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Fine vita. Associazione Coscioni: “Il 77% degli italiani chiede una legge”

di Stefano A. Inglese

È quanto si evince da una recente rilevazione di SWG, ricordata oggi alla Camera dall'Associazione Luca Coscioni durante la commemorazione  dei 10 anni dalla scomparsa di Piergiorgio Welby. Cappato: “Sono decine di migliaia i malati che vedono quotidianamente calpestato il proprio diritto all’autodeterminazione: è fondamentale una legge che garantisca a tutti i cittadini il rispetto della libertà individuale".

19 DIC - A dieci anni dalla morte di Piergiorgio Welby – l’Associazione Luca Coscioni per le libertà civili (ALC) ricorda con un evento alla Camera dei Deputati la storia di colui che ha aperto una fase cruciale nella battaglia per le libertà civili: quella per il diritto al rifiuto delle cure, che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione che specifica che "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge" (Art. 32 Cost.). Un diritto per il quale il 77% degli Italiani ritiene opportuno un intervento del Parlamento con una legge che regolamenti la scelta di fine vita, secondo quanto emerso da una recente indagine di SWG.
 
“Sono decine di migliaia i malati che vedono quotidianamente calpestato il proprio diritto all’autodeterminazione: è fondamentale una legge che garantisca a tutti i cittadini il rispetto della libertà individuale. La lotta di Welby, insieme a quella di Beppino Englaro per Eluana e, ora, quella di Walter Piludu, ha fatto compiere all'Italia quei passi avanti sui quali il Parlamento ancora vacilla. Sono gli stessi cittadini a chiedere una legge che regolamenti le scelte di fine vita: è ora che le Istituzioni diano una risposta”, afferma Marco Cappato, Tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni e promotore della campagna Eutanasia legale.
 
Dopo oltre 3 anni dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare dell'Associazione Luca Coscioni, il Parlamento si è finalmente mosso: il 7 dicembre il testo sulla legalizzazione del testamento biologico viene approvato dalla Commissione Affari sociali ed è pronto per la discussione in Parlamento. Un passo importante verso l’obiettivo per cui si batte l’Associazione Coscioni - il riconoscimento ufficiale del diritto di scegliere come e quando terminare la propria vita e interrompere la propria sofferenza. Un diritto che non deve essere riconosciuto esclusivamente a chi è cosciente o a chi è attaccato a una macchina, escludendo molti altri malati terminali, ma che deve essere universalmente riconosciuto grazie alla legalizzazione del testamento biologico.
 
“Oggi ricordare Welby significa rendere un tributo all’operato di un uomo che ha aperto la strada a nuove libertà civili, ma significa soprattutto reiterare l’importanza di lottare per questi diritti. Il Paese è pronto: uniamo le forze e battiamoci per ciò in cui crediamo, per vivere liberi fino alla fine”, è l’appello di Cappato.
 
A fianco dell’Associazione Luca Coscioni, oltre alla Presidente della Camera Laura Boldrini e a Donata Lenzi, relatrice sulle DAT (Disposizione Anticipate di Trattamento) saranno presenti tra gli altri gli Onorevoli Stella Bianchi, Fabrizio Cicchitto, Giuseppe Civati, Pia Locatelli, Sergio Lo Giudice, Luigi Manconi, Gianni Melilla e Luigi Zanda.
 
A ricordare la battaglia di Welby anche il Comitato Etico di Fondazione Umberto Veronesi che, su input del Professore, ha stilato la “Mozione del Comitato Etico sui profili etici dell’eutanasia”, presentata oggi da Marco Annoni. La mozione, riferendosi esclusivamente ai profili etici della questione e ponendo specifiche condizioni vincolanti che circoscrivono i casi, afferma che “sia eticamente lecito chiedere di porre fine anticipatamente alle proprie sofferenze con dignità e aiutare i pazienti a farlo”, limitatamente ai pazienti terminali e con sintomi refrattari.

"Il Professore Umberto Veronesi era fermo sostenitore del principio che 'ogni persona ha diritto di autodeterminarsi' e aveva aderito all’appello per l’eutanasia legale e firmato la proposta di legge presentata dall’Associazione Luca Coscioni nell’ambito della campagna Eutanasia Legale.  Welby, malato di distrofia muscolare e all’epoca co-presidente dell’ALC, nel 2006 trasmise al Presidente della Repubblica Napolitano la richiesta di eutanasia. Dopo mesi di coinvolgimento del mondo scientifico e giuridico, Welby ottenne legalmente ciò che inizialmente gli era stato negato: l’aiuto di un medico, il Dott. Mario Riccio, anestesista, per distaccare, senza soffrire, il respiratore. Il caso fece maturare nel Paese il consenso alla libertà delle scelte di fine-vita e rappresentò un precedente giudiziario fondamentale per il diritto all’interruzione delle terapie", ricorda l'Associazione. 
 
"Dopo Welby infatti - prosegue la nota - con il riconoscimento giudiziario del buon operato del Dott. Mario Riccio, nel corso di lunghi anni e di sofferte battaglie, sono arrivati nuovi importanti traguardi in tema di fine vita, permessi grazie a decisioni giudiziarie rivoluzionarie: in particolare il caso Englaro e il recente caso Piludu, che hanno consolidato il diritto a interrompere le terapie, trasformandolo in obbligo per il Sistema Sanitario Nazionale di assistere ed esaudire le volontà del malato su ordine di un tribunale.  Oggi anche Walter si aggiunge quindi alla lista dei Luca, Piergiorgio, Eluana, Dominique, Max, Luigi e di tutti coloro che hanno lottato per la libertà di scegliere come terminare la propria vita. Si ricordano qui solo i nomi di coloro che ‘grazie’ alla sofferenza sono passati alle cronache nazionali e internazionali, perché sarebbe impossibile farli tutti, i nomi di coloro per i quali la quotidianità è una prigione, un campo di battaglia – più ancora che contro la malattia, contro la burocrazia". 
 
"Non fu facile per me accettare la volontà di Piergiorgio. Ma l'amore è innanzitutto libertà, e ciò che ho vissuto allora mi ha poi dato la forza in questi dieci anni per girare per l'Italia ad aiutare le persone che si trovano nelle stesse condizioni. Non è però accettabile che la libertà di scelta debba essere conquistata ogni volta caso per caso: deve diventare un diritto per tutti", è l’appello di Mina Welby, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.
 
Stefano A. Inglese

 

19 dicembre 2016
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