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Nota aggiornamento Def. Zaia (Veneto): “Finanziamenti sanità presto sotto la soglia vitale”


Alle preoccupazioni del governatore fa eco l’assessore regionale Luca Coletto: “Ci sono anche tagli occulti, come quello del reale costo dei Lea, quantificato dallo Stato in 800 milioni, ma che sarà pari ad almeno 2 miliardi”. Per Zaia la “via d’uscita” è “applicare immediatamente e impietosamente i costi standard” e “dare più libertà di manovra ai territori virtuosi e più vincoli, e tasse locali se serve, agli spreconi”
 

26 SET - “Tanto tuonò che piovve. Quello che dicevamo noi due anni fa, accusati di allarmismo e di speculare sui timori della gente per la propria salute, è confermato dalla Corte dei Conti che, come attesta oggi un quotidiano nazionale, evidenzia un taglio alla sanità di 25 miliardi dal 2010. Il che, abbinato alle previsioni del Documento di Economia e Finanza, porterà presto l’Italia al di sotto della soglia minima del 6,5% del Pil dedicato alla salute, che l’Oms indica come limite sotto il quale cala l’aspettativa di vita della gente. Dicemmo che ci avrebbero portato ai livelli della Grecia, e non dell’Europa evoluta, che arriva al 10% del Pil come l’Olanda. Ci siamo arrivati, ed è una delle peggiori sconfitte di una Stato che voglia dirsi civile: non riuscire a curare bene la sua gente, non rispettando nemmeno la sua Costituzione”. Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta, “con grave preoccupazione” le prospettive di finanziamento della sanità pubblica in Italia.

“Non avremmo mai voluto dire ‘ve l’avevamo detto’ – aggiunge il Governatore – e invece ci tocca farlo. Però non vogliamo gioire delle disgrazie nazionali, e per questo ribadisco che una via d’uscita c’è: applicare immediatamente e impietosamente i costi standard, tagliare sprechi e rami secchi e non i sistemi sanitari in equilibrio come quello del Veneto, applicare il buon senso e dare più libertà di manovra ai territori virtuosi e più vincoli, e tasse locali se serve, agli spreconi. Siamo coinvolti in una catastrofe della quale il Veneto non ha nessuna colpa, avendo i conti in attivo. Ne usciremo con le nostre forze quando potremo destinare ai bisogni sociosanitari dei Veneti almeno una parte degli oltre 15 miliardi di residuo fiscale attivo che ogni anno essi mandano a Roma senza ricevere indietro un solo euro in finanziamenti o investimenti”.

“Non basta – incalza il Governatore - perchè anche la Fondazione Gimbe, che si occupa di sostenibilità del Servizio Sanitario Pubblico, denuncia che, con le previsioni del Def, la spesa per la salute rispetto al Pil calerà inesorabilmente dal 6,6% di quest’anno al 6,3% del 2020. Il che vuol dire che tra due anni l’Italia sarà al di sotto della soglia minima perché non cali l’aspettativa di vita, fissata dall’organizzazione Mondiale della Sanità nel 6,5% del Pil”.

“Sono due anni – ricorda il Governatore – che il Veneto denuncia questa realtà, che già allora era evidenziata da un taglio di 928 milioni per il 2014; da altri 2 miliardi 347 milioni tagliati per il 2015, da meno 4 miliardi 444 milioni rispetto al Patto nazionale per la Salute e meno 2 miliardi 097 milioni rispetto all’intesa del 2 luglio 2015 (non siglata dal Veneto) per il 2016. Nell’anno di grazia 2017, il Veneto, pur con i conti in ordine, ha dovuto subire ulteriori decurtazioni.. Così – conclude il Presidente – non può durare. Ci lascino le nostre tasse e con quelle saremmo molto più vicini al 10% di Pil investito in sanità dall’Olanda, che alla soglia di non ritorno sotto il 6,5%”.

Alle preoccupazioni di Zaia fa eco l’assessore regionale alla Salute, Luca Coletto. “Nel disastro dei fondi sanitari, che sta portando l’Italia sotto la soglia del 6,5% del Pil da dedicare alla spesa sanitaria indicata dall’Oms come limite sotto il quale cala l’aspettativa di salute della gente, ci sono anche tagli che definirei occulti. Va anche peggio di quanto dicono i puri conti”, afferma.

Per Coletto “il primo grave taglio occulto riguarda i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza: il loro costo è stato quantificato dallo Stato in 800 milioni, ma quello reale è pari a due miliardi almeno. Una differenza che tocca alle Regioni coprire. Il Veneto l’ha fatto, ma solo a noi l’applicazione dei nuovi Lea è costata 160 milioni di spesa in più”.

“Che dire poi delle specialità mediche?”, incalza il responsabile della sanità veneta. “In Italia – prosegue - si laureano circa diecimila medici l’anno, ma il Ministero dell’Università e Ricerca finanzia solo seimila specializzazioni, con i risultato che ci mancano medici, li andiamo a prendere in giro per il mondo, e i nostri ragazzi rimangono tagliati fuori. Si spende per formare i giovani, ma poi non li si specializza. Che senso ha? Non è forse anche questo una sorta di taglio? Minimo si tratta di soldi spesi male, che è anche peggio, perché si chiama spreco”.

“Occulto – aggiunge l’Assessore – fu anche il taglio del 2016. Allora Renzi spacciò i 111 miliardi del Fondo come un aumento di un miliardo rispetto al 2015. In realtà era un taglio di due miliardi rispetto alle previsioni del Patto Nazionale per la Salute, una legge dello Stato”.

“Le situazioni difficili le abbiamo finora affrontate – conclude – ma ora finirà che ci chiederanno i miracoli che, notoriamente, sono competenza di altri, non di una Regione, per quanto virtuosa come il Veneto”.

26 settembre 2017
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