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Decreto vaccini. Fimp: “Bisogna sostenere la conversione in legge. Vaccinazioni proposte troppo importanti per salute bambini”


Il presidente della Federazione dei pediatri, Giampietro Chiamenti: " dodici vaccini previsti vanno salvaguardati eventualmente integrando l’anti-pneumococco. Non va dimenticata l’esistenza del piano nazionale prevenzione che prevede l’offerta attiva e gratuita nei livelli essenziali di assistenza anche i vaccini raccomandati".

21 GIU - “Nel contesto del dibattito politico in atto per la conversione in Legge del Decreto n. 73 del 07/06/2017 che ha introdotto l’obbligatorietà sul territorio nazionale di 12 vaccini fra quelli previsti dal piano nazionale per la prevenzione, la Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) vuole dare un contributo di merito ribadendo che condivide il mantenimento del Decreto nella sua attuale versione e propone di incrementarlo con l’inserimento della vaccinazione anti pneumococcica come già ribadito nei giorni scorsi insieme alle altre società scientifiche che hanno elaborato la proposta del “calendario vaccinale per la vita” che ha ispirato l’attuale calendario nazionale vaccini”.  E’ quanto dichiarato da Giampietro Chiamenti Presidente Nazionale della Fimp.
 
“Vogliamo sottolineate che tutti i vaccini compresi nel piano nazionale, sia che restino solo raccomandati o che divengano obbligatori per Legge, devono essere proposti alla popolazione in offerta 'attiva e gratuita' su tutto il territorio nazionale come previsto dalla nuova legge vigente sui livelli essenziali di assistenza (Le) - aggiunge Chiamenti -. Questo a prescindere dall’obbligatorietà introdotta per legge che nasce solo dall’esigenza di prevenire l’insorgenza di epidemie legate alla eccessiva discesa dei tassi di copertura vaccinale. L’obbligo è rivolto alla famiglia essendo legato all’emergenza per cui potrà essere rivisto in rapporto all’evolversi della situazione anche se per la parte relativa alle sanzioni e alla potestà genitoriale si potrebbero introdurre alcune modifiche già in fase di conversione in Legge dell’attuale Decreto; ad esempio una maggiore attenzione e prolungamento dell’assenza forzata dalla frequenza scolastica per i non vaccinati in caso di malattia infettiva prevenibile con il vaccino allungando la contumacia”.
 
“La Fimp vuole anche sottolineare le problematiche legate alla ricaduta organizzativa derivante dall’applicazione del Decreto che comporta la necessità di riorganizzare la rete dei servizi e il coinvolgimento dei Pediatri e Medici di Famiglia nel loro ruolo derivante dal rapporto assistenziale individuale e fiduciario conseguente alla scelta del cittadino - prosegue Chiamenti -. In tale ruolo il Pediatra è il primo interlocutore con la famiglia a cui presenta il calendario e le problematiche relative all’efficacia, sicurezza e tempistiche delle vaccinazioni che sono i temi alla base dell’esitazione vaccinale. E’ importante però che il pediatra assuma un ruolo attivo anche di somministrazione nel proprio studio in base alle evidenze che aumentano l’adesione alla vaccinazione quando eseguita dal curante. Ovviamente questo deve avvenire in collegamento e in armonia operativa con il Dipartimento di Prevenzione che rimane il coordinatore del sistema pubblico. In ambito di erogazione è molto utile sottolineare come la polemica in corso sull’eccessivo numero di vaccini previsti dal Decreto in realtà si riduce a 4 sedute vaccinali poiché i 12 vaccini vengono proposti accorpati per gruppi in un'unica fiala sulla base di preparati validati da lunghe ed approfondite verifiche di efficacia e sicurezza pari se non maggiore dei preparati singoli”.
 
“La Fimp sottolinea il ruolo di tutela della salute del bambino e dell’adolescente che viene affidato al Pediatra di Famiglia dal Ssn e ritiene che le vaccinazioni inserite nel calendario nazionale vaccini a prescindere dalla distinzione tra obbligatorie e raccomandate, debbano essere somministrate per il loro grande valore protettivo, come ci viene ricordato continuamente dall’Oms - conclude Chiamenti -. Nella fase attuale del Paese non sarebbe opportuno ne efficiente tornare sulle decisioni prese con il decreto e tantomeno ipotizzare la riduzione del numero di vaccini (anzi bisognerebbe recuperare anche Il pneumococco) perché sarebbe motivo di ulteriore disaffezione per una popolazione erroneamente esitante sulla base di errate convinzioni e timori basati su cattiva informazione riguardante la sicurezza, l’efficacia e il numero eccessivo di vaccini”. 

21 giugno 2017
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