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Federalismo fiscale. Corte dei Conti: "Necessario uniformare i sistemi contabili"


Parere positivo della Corte dei Conti al Dlgs sull'armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio. In audizione alla commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo, il presidente Luigi Giampaolino ha affermato che il dlgs va contro le criticità segnalate dalla Corte, in particolare in ambito sanitario: “Difficoltà di disporre di dati contabili omogenei attraverso i quali ricostruire la dimensione economica complessiva del settore e la sua sostenibilità in termini di mantenimento degli equilibri di bilancio”.

17 MAG - L’impianto dello schema del decreto legislativo per il Federalismo fiscale in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti ed organismi “appare condivisibile perché affronta alcune criticità” come “la necessità di un sistema di principi contabili e di un modello di bilancio uniformi a livello nazionale; il rapporto tra il bilancio delle aziende e il bilancio regionale; l’arricchimento delle informazioni sotto il profilo finanziario e patrimoniale”. Esigenze che “trovano un esempio rilevante nel settore sanitario”.
Ad affermarlo è stato stamani il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, ascoltato in audizione dalla Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, sullo Schema di decreto legislativo in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti ed organismi.
Giampaolino ha evidenziato il carattere strategico dell’esigenza di "normalizzazione dei conti pubblici”, specie nell’attuale contesto di sviluppo dell’integrazione europea, allo scopo di rendere trasparenti e confrontabili i dati contabili, anche per consentire anche ai cittadini di conoscere l’effettivo stato della gestione degli enti amministrati. E proprio per la sanità, il decreto legislativo consentirebbe di “inserire meglio la contabilità degli enti sanitari nel bilancio delle Regioni, criticità sinora accentuata dalla mancanza di un autonomo bilancio per quella parte delle risorse destinate al finanziamento del Servizio sanitario nazionale gestite direttamente dalle Regioni”. Un ulteriore aspetto di rilievo, secondo la Corte, si riconduce agli strumenti necessari per consentire il raccordo dei conti economici delle aziende con quelli delle Regioni cui esse fanno capo. In questo senso, “uno snodo fondamentale può rintracciarsi nella valorizzazione, accanto al bilancio preventivo economico e al bilancio di esercizio, del rendiconto finanziario, cui ora anche le singole aziende sono tenute”.
Ma il recupero della dimensione finanziaria dei conti della sanità deve, secondo i giudici contabili, porsi anche in correlazione e raccordo con lo schema di d.lgs. relativo ai costi e fabbisogni standard nel settore sanitario. Perché l’applicazione a tutte le Regioni dei valori di costo rilevati in tre Regioni benchmark “richiede la determinazione di comuni modalità di redazione e di consolidamento dei bilanci, nonché di principi contabili comuni, che consentano di evidenziare l’effettivo impatto dei risultati del comparto in ciascun esercizio finanziario, anche attraverso un pieno raccordo fra la contabilità economica delle gestioni degli Enti (o anche di quella accentrata presso la stessa Regione) e la contabilità finanziaria di ciascuna Regione”.


Queste, in particolare, le criticità emerse nel corso della attività di verifica delle Sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti sugli Enti del Ssn

I. Criticità riguardanti la programmazione e il controllo
•Scarsa attenzione alla fase di programmazione (mancata predisposizione del bilancio di previsione, mancata richiesta al Collegio sindacale del parere sul bilancio di previsione stesso).
•Scarsa capacità di previsione (risultati di rendiconto che per molte voci si discostano sensibilmente dai valori a preventivo); sottostima dei costi preventivati.
•Mancato rispetto del vincolo di pareggio del bilancio economico di previsione, sforamento del disavanzo rispetto alla perdita autorizzata.
•Mancata adozione dell’atto aziendale e/o mancata approvazione da parte della Regione.
•Assenza di contabilità analitica e per centri di conto e comunque di sistemi di monitoraggio dei costi, e quindi mancato confronto con i rendimenti e con i risultati.
•Incapacità della direzione di spiegare gli scostamenti tra risultati e obiettivi prefissati e di individuare le cause di perdite anche rilevanti.
•Assenza o scarsa significatività delle misure indicate dalla direzione degli Enti sanitari finalizzate alla copertura delle perdite, spesso limitate alla richiesta di maggiori assegnazioni.
•Scarsa o nulla considerazione delle osservazioni svolte dal Collegio sindacale e, in alcuni casi, mancato richiesta di pareri (ad es. sui fondi per la contrattazione integrativa).
•Il Collegio non si avvale degli organi/organismi di controllo interno di cui al D.Lgs. 286/99.

II. Criticità riguardanti la rappresentazione contabile:
a) per il confronto dei dati
•Problemi di confronto ed omogeneità tra i conti degli Enti sanitari e quelli regionali.
•Difformità tra i modelli ministeriali e i documenti di bilancio degli Enti; disomogeneità in ordine alla classificazione e all'aggregazione di alcune poste di bilancio.
•Discrasie nei dati indicati nelle relazioni dei Collegi sindacali che rendono necessarie articolate istruttorie.
•Non omogenea informatizzazione sul territorio.
b) per la rappresentazione veritiera e corretta
•Costi del personale: sottostima dei costi dovuta all'allocazione di voci quali incentivi e competenze accessorie maturate, ma non ancora corrisposte degli oneri relativi ai rinnovi contrattuali e del costo delle ferie maturate e non godute, tra le sopravvenienze passive, senza specificazione della loro natura. Mancati accantonamenti obbligatori in bilancio per importi relativi alle ferie maturate e non godute, per incrementi contrattuali di competenza e per rischi relativi a contenzioso del personale, anche in costanza di vertenze in corso.
•Compensazioni tra posizioni debitorie e creditorie nei confronti dell'istituto tesoriere.
•Il bilancio d’esercizio non viene sottoposto a certificazione contabile (L. n. 266/05, art. 1, comma 291).

III. Criticità riguardanti la gestione:
a) gestione economica
•Situazioni di deficit strutturale in molte aziende: si rileva una sostanziale “deresponsabilizzazione” nella gestione dei costi.
•Costi di produzione: sforamento del vincolo alla crescita.
•Costi del personale: sforamento dei vincoli alla crescita (art. 1, comma 565, lettera a, della legge 296/2006).
•Forte dinamica di crescita della spesa per consulenze e collaborazioni, in alcuni casi a fronte della riduzione dei costi del personale dissimulando rapporti di lavoro atipici. Mancato rispetto dei vincoli alla spesa
•Spesa farmaceutica: sforamento dei vincoli di crescita della spesa.
•Mancanza di programmazione annuale delle procedure di affidamento e lunghezza dei tempi di conclusione delle gare. Uso improprio degli istituti del rinnovo e della proroga. Sforamento dei limiti imposti dalle Regioni.
b) gestione patrimoniale e finanziaria
•Mancato ripiano dei disavanzi relativi agli esercizi precedenti, non coperti ma portati a nuovo di anno in anno, che incide sulla situazione finanziaria degli Enti.
•Carenze e gestioni lacunose degli inventari, mancato aggiornamento dell'inventario patrimoniale.
•Ricorso ad anticipazioni di tesoreria, per fronteggiare impegni assunti, spesso inestinte al 31 dicembre, con conseguente crescita di interessi passivi che rappresentano una voce di costo significativa nei bilanci aziendali.
•Scarse informazioni fornite su partecipazioni in Enti, agenzie, aziende, consorzi, alcune delle quali evidentemente estranee ai fini istituzionali delle’Ente.
b1) indebitamento
•Elevato indebitamento, con dinamica di crescita, in particolare dei debiti verso fornitori cui associano spesso tempi lunghi di pagamento, con conseguente crescita di interessi moratori e frequente ricorso ad onerose anticipazioni di tesoreria.
•Sofferenza di liquidità e incapacità a fronteggiare i debiti, anche a fronte di progetti volti a fronteggiare il problema dell'indebitamento e dei tempi di pagamento, con la conseguente probabile ripresa di azioni legali per il recupero forzato dei crediti.
•Necessità di procedere, a causa dell'elevato indebitamento, soprattutto nelle Regioni soggette ai Piani di rientro, a ricognizione della posizione debitoria, attraverso riscontri amministrativo-contabili incrociati e operazioni transattive con i fornitori, tese ad ottenere la dilazione dei debiti, maggiorati di un indennizzo forfetario, a fronte della rinuncia da parte dei creditori ad azioni legali, agli interessi di mora, alla rivalutazione monetaria ed agli ulteriori costi ed oneri maturati fino alla data della stipula degli accordi transattivi.  
•Necessità di procedere alla riconciliazione delle posizioni debitorie e creditorie nei confronti della Regione, esposte nei bilanci degli Enti del SSR.
•Ricorso alla cartolarizzazione dei debiti verso fornitori trasformati in debiti a lungo termine con conseguente spostamento del futuro onere dello squilibrio nei bilanci.
•Dall'osservazione dei bilanci e dei dati contabili è emersa non di rado la difficoltà di ricostruzione della situazione debitoria alla luce di incongruenze nei dati relative alle certificazioni dei debiti. La stima delle situazioni debitorie delle Regioni in eccesso di deficit ha presentato molti elementi di incertezza per l'incapacità complessiva di riferirsi a contesti certi e determinati.
 

17 maggio 2011
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