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Biotestamento: Dauri (Fli), necessarie equipe multidisciplinari a sostegno di medici e famiglie


Equipe multidisciplinari di valutazione etico-sanitaria che sulla base di protocolli di tipo prognostico-terapeutico, insieme al medico, si pronuncino su eventuali decisioni di fine vita da comunicare alle famiglie. E’ questa la proposta di Pierfrancesco Dauri, responsabile Sanità di Futuro e Libertà, maturata negli hospice anglosassoni, per il ddl sul fine vita che a giorni sarà esaminato dalla Camera. 

12 MAG - “Siamo contrari ad una proposta di legge che voglia regolamentare rigidamente scelte, quali quelle del fine vita e del testamento biologico, che riguardano la coscienza civile e l’etica. Un approccio ipernormativo  può solo rivelarsi falsamente risolutivo del problema e drammaticamente divisivo della società”. Così Pierfrancesco Dauri responsabile Sanità di Futuro e Libertà.
 
“Per questo – spiega Dauri – riteniamo necessario introdurre normative che istituiscano all’interno degli ospedali equipe multidisciplinari di valutazione etico-sanitaria, autorizzate a pronunciarsi, insieme al medico, e sulla base di protocolli di tipo prognostico-terapeutico, su eventuali decisioni di fine vita. Si tratta, sulla base della positiva esperienza maturata negli hospice anglosassoni, di creare equipe di collaborazione etico-scientifica con i medici e di sostegno psicologico per le famiglie, per accompagnarle nell’accettazione del decesso dei familiari, quale evento che deve rimanere sempre e comunque un epilogo naturale e dignitoso della vita.
 
“In Italia – continua Dauri –  il dibattito sul fine vita è stato finora troppo marginale nella società civile, tropo ideologizzato e strumentalizzato per pensare di poter dare vita ad una normazione della materia che sia recettiva e rappresentativa dell’intera opinione pubblica.
 
“Ad una legge ad hoc – prosegue la nota – è da preferirsi pertanto una soluzione non normativa o una soft lawche, stante il diritto all’autodeterminazione, affidi comunque al rapporto fiduciario tra medico e paziente e tra medico e familiari il ruolo fondamentale di orientamento e supporto verso scelte rispettose della vita e della sua fine, in una esatta equidistanza dall’accanimento terapeutico e dalla eutanasia.
 
“Non si tratta – concludo il responsabile sanità di Fli – solo di normare, ma di informare la società sensibilizzandola nuovamente all’idea di un rispetto della vita che è anche accettazione della sua naturale fine. Una sfida culturale ed etica a cui può contribuire in maniera determinante anche la figura del medico, se inserito in un sistema socio-sanitario che lo supporti nella assunzione di responsabilità per le scelte che riguardano il fine vita. Se in Italia l’accanimento terapeutico è sempre più espressione di una “medicina difensiva” questo è dovuto spesso al carico di responsabilità e allo stress emotivo che grava sul singolo medico chiamato a decidere, orientare o comunicare in merito al decesso di un paziente”. 

12 maggio 2011
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