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Lazio. Lotta alle liste d’attesa. Le strutture private accreditate entrano nel Recup


Circa il 30% delle persone che chiamano il Centro unico di prenotazione del Lazio rinuncia a prenotare una prestazione sanitaria a causa dell’eccessiva attesa prospettata. Per tagliare le liste di attesa, la Regione ha deciso di ampliare l’offerta inserendo nel Recup anche le strutture private accreditate. “Un’innovazione importante” che “potrebbe portare sostanziali benefici al sistema e ai cittadini”, secondo Maurizio Marotta, direttore della cooperativa sociale Capodarco, che gestisce il Recup.

30 MAG - Di recente la Giunta regionale del Lazio ha approvato una legge riguardante le nuove regole per l’accreditamento delle strutture sanitarie private contenente una norma che pone come requisito il collegamento al sistema Recup entro il 31 dicembre 2011.
Il provvedimento nasce con l’intento di combattere il fenomeno delle liste di attesa. “Si tratta di un’innovazione importante. Se non ci saranno ostacoli, potrebbe configurarsi come un cambiamento che rivoluzionerà il sistema”. A dichiararlo è stato Maurizio Marotta, direttore della cooperativa sociale Capodarco, che gestisce il Recup per la Regione Lazio ed è pronta ad affrontare questa nuova sfida, forte dell’esperienza raccolta. “Abbiamo il call center più grande d’Italia per la sanità”, spiega Marotta a Quotidiano Sanità. “Nell’ultimo anno sono state smistate oltre 3 milioni di prenotazioni telefoniche nel 2010, mentre oltre 7 milioni sono quelle fatte tramite sportelli. Ogni giorno, inoltre, arrivano oltre 20 mila telefonate”.

Proprio dalle chiamate, secondo Marotta, emergono alcune criticità legate alle liste d’attesa. “Circa il 30% delle chiamate rinuncia alla prenotazione vista l’eccessiva attesa prospettata. È un dato allarmante”. Per tentare di porre rimedio a questo problema è stato dunque previsto l’allargamento dell’offerta alle strutture private accreditate, facenti parte a tutti gli effetti del servizio sanitario regionale. “Non vogliamo andare a occupare quello spazio di gestione che oggi i privati gestiscono in maniera diretta – ha precisato Marotta -, ma ‘spalmare’ il servizio, in particolare nelle zone dove si riscontrano le maggiori criticità, su tutte quelle prestazioni con liste d’attesa che fanno registrare tempi ben superiori al tetto previsto di 60 giorni”. Si tratta, in particolare, delle “risonanze magnetiche, soprattutto della colonna vertebrale; e poi le tac; le ecografie (anche se per queste bisogna tener conto degli esami di routine che le donne fanno ogni 6 mesi) e gli ecocolordoppler; le mammografie ed elettrocardiogramma”.
Nel corso dell’ultimo anno è però emerso un ulteriore problema legato “a resistenze” da parte di alcuni ospedali e Asl, nel mettere a disposizione la loro intera agenda per la prenotazione di prestazioni. “Le strutture pubbliche – ha spiegato il direttore della Capodarco – mettono a disposizione circa il 50% della loro agenda, questo comporta un deficit di trasparenza perché si lega una larga fetta delle prestazioni alla discrezione delle stesse strutture e non a un sistema automatico come quello del Recup”.

Se il cambiamento dovesse andare in porto, come prospettato entro la fine dell’anno, “potrebbe apportare sostanziali benefici al sistema e quindi ai cittadini”, secondo Marotta. Dal punto di vista tecnico, la cooperativa si dice pronta a effettuare questa integrazione con il privato accreditato entro i tempi previsti dalla legge regionale. “Confidiamo nella volontà da parte di tutti i soggetti interessati”.


Giovanni Rodriquez
 

30 maggio 2011
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