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Biotestamento/6. Binetti (Udc): "Un testo condivisibile ma con qualche chiaroscuro"


Dopo Livia Turco, Domenico Di Virgilio, Antonio Palagiano, Pierfrancesco Dauri e Marco Rondini è ora la volta di Paola Binetti (Udc) che, se se da un lato plaude il testo in discussione con cui dice di essere “sostanzialmente d’accordo sui punti principali, quelli qualificanti del ddl”, dall’altro punta l'indice su due questioni: nutrizione e idratazione non vanno sempre bene e c'è scarsa attenzione ai minori. E sul Pd dice: "spero emergano liberamente le diversità interne a quel partito".

10 MAG - Sesta puntata del confronto a distanza tra le diverse forze politiche in vista dell’esame parlamentare sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento che si avvierà all’indomani del voto per le amministrative di metà maggio. Questa volta abbiamo interpellato Paola Binetti esponente di spicco dell’Udc.
 
 
On. Binetti, dalla nostra ultima conversazione sul testamento biologico è passato quasi un mese e ora siamo in prossimità dell’esame da parte dell’Aula. Cosa condivide fino in fondo del testo in discussione alla Camera?
Il testo in discussione alla Camera è frutto di una ampia e complessa mediazione che mi vede sostanzialmente d’accordo sui punti principali, quelli qualificanti del ddl: la natura del rapporto medico-paziente, come rapporto di alleanza terapeutica, ossia volta a garantire al paziente, ad ogni paziente in qualunque condizione, sempre e solo la garanzia di una terapia il più possibile efficace, senza mai scadere in possibili forme di accanimento, ma senza neppure abbandonarlo, lasciandolo solo come un alleato non farebbe mai. Per la prima volta il ddl mette in evidenza la necessità che il medico, prima di compiere qualsiasi atto medico, debba ottenere il consenso informato da parte del paziente, come esplicita manifestazione del rispetto per la sua volontà e la sua libertà. C’è un sostanziale bilanciamento del diritto alla vita con il diritto all’autodeterminazione, per cui il soggetto può esprimere tutto quello che desidera, meno una sola ed unica cosa: quella di accelerare la propria morte. Infine viene ribadita la grande autonomia del medico che, come dice il codice deontologico, è chiamato ad agire sempre in scienza e coscienza e il ddl ne sottolinea la piena autonomia e un grado di libertà analogo a quello del paziente: né superiore né inferiore.
 
Ci sono invece dei punti che avrebbero potuto essere migliorati?
Il ddl poteva – forse doveva – affrontare meglio alcuni passaggi che, dopo l’allargamento della platea a tutti i pazienti che non sono in grado di intendere e volere, hanno creato una sorta di chiaro-oscuro proprio su un passaggio cruciale come quello della nutrizione e della idratazione. Non c’è dubbio che tra un paziente in stato vegetativo, un paziente con Alzheimer e un paziente terminale ci sono delle differenze sostanziali. E mentre per i primi idratazione e nutrizione sono un sostegno vitale dovuto, per i secondi si potrebbe configurare, almeno nella fase finale della loro vita, una sorta di accanimento terapeutico, che va evitata in tutti i modi.
Un altro passaggio che poteva essere affrontato con maggiore consapevolezza dell’attuale contesto sociale è quello che riguarda il coinvolgimento dei minori, soprattutto quando si tratta di minori che hanno compiuto 14 anni. Farli partecipare più attivamente a decisioni che coinvolgono la loro vita in un tempo in cui il loro grado di autonomia è legittimato a molteplici livelli doveva essere tenuto molto più presente.
 
Il premier nella sua lettera inviata ai parlamentari prima del voto scrive “La gran parte di noi ritiene che sul ’fine vita’ non si dovrebbe legiferare, e anch’io la penserei così se non ci fossero tribunali”. Tra alcuni parlamentari emerge un senso di difficoltà a normare su queste materie dove entrano in gioco le scelte individuali. Lei è favorevole all’assunzione di responsabilità sul fine vita da parte del legislatore?
Su questo tema ho già scritto in varie occasioni e mi limito a sintetizzare il mio punto di vista in due osservazioni. La prima: il premier ha legittimamente incoraggiato i suoi parlamentari a sostenere un ddl in cui crede non solo perché condivide il valore della vita e la sua tutela, ma anche perché gli interventi della magistratura sul caso Englaro hanno profondamente modificato la situazione italiana, legittimando cose che in precedenza non erano mai accadute e che molte altre sentenze della stessa magistratura avevano negato in precedenza. Per lui è stato un ulteriore modo di esprimere la sua diffidenza nei confronti di alcune sentenze, che reputa del tutto arbitrarie, e se io ho seri dubbi che sia così quando si tratta di alcuni fatti che lo riguardano, condivido tutta la perplessità nei confronti del caso Englaro;
 
Per quanto riguarda invece la seconda osservazione?
Oggi accade e accadrà sempre più frequentemente che la politica assuma la veste di biopolitica, perché il bene principale da tutelare sarà sempre la vita, che davanti alle nuove sfide tecnologiche, ma anche davanti ad un invasivo ed invadente relativismo morale si trova obbligata a prendere posizione a favore dei più fragili, dei più soli e dei più poveri. Basta pensare al fatto che la costante riduzione delle risorse economiche nel campo socio-sanitario impone dei seri ragionamenti in cui bioetica e biopolitica debbono cercare un piano di forte mediazione anche alla luce di una corretta bio-giuridica.
 
Lei è stata un’autorevole esponente del partito democratico. Come oggi valuta la posizione assunta dal Pd sul testamento biologico?
Il partito democratico ha assunto una posizione molto più variegata ed articolata al suo interno di quanto non accada nelle manifestazioni ufficiali, che troppo spesso vengono ridotte all’approccio combinato di Ignazio Marino e Umberto Veronesi da un lato e dei radicali dall’altro. Tutti i cattolici del Pd hanno ripetutamente mostrato segni di disagio, anche dopo il profluvio di emendamenti radicali a stretta impronta eutanasica. Non so come voteranno in aula. Fioroni e un gruppo dei suoi hanno abbandonato l’aula, Bobba ha votato contro le pregiudiziali, vedremo con quale coraggio sapranno rappresentare le loro posizioni anche in dissenso del gruppo per non finire appiattiti tra Italia dei Valori e radicali. Sarebbe la fortuna di un Pd che stenta a mostrare la sua eterogenea, ma libera, ricchezza di posizioni e la sua variegata anima laico-cattolica.
 
Tornando alla lettera del premier c’è chi ha visto in quella missiva ai parlamentari del Pdl un tentativo di strumentalizzare il testamento biologico a fini elettorali. Lei come l’ha valutata?
Il ddl era in attesa da molti molti mesi e non a caso è stato spostato a dopo le elezioni. Segno evidente di una complessiva incertezza politica a cui l’Udc però nelle sue convinzioni è rimasto sempre estraneo, perché convinto di valori che non intende strumentalizzare.
 
Stefano Simoni

10 maggio 2011
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