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Ddl Lorenzin. Mangiacavalli (Ipasvi): “Ordini regionali? Noi abbiamo già affrontato il problema lasciando liberi gli attuali Collegi”


La presidente dei collegi Ipasvi, a margine della III Conferenza nazionale Fnomceo, replica ai dubbi del senatore Andrea Mandelli (Fi) sul fatto se abbia senso mantenere ordini provinciali. "Non sarebbe corretto prevedere fin d’ora e prima che il referendum costituzionale segua il suo corso, norme riguardanti l’abolizione delle Province, ma la regola c’è nella riforma costituzionale e non andrebbe ignorata".

21 MAG - "Nella previsione della trasformazione dei Collegi in Ordini e della successiva regolamentazione, abbiamo sottolineato fin dall'avvio dell’iter legislativo l’opportunità che si tenesse conto di alcuni aspetti critici quali proprio il superamento delle province. Indubbiamente non sarebbe corretto prevedere fin d’ora e prima che il referendum costituzionale segua il suo corso, norme riguardanti l’abolizione delle Province, ma la regola c’è nella riforma costituzionale e non andrebbe ignorata". Così la presidente dei collegi Ipasvi, Barbara Mangiacavalli, a margine della III Conferenza nazionale Fnomceo in merito al Ddl Lorenzin e alle perplessità sollevate dal senatore di FI e presidente Fofi Andrea Mandelli sulla possibilità di creare ordini regionali e non più provinciali anche alla luce, ma non solo, della riforma costituzionale.
 
"Di fatto una porta aperta sulla possibilità di fusioni che superino gli attuali ambiti provinciali c’è già nel Ddl, nel momento in cui si dà la possibilità ai futuri Ordini 'piccoli', quelli intorno ai mille iscritti, di accorparsi con altri per dar vita a Enti di dimensioni maggiori - spiega Mangiacavalli -. Nella nostra professione il problema è stato in qualche modo già affrontato lasciando liberi gli attuali Collegi e, ci auguriamo, prossimi Ordini, di costituire coordinamenti regionali per garantire attività che riguardano tutto il territorio su cui insistono, mentre la capillarità della presenza a livello locale è stata mantenuta per consentire di affrontare più da vicino le necessità del territorio, la sua epidemiologia e i bisogni assistenziali di cittadini che spesso, specie nelle Regioni più grandi, possono essere diversi anche da una città all'altra, tra paesi perfino vicini".
 
"Tenere in considerazione gli effetti della sparizione delle province va bene, è corretto, ma sarei propensa a una scelta volontaria e graduale per il momento da parte dei futuri Ordini, magari ragionata e motivata nel dettaglio, ma che non penalizzi tout court il lavoro che da anni questi svolgono nel loro rapporto con i cittadini per i quali sono sempre più referenti, proprio perché conoscono le esigenze locali e con i professionisti che da loro dipendono e che da loro aspettano risposte legate all'organizzazione del territorio, se non della singola struttura", conclude la presidente Ipasvi. 

21 maggio 2016
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