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Ddl cannabis. Openpolis: “Al traguardo per 6 voti solo se M5S si unisce al Pd”


Il percorso parlamentare del provvedimento, rinviato alla ripresa dei lavori di settembre alla Camera, si conferma a rischio in questo studio realizzato da Openpolis. Con il veto incrociato di centristi, Fi, FdI, Ln, nonché di parte dello stesso Pd, e la presentazione di circa 2000 emendamenti che invitano a "sopprimere" il testo, l'unica possibilità per una sua approvazione è quella che si venga a realizzare in Parlamento un'alleanza "anomala".

31 LUG - Il ddl per la legalizzazione della cannabis, introdotto alla Camera la scorsa settimana e subito rimandato a settembre, è molto a rischio. Con il veto incrociato di centristi, Fi, FdI, Ln, nonché di parte dello stesso Pd, e la presentazione di circa 2000 emendamenti che invitano a "sopprimere" il testo, l'unica possibilità per una sua approvazione è quella che si venga a realizzare in Parlamento un'alleanza "anomala" tra Pd e M5S. È quanto si evince da uno studio realizzato da Openpolis, l'associazione indipendente che fra le altre cose monitora e documenta il lavoro del Parlamento, che è andata a verificare nelle pieghe dei lavori parlamentari come per arrivare all'approvazione finale il progetto di legge dovrebbe superare molti ostacoli.
 
Il provvedimento è stato preparato dall'intergruppo per la legalizzazione della cannabis guidato dal sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ed è stato firmato da 222 deputati e 71 senatori appartenenti a vari gruppi. Alla Camera le firme arrivano per il 39 per cento dal M5S (87 deputati) e per il 38 per cento (85) dal Pd. Sel ha contribuito per il 12 per cento con 28 deputati. Queste adesioni sono però lontane dal costituire una maggioranza utile per l'approvazione.
 
Openpolis ha provato allora a disegnare alcuni scenari possibili. Il primo prevede che il progetto venga fatto proprio e votato dall'attuale maggioranza di governo. Ma Alleanza popolare, il gruppo dei centristi, ha già detto che farà le barricate contro la legge. Anche così alla Camera il Pd e il resto degli alleati di governo avrebbero 333 voti, più che sufficienti per approvare il testo. Ma al Senato invece, nella migliore delle ipotesi, senza Ap i voti si fermano a quota 133, molto lontani dall'asticella dei 161.
 
Si passa allora alla seconda ipotesi studiata da Openpolis: un voto comune fra Pd, M5S e Sinistra italiana-Sel. I numeri ci sarebbero: 167 al Senato, 444 alla Camera. Ad una condizione: il Pd dovrebbe essere compatto. Ma alla Camera sicuri per il sì sono solo 85 i deputati che hanno sottoscritto il testo. Apertamente contrari sono i 40 deputati che fanno capo ad Alfredo Bazoli, già attivi contro la stepchild adoption, più una cinquantina di franceschiniani e i popolari dem di Giuseppe Fioroni.
 
Tutto questo, in realtà, era già prevedibile vista la piega presa nel corso dei lavori delle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali. Ricordiamo, infatti, che i deputati non erano riusciti a convergere sull'adozione di questo provvedimento come testo base. Nel corso della discussione, inoltre, sia la realtrice della XII commissione, Anna Miotto (Pd), che la capogruppo Pd Donata Lenzi, avevano esplicitamente fatto intendere che avrebbe preferito seguire la via dello 'spacchettamento' delle disposizioni relative all'uso terapeutico della cannabis.
 
Insomma, l'unica strada per avere un via libera al provvedimento da parte delle Assemblee di Montecitorio e Palazzo Madama sarebbe quella di un'approvazione con una maggioranza alternativa a quella di Governo. Ipotesi fino ad oggi mai diventata realtà.

31 luglio 2016
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