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Ddl Omnibus. Turco (Pd): “Un passo avanti. Ma non si affrontano i veri nodi della sanità”


Per Livia Turco non c'è dubbio: "il ddl Fazio ha anche aspetti positivi ma non affronta i veri nodi e soprattutto viene annullato dalla politica di questo governo fatta solo di tagli a sanità e sociale". All'indomani dell'approvazione della Camera parla l'ex ministro della Salute dell'ultimo governo Prodi che rivendica il ruolo dell'opposizione nel miglioramento del testo, chiarendo però che sul "governo clinico" non ci sarà alcuna collaborazione.

29 SET - All’indomani dell’approvazione alla Camera del Ddl Omnibus, il cui iter è stato caratterizzato da un lavoro di collaborazione e condivisione tra tutte le forze politiche, Quotidiano Sanità ha chiesto a Livia Turco (Pd), membro della Commissione affari sociali ed ex ministro della Salute nell'ultimo governo Prodi, di raccontarci come sono andate le cose. E se la stessa collaborazione sarà realizzabile per un altro importante provvedimento all’esame della commissione Sanità della Camera, quello sul Governo clinico.

Onorevole Turco, il ministro Fazio ha presentato questo ddl come una sorta di manutenzione del sistema sanitario, che “va a colmare tutta una serie di lacune che si sono verificate negli anni nell'ambito della sanità”. È così?
È un provvedimento che sicuramente contiene elementi importanti, che abbiamo condiviso, ma definirlo manutenzione è improprio. La manutenzione del sistema sanitario l’avevamo pensata noi, durante il Governo Prodi, con il ddl sulla Promozione della qualità e della sicurezza del sistema sanitario che affrontava le questioni di fondo. Rispondeva a una domanda essenziale: cosa significa un sistema sanitario unitario in un regime di federalismo fiscale? E a questo interrogativo rispondevamo attraverso due assi portanti: l'aggiornamento dei Lea quale responsabilità nazionale a garanzia dell'unitarietà dell'assistenza e con una vera politica di messa in sicurezza del sistema sanitario dal punto di vista della trasparenza, dell'efficienza e della qualittà delle cure.
Il ddl Fazio, invece, si colloca in modo isolato e parziale all’interno di un quadro generale della sanità e del sociale caratterizzato dalla logica dell'abbandono e dei tagli trasversali senza una visione chiara di dove si voglia arrivare e di come si voglia rispondere ai nuovi bisogni e alle nuove complessità sociali ed economiche.
 
Colpa del Governo nel suo complesso quindi?
La nostra posizione sulla politica sanitaria di questo Governo è fortemente critica. Stiamo assistendo alla progressiva riduzione delle risorse per i Lea e per gli investimenti, al taglio insostenibile agli enti locali, al massacro delle politiche sociali e alla cancellazione del fondo per la non autosufficienza. Il Governo pretende di realizzare l’integrazione socio-sanitaria utilizzando le risorse del fondo sanitario nazionale e attraverso una legge delega fiscale e assistenziale che riteniamo assolutamente inappropriata.

L’iter alla Camera per l'approvazione del ddl Omnibus si è svolto tuttavia in modo molto collaborativo.
Certamente, perché il provvedimento contiene elementi che abbiamo molto apprezzato, che peraltro noi abbiamo contribuito a migliorare con molti emendamenti. Si tratta inoltre, in molti casi, di interventi che avevamo già avviato con il precedente Governo. Mi riferisco alla velocizzazione del sistema delle sperimentazioni, alla valorizzazione dei giovani ricercatori e della ricerca di genere, e all’avvio di una riforma importante degli Ordini professionali, che però non si può fare per delega.
 
Perché?
Nonostante nel merito fossimo d’accordo sulla necessità di un riordino degli Ordini professionali, questo è un Governo così screditato che affidargli una delega va ben oltre quello che per noi è possibile fare nonostante la volontà di collaborare.

La commissione Affari Sociali della Camera sta lavorando a un altro importante provvedimento ma dall’iter molto sofferto ed incerto, quello sul governo clinico. Sul nuovo testo proposto dal relatore potrà esserci una collaborazione tra parti politiche?
Direi di no. Non si tratta di mancanza di volontà, ma nonostante sia stato giusto lo stralcio delle norme sull’intramoenia, questo testo resta fortemente insoddisfacente e, se non sarà migliorato, noi continueremo ad opporci alla sua approvazione.

La libera professione è uno dei temi caldi della sanità, sul quale si cerca di intervenire da anni e su cui lei stessa è intervenuta in qualità di ministro della Salute. Secondo lei come va affrontata la questione, tenuto anche conto che il 31 dicembre scadrà la proroga per l’intramoenia allargata?
Bisogna applicare una legge, la n. 120 del 2007, ed è una buona legge. Purtroppo questo è un Paese che dimentica le leggi che approva. Abbiamo sempre giudicato grave la decisione di questo Governo di non applicare la legge 120/2007 ma anzi, di stravolgerla. Abbiamo invece condiviso la scelta di stralciare la riforma dell’intramoenia sia dal Ddl Omnibus che dal Ddl sul governo clinico, ed è proprio questo uno dei fatti che ci ha consentito di collaborare.
Sull’intramoenia non c’è niente da fare se non applicare la legge del Governo di centrosinistra che, trta l'altro, fu approvata con il contributo di una parte dell'attuale Maggioranza.
 
L.C.


 

29 settembre 2011
© Riproduzione riservata

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