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Nuovi lea. Le ostetriche pronte ad impugnare il Decreto: “Si escludono prestazioni per salute della donna”


La Federazione nazionale delle ostetriche: “Risultano omesse tutte quelle attività a vantaggio delle salute della donna e della famiglia, e se questa nuova programmazione dei Lea resisterà per altri decenni, l’ultima modifica risale al 2001, per molto tempo si priveranno le donne del giusto diritto di accesso ai servizi”. LA NOTA

05 DIC - La Federazione Nazionale dei Collegi delle Ostetriche (FNCO), è decisa ad impugnare il Dpcm sui nuovi Lea. “Dopo aver esaminato la bozza approvata dalla Conferenza Stato/Regioni – sottolineano in una nota a firma della presidente Maria Vicario - . la domanda che le ostetriche italiane pongono, dopo aver chiesto inutilmente audizioni al Ministero della salute e inviato note al riguardo, è perché nel D. P .C.M., che disciplina gli ambiti di definizione dei livelli essenziali di assistenza, ossia: a) prevenzione collettiva e sanità pubblica; b) assistenza distrettuale; c) assistenza ospedaliera; risultano omesse le attività relative alle prestazioni ostetriche? “.
 
Inoltre, la FNCO sottolinea “la disfunzione legislativa conseguente all’emanazione del DPCM sui Lea, per la violazione ripetuta di normative già vigenti e di grado superiore rispetto ad un Dpcm, nonché della stessa Carta costituzionale (artt. 3, 32, 97), con grave riverbero sull’applicabilità nei contesti organizzativi sanitari che poi devono in concreto produrre prestazioni al servizio della donna e delle famiglie, nonché sulla professionalità delle 20 mila ostetriche/i italiani”.
 
“Nello specifico – si legge -  risultano omesse tutte quelle attività a vantaggio delle salute della donna e della famiglia, e se questa nuova programmazione dei Lea resisterà per altri decenni, l’ultima modifica risale al 2001, per molto tempo si priveranno le donne del giusto diritto di accesso ai servizi, soprattutto in un grave momento di crisi economica che ha impoverito tutte le fasce sociali, diminuendo contestualmente e nella sostanza il diritto di accesso ai servizi di salute pubblica. Invece, con le integrazioni richieste dalla Federazione Nazione delle Ostetriche, a costo zero, si potranno rafforzare i servizi a favore della salute riproduttiva e di genere, non ci sarebbero violazioni e discrasie normative, si rafforzerebbe il principio di “ appropriatezza” il cui mancato rispetto è alla base dell’attuale eccessivo ricorso al taglio cesareo, della medicina difensiva con overtretment e costi esorbitanti di spesa pubblica”.

05 dicembre 2016
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