 2016, tra i quali quelli  concernenti:
- l'attivazione, da parte degli enti del Servizio sanitario nazionale, di un sistema di monitoraggio delle attività assistenziali e della loro qualità;
- l'introduzione dell'obbligo di adozione e di attuazione di un piano di rientro per le aziende ospedaliere o ospedaliero-universitarie e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici che presentino un determinato disavanzo o un mancato rispetto dei parametri relativi a volumi, qualità ed esiti delle cure;
- un'estensione dell'istituto del piano di rientro, a decorrere dal 2017, alle aziende sanitarie locali ed ai relativi presìdi ospedalieri.
 
Viene poi citata la riprogrammazione delle risorse per l’edilizia sanitaria (0,3 miliardi nel 2016 e 0,6 miliardi in ciascuno degli anni 2017 e 2018).
 
Riguardo agli interventi in corso di attuazione il Documento si sofferma su alcuni aspetti. In tema di revisione della spesa, a partire dal 2016, entro il 30 giugno di ogni anno, le Regioni dovranno individuare gli enti del SSN che presentino una o entrambe le condizioni seguenti:
- una situazione di disequilibrio economico;
- un livello non adeguato di erogazione dei livelli essenziali di assistenza.
 
In tali casi l’ente, viene spiegato, dovrà presentare un piano di rientro aziendale di durata non superiore a tre anni che deve essere approvato e verificato trimestralmente dalla Regione: nei casi di esito negativo della verifica è prevista la decadenza automatica dei direttori generali.

Viene poi sottolineato l’impegno del Governo – sia tramite l’azione delle strutture commissariali attivate nelle Regioni in deficit, che con l’attuazione del Piano di rientro - a mantenere e consolidare i risultati qualitativi raggiunti nel settore dell’assistenza sanitaria ed a migliorare la razionalità della spesa nelle Regioni sottoposte a piano di rientro.

Viene inoltre citata la completa attivazione del fascicolo sanitario elettronico, attraverso l’implementazione del ‘nodo nazionale di fascicolo, che possa svolgere funzioni suppletive nelle more dell’attivazione dei nodi regionali permettendo, nel contempo, un efficiente monitoraggio della spesa sanitaria ed una ottimale interazione tra le strutture di ricovero e cura ed i cittadini.
 
Riportato, inoltre, lo sviluppo delle azioni necessarie alla creazione dell’infrastruttura tecnologica per l’assegnazione del Codice Unico Nazionale dell’Assistito (Cuna) che consentirà di seguire il percorso sanitario del cittadino nei diversi setting assistenziali del Ssn. Tra i decreti legislativi finalizzati a dare attuazione alla delega contenuta nella legge di riforma della pubblica amministrazione (L. 124/2015), viene menzionato in questa sede quello in materia di dirigenza sanitaria, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri nel gennaio 2016, che prevede l’istituzione di un elenco nazionale di coloro che hanno i requisiti per la nomina a direttore generale delle Asl e il cui operato è poi sottoposto a valutazione.
 
Nell’Appendice A alla Sezione III del Def (Cronoprogramma del Governo) in tema di sanità, tra i provvedimenti da approvare entro il 2016 viene citato quello sulla responsabilità professionale, attualmente all’esame del Senato. Mentre viene considerato già attuato il rafforzamento del Patto per la salute 2014-2016.
 
Alcuni dati sulle previsioni di spesa sono esposti nella Sezione II (Analisi e tendenze della finanza pubblica) del Documento di economia e finanza 2016. Viene qui chiarito che le previsioni, effettuate sulla base della legislazione vigente e del quadro macroeconomico elaborato per il periodo di riferimento, "scontano per il 2016 la manovra di 1.783 milioni prevista dalla legge di stabilità 2016 e, per gli anni 2017 e successivi, il contributo del settore sanitario alla complessiva manovra a carico delle regioni introdotto dalla medesima legge. Tale contributo è stato definito in sede di Intesa Stato-Regioni dello scorso 11 febbraio in 3.500 milioni per il 2017ed in 5.000 milioni a decorrere dal 2018".
 
Per il 2016 è prevista una spesa sanitaria per un importo pari a 113.376 milioni, con un tasso di crescita dello 0,9%. Nel dettaglio si prevede per i redditi da lavoro dipendente, un livello di spesa pari a 35.375 milioni, per i consumi intermedi un livello di spesa pari a 31.543 milioni, per le prestazioni sociali in natura corrispondenti a beni e servizi prodotti da produttori market, un livello di spesa pari a 39.903 milioni.
 
Per quanto attiene alle singole componenti costituenti l’aggregato, per l’assistenza farmaceutica convenzionata viene prevista una spesa di 8.323 milioni, per la medicina di base una spesa di 6.713 milioni per le altre prestazioni (ospedaliere, specialistiche, riabilitative, integrative ed altra assistenza) è prevista una spesa di 24.867 milioni. Infine, per le altre componenti di spesa è previsto un livello di spesa pari a 6.555 milioni.
 
Nel periodo 2017-2019, infine, è previsto che la spesa sanitaria cresca ad un tasso medio annuo dell’1,5% , mentre nello stesso arco temporale il Pil nominale cresce in media del 2,8%. Il rapporto spesa sanitaria e Pil decresce e si attesta, alla fine dell’arco temporale considerato, ad un livello pari al 6,5%.

18 aprile 2016
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