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Biotestamento. Roccella: "Referendum andrà come per legge 40"


Qualora per la legge sul testamento biologico si decidesse di indire un referendum, questo “finirà come quello per la legge 40”. A dirlo è il sottosegretario Eugenia Roccella rispondendo al senatore Pd, Ignazio Marino, che oggi ha preannunciato una raccolta di firme per un referendum abrogativo. E intanto la maggioranza difende il provvedimento ormai in via di approvazione alla Camera.

12 LUG - A poche ore dall’approvazione del biotestamento da parte della Camera continuano le polemiche tra le forze politiche. Questa mattina il senatore del Pd Ignazio Marino ha preannunciato una raccolta di firme per un referendum abrogativo se il testo verrà approvato in via definitiva. E a stretto giro di posta il sottosegretario Eugenia Roccella, durante una pausa dei lavori dell’Aula della Camera ha risposto dicendo che se ci dovesse essere un referendum sul testamento biologico “finirà come quello per la legge 40”.
 
“L’opposizione – ha aggiunto la Roccella – non ha mai registrato un elemento positivo, nemmeno quando la legge è cambiata. Ricordo che lo stesso senatore Marino votò contro l’allargamento della platea al Senato. L’opposizione ha sempre votato contro in modo ideologico, senza alcun riferimento al merito, per pura propaganda”.
 
Quanto alla richiesta di un parere al Consiglio superiore di sanità su alimentazione e idratazione artificiale, avanzata da parte della Cgil Medici e rilanciata sempre da Marino questa mattina nel corso di una conferenza stampa, la Roccella ha sottolineato che “sarà il ministro Fazio a valutare. In ogni caso, la richiesta che viene dagli stessi medici conferma che non c’è unanimità da parte della comunità scientifica sul tema. E quando una materia è controversa il principio di cautela si impone”.
 
La maggioranza di governo insomma, nei momenti cruciali di approvazione in prima battuta della legge sul biotestamento, fa quadrato intorno al provvedimento e lo difende.
Il deputato del Pdl, Benedetto Fucci, intervenendo alla Camera in dichiarazione di voto per il Popolo della Libertà ha detto che il ruolo del medico è salvaguardato. “È un passaggio decisivo del provvedimento al nostro esame nel momento in cui esso va a regolare l’alleanza terapeutica tra il medico e i familiari” ha detto il deputato pidiellino. “Il medico ha una precisa responsabilità, nell’esercitare la professione in scienza e coscienza, nei confronti del suo paziente ma anche dell'intera collettività. Ridurlo, come vorrebbero gli avversari di questo provvedimento a mero strumento esecutivo anche di volontà eutanasiche sarebbe irresponsabile”.
 
Per il relatore del provvedimento a Palazzo Madama, Raffaele Calabrò, anche lui Pdl “l’ampio consenso intorno all’art. 3 del ddl sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, fulcro del provvedimento in esame, con 274 sì, 225 no e 6 astenuti, dimostra che il Paese e chi lo rappresenta conviene sulla necessità e sulla bontà della legge”.
 
“È evidente – prosegue il senatore della maggioranza – che i numeri non danno ragione a chi licenzia la legge come un’imposizione di una minoranza clericale, illiberale distante dal sentire comune della società civile. Il ricorso al voto segreto ha lasciato ai deputati la possibilità di esprimersi in piena libertà” su una seria di valori rappresentati “dalla tutela della vita, del no all'eutanasia e all'accanimento terapeutico, di cui il PdL si è fatto fermo paladino, e intorno al quale si riconosce la maggioranza degli italiani, dall’Udc alla Lega passando per una minoranza del Pd”. “Sono certo – ha concluso Calabrò – che il consenso dato è frutto di una riflessione matura dei deputati che hanno compreso il vero spirito della legge, ossia il sacrosanto diritto di autodeterminazione del paziente e quindi il diritto di scegliere se sottoporsi o rifiutare un intervento o una terapia, lasciando eventualmente alla malattia di fare il suo decorso, ma nel contempo il divieto di sospendere idratazione ed alimentazione artificiale, ossia il divieto di ogni forma di eutanasia” 

12 luglio 2011
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