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Nuovi Lea. Per le associazioni sono a rischio le prestazioni vitali


Ricoveri a pagamento per il 50% del totale e mancanza di assistenza 24 ore su 24 per le persone non autosufficienti. Questi alcuni delle problematiche da affrontare prima dell’approvazione dei nuovi Lea. La denuncia del Csa e della Fondazione promozione sociale onlus.

30 NOV - Le persone non autosufficienti potrebbero essere costrette a sborsare il 50% delle spese di ricovero. Tradotto in cifre, si tratterebbe di una spesa di circa 1.500 euro al mese. E’ questo soltanto uno dei rischi che i malati correrebbero con l’approvazione dei nuovi Lea. La denuncia arriva dal Csa – Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base e la Fondazione promozione sociale onlus. “Al pagamento di questa somma - hanno spiegato - nel caso il paziente non possegga le necessarie risorse, devono concorrere il coniuge, i figli conviventi e quelli non conviventi, anche se residenti all’estero”.

Le disposizioni contenute nello “schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza (Lea) “ negherebbero ad un rilevante numero di cittadini prestazioni sanitarie fondamentali per la loro salute.
”Vogliamo che tutti siano a conoscenza dei queste possibilità - hanno sottolineato in una nota - per evitare che il Governo imponga, addirittura mediante un semplice decreto amministrativo, cambiamenti radicali all’ accesso e all’erogazione delle prestazioni domiciliari, semiresidenziali e residenziali per tutte le persone adulte colpite da patologie così gravi da essere completamente non auto-sufficienti”.

Un’ altra preoccupante conseguenza potrebbe essere il trasferimento delle competenze dal settore sanitario a quello socio-sanitario. Ciò comporterebbe che tutte le prestazioni domiciliari potrebbero essere fornite esclusivamente dopo accertamenti da parte di apposite commissioni.
“Lasciare la disposizione come è attualmente - hanno concluso il Csa e la Fondazione promozione sociale onlus - vorrebbe dire di fatto cancellare le prestazioni socio-sanitarie domiciliari per le persone non autosufficienti. Si verificherebbero due condizioni gravissime: la prima è che mancherebbero quelle prestazioni vitali di cui necessitano 24 ore su 24, la seconda è che i servizi previsti risulterebbero assolutamente insufficienti al fabbisogno di questi malati”.
 

30 novembre 2016
© Riproduzione riservata

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