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Vaccinazioni in farmacia. Se a proporlo sono i farmacisti allora non va bene

di Cesare Fassari

Tra le tante vicende grottesche che stanno caratterizzando l’iter parlamentare del decreto vaccini mi ha colpito quanto accaduto su una proposta di buon senso, a costo zero e di grande potenziale aiuto per molti cittadini, che, solo per il fatto di essere stata proposta da due farmacisti, i senatori Mandelli e D’Ambrosio Lettieri, è stata subito oggetto di sospetti conflitti di interesse vanificando qualsiasi esame del merito

13 LUG - Quanto sta accadendo nel Paese sul decreto vaccini (nei Palazzi della politica, sui giornali, nelle piazze reali e in quelle virtuali dei social) mi sta lasciando basito.
 
Eppure non sono un giovanotto alle prime armi né è la prima volta che l’Italia “impazzisce” attorno a temi delicati come quelli legati alle cure e alle terapie.
 
Ma dopo aver visto e vissuto Di Bella e Stamina non pensavo di dover assistere anche a questa kermesse che, se possibile, sta travalicando i limiti della ragionevolezza e del buon senso (ma esistono tali limiti?, c’è ormai da chiedersi).
 
Il nostro giornale, come suo stile, ha dato spazio a molte voci diverse. Molte delle quali hanno espresso posizioni di forte critica al decreto soprattutto per la sua previsione di “obbligatorietà” vaccinale.
 
Ho già detto la mia sulla questione dell’obbligo. Sulla quale non ho nulla da aggiungere, anche perché il dibattito parlamentare di queste prime settimane ha semmai ancor più rafforzato la mia convinzione sul fatto che la politica, sulla scelta tra “consigliato” e “obbligato”, farebbe bene a fare un passo a lato, come suggerito opportunamente da Lorenzin, limitandosi a seguire quanto suggerito dalla comunità e dalle Istituzioni scientifiche nazionali ed internazionali.
 
Voglio invece condividere qualche riflessione su quanto si è consumato attorno a una proposta, a mio avviso molto sensata, riguardante la possibilità di poter effettuare le vaccinazioni obbligatorie anche nelle farmacie.
 
Prima approvata dalla Commissione Sanità, poi bocciata dalla Bilancio per problemi di copertura, poi riproposta in Aula con una nuova formulazione e infine approvata come possibilità da esplorare (con un Ordine del Giorno che impegna il Governo a valutarne la fattibilità e l’opportunità), questa ragionevolissima opzione in più per i cittadini rischia di non vedere mai la luce.
 
La ragione per cui è stata bocciata come proposta emendativa è ufficialmente quella economica. Ma in realtà, leggendo il testo dei diversi emendamenti (vedi allegato) che l’hanno proposta e tanto più se ci si sofferma su quello finale della Relatrice che limitava la possibilità alla decisione regionale qualora se ne ravvisasse la necessità, di oneri per il Ssn non v’è traccia.
 
La vaccinazione sarebbe stata effettuata da medici, con le stesse modalità di quelle effettuate negli studi medici (quindi al massimo il compenso già previsto per pediatri e mmg), il vaccino da utilizzare sarebbe stato lo stesso (fascia H), senza aggravi di costo da parte della farmacia che per questo servizio non avrebbe quindi incassato nulla, limitandosi a mettere a disposizione i suoi locali e a sbrigare tutte le previste pratiche burocratiche.
 
Il tutto per far fronte ad eventuali emergenze e liste d’attesa che si potrebbero venire a creare soprattutto a ridosso dell’iscrizione a scuola e per offrire comunque al cittadino un’opzione facile e di prossimità per eseguire la vaccinazione tenendo anche presente che non tutti gli italiani hanno la Asl sotto casa.
 
E allora? In realtà dietro la bocciatura, a parte alcune osservazioni alquanto discutibili sul fatto che la faramcia non sarebbe un luogo sicuro, sembra esserci stato fin dall’inizio un no preconcetto per il fatto che a fare la proposta siano stati due farmacisti, i senatori Mandelli e D’Ambrosio Lettieri, rispettivamente presidente e vice della Fofi: “se a proporlo sono due farmacisti, allora vuol dire che ci vogliono guadagnare qualcosa”, hanno pensato e detto, più o meno in questi termini, in molti.
 
Nessuno ha pensato, al contrario, che se la proposta veniva da due farmacisti, forse, allora, valeva la pena di ragionarci su e prenderla sul serio e che magari poteva anche essere una buona proposta per venire incontro ai possibili disagi (già ampiamente annunciati).
 
No, ormai, se in politica hai una competenza, bisogna diffidare, salvo poi, al contrario, se non ce l’hai (vedi il caso delle ministre Fedeli e Lorenzin) essere accusato un giorno sì e pure l’altro di non avere i titoli per gestire o indirizzare la cosa pubblica.
 
Mah. Mi dicono che ormai così va il mondo. Temo però che così vada solo questo nostro piccolo, piccolissimo Paese.
 
Cesare Fassari

13 luglio 2017
© Riproduzione riservata

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