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Biotestamento/2. Di Virgilio (Pdl): “Non potevamo lasciare il fine vita in mano alla Magistratura”


Prosegue il nostro confronto a distanza in vista del voto di metà maggio sulle Dat. Dopo Livia Turco, ecco come la pensa Domenico Di Virgilio (Pdl):  "Abbiamo ribadito tre no convinti: all’eutanasia, all’accanimento e all’abbandono terapeutico". Perché l’obiettivo è “prendersi cura del paziente, quando le cure non possono più nulla”. E a chi, dalle colonne del Foglio, chiede una pausa di riflesione dice: “Una legge è indispensabile perchè la Magistratura ha invaso il campo istituzionale del Parlamento”.

04 MAG - Continua, con questa intervista al relatore di Maggioranza Domenico Di Virgilio (Pdl), il confronto a distanza tra le forze politiche che tra due settimane dovranno fare i conti con il ddl sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento. Posizioni contrapposte tra i Poli, ma distinguo pesanti anche all'interno degli stessi schieramenti su un tema che da sempre divide le coscienze del Paese. E che ha visto scendere in campo anche lo stesso presidente del Consiglio con una lettera molto accorata inviata la settimana scorsa a tutti i suoi parlamentari per testimoniare la volontà del Governo di andare comunque avanti su questa legge controversa.
 
On. Di Virgilio partiamo dalla cronaca parlamentare: la settimana scorsa l’Udc chiedendo di votare subito il ddl 2350 ha di fatto compiuto una mossa di avvicinamento a Pdl e Lega. È un segno che la maggioranza sul testamento biologico si sta allargando?
Guardi il tema della proposta di legge è un tema che coinvolge le coscienze, le individualità delle persone e non può essere perciò ristretto a mere speculazioni ideologiche. Io sono convinto del fatto che il testo se ben conosciuto e letto, ma credo che in pochi lo conoscano, verrà votato anche da esponenti dell’opposizione che hanno in coscienza il bene dei cittadini. La posizione dell’Udc che ha chiesto l’inversione dell’Odg, come avevamo già fatto noi, va verso questa direzione: un testo di legge che tutela i cittadini. Io, da questo punto di vista, mi sento ottimista.
 
Entrando maggiormente nello specifico della proposta quali sono i punti che per lei, relatore, sono fondamentali e quindi irrinunciabili?
Io dico sempre che il testo va letto a partire dal titolo, ovvero: “Alleanza terapeutica, consenso informato, dichiarazioni anticipate di trattamento”. Questi sono i punti fondamentali dai quali discendono tre no convinti: no all’eutanasia, no all’accanimento terapeutico e no all’abbandono terapeutico. Punto, quest'ultimo, che viene trascurato da molti perchè i pazienti che cercano in noi medici un aiuto anche psicologico non possono essere abbandonati. Lo ripeto, questa legge ha come obiettivo il prendersi cura del paziente, quando le cure non possono più nulla.
 
Uno dei punti più controversi riguarda l’idratazione e la nutrizione.
Noi non siamo disponibili a considerarli rimedi terapeutici e quindi come tali non possono essere sospesi se non in condizioni terminali. Da medico, in tutti questi anni di professione, non ho mai visto nessuno morire per essere stato idratato e nutrito. Viceversa qualora idratazione e nutrizione venissero sospese si andrebbe incontro a morte certa per fame e sete. Vogliamo che il cittadino, giunto alla fine della sua vita, muoia per una sua patologia e non perchè gli viene sottratto un elemento di sostegno vitale. Questo è il motivo per cui crediamo che non possano essere interrotte se non nella fase terminale della vita, come da me proposto in Commissione, quando queste risultano addirittura controproducenti o dannose per il paziente. Non essendo rimedi terapeutici la conseguenza è che non possono far parte delle dichiarazioni anticipate di trattamento.
 
Idratazione e nutrizione non possono essere oggetto di Dat perchè non considerate atti medici. È però vero che solo un medico, e anche molto esperto, è in grado di inserire un sondino naso-gatrico, una peg (Gastrostomia endoscopica percutanea), o una fleboclisi ad un paziente che non è più in grado di nutrirsi autonomamente.
Il medico serve solo all’inizio, il mantenimento lo fanno i familiari come sappiamo dall’esperienza. Sono i familiari che si prendono cura della persona cara quando non esistono altre cure. Prendersi cura significa proprio questo: idratarli e nutrirli anche se per via artificiale per sonda, per peg o per fleboclisi. Questo non significa rimedio terapeutico, perchè nessuno, lo ripeto, è mai deceduto per essere stato idratato e nutrito. Al contrario muoiono se smettiamo di nutrirli.
 
Lei crede che questa legge passerà alla Camera?
Pur non leggendo il futuro e ritenendo l’Aula sempre “sovrana” mi sento ottimista. È vero, ci sono oltre 2500 emendamenti che ho letto uno per uno e sui quali al momento opportuno darò il mio parere. Ma è anche vero che rispetto al testo del Senato, che era comunque ottimo, abbiamo fatto un lavoro di attualizzazione e miglioramento e per questo mi auguro che passi.
 
Accetta una provocazione?
Prego...
 
Leggo testuale “il conflitto è fra carità e diritto, dare allo Stato un potere etico e paternalistico non è la soluzione giusta”. Questo l’ha scritto Giuliano Ferrara sul “Foglio” e con lui, sempre sul “Foglio” si sono schierati oltre ad intellettuali, anche l’ex ministro Bondi e il portavoce Capezzone. Tutti chiedono un ulteriore momento di riflessione. Cosa si sente di dire a chi, nel centro-destra, non piace questa proposta di legge?
Questa legge siamo stati costretti a farla perchè la Magistratura ha agito come ha agito invadendo il campo istituzionale del Parlamento pur non potendo legiferare. Capisco chi contesta questa legge, però ribadisco che siamo stati costretti a farla. Inoltre si stabilisce che, pur riconoscendo l’autodeterminazione del paziente, il medico non è vincolato alle Dat. A lui, agendo secondo scienza e coscienza, spetta sempre l’ultima parola in questo modo è fatto salvo l’aspetto etico. Quindi per concludere non vedo lo Stato come un qualcosa che ha un potere etico e paternalistico. 
 
Stefano Simoni 

04 maggio 2011
© Riproduzione riservata

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