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Palumbo (Pdl): "Per la sanità è finito il tempo del tutto a tutti gratis. Ticket anche sui ricoveri"

di Stefano Simoni

Per il presidente dell'Affari Sociali l'erogazione dei servizi sanitari dovrà essere rimodulata in base al reddito con lo strumento del ticket su tutte le prerstazioni, comprese quelle ospedaliere. E sulle liberalizzazioni: "Si abbia il coraggio di farle sul serio oppure è meglio lasciar perdere"

02 GEN - Il nuovo Patto della Salute e i nuovi Lea in commissione Affari sociali di Montecitorio ancora non si sono visti. A dirlo è il presidente della XII Giuseppe Palumbo del Pdl che del nuovo ministro Balduzzi esprime un giudizio positivo in particolare per il sostegno che sta dando al ddl Governo clinico e all’analgesia durante il travaglio. Diversa invece la valutazione sull’operato dell’esecutivo che, in materia di liberalizzazioni delle farmacie, si sta muovendo più nella tradizione della politica che nell’innovazione “tecnica” ovvero facendo le cose a metà. Sulla crisi economica e sui rischi di tenuta del sistema invece Palumbo si dice convinto che, seppur a malincuore, non si può più dare tutto a tutti e se vanno bene forme di rimodulazione dei ticket per reddito e nucleo familiare è comunque necessario vigilare perchè ci sarà sempre qualcuno che proverà ad approfittarsene e “se andiamo avanti con l’autocertificazione che permette l’esenzione ma poi non si fanno i controlli non risolviamo niente”.
 
 
Presidente Palumbo, la “manovra salva Italia” del governo Monti ha lasciato fuori la sanità. Crede che alla luce del momento economico non facile il sistema possa essere a rischio tenuta?
La situazione economica è sicuramente difficile e i rischi di sostenibilità del sistema possono esserci ma è importante che le regioni mantengano il Patto della salute ancora in essere. Per quanto riguarda invece il nuovo Patto per la salute, che dovrebbe farci conoscere l’impegno di spesa e la programmazione del Ssn, in commissione ancora non l’abbiamo visto essendo all’attenzione delle Regioni, stesso discorso per i Lea che ancora non sono arrivati in commissione.

 
Da poco più di un mese c’è un nuovo governo e dunque un nuovo Ministro che idea si è fatto di Balduzzi? 
Il ministro Balduzzi è sicuramente una persona competente. Era a capo dell’ufficio legislativo della Bindi quando lei era ministro. Quindi è persona che ha capacità legislativa. Si pone certamente in maniera diversa da Fazio, che era un medico e quindi per certi versi aveva maggiori competenze di materia. Però Balduzzi è un ministro che vuole cambiare e in questo senso ha già espresso alcune idee e ci ha proposto degli spunti interessanti sui Lea.
 

In particolare a quali fa riferimento?
Due punti mi hanno colpito durante la sua audizione in Commissione: l’importanza che ha riconosciuto alla legge sul governo clinico e la particolare attenzione che ha rivolto all’analgesia durante il travaglio. Questi due aspetti mi hanno favorevolmente colpito. Ora è ovvio che bisognerà passare dalle parole ai fatti e l’auspicio è che questo avvenga rapidamente considerato che il tempo della legislatura non è molto.
 
 
Qual è invece il suo giudizio sull’azione del governo, a cui va riconosciuto di non aver operato tagli in sanità, però ha preso iniziative in materia di liberalizzazioni dei farmaci?
Io ho una mia idea personale: non mi piace che la liberalizzazione venga fatta a metà. Se liberalizzazione deve essere, si faccia in maniera completa e definitiva aprendo veramente al mercato. Viceversa la decisione di far svolgere alle parafarmacie l’attività delle farmacie è una scelta che non mi convince. Non mi sta bene perchè finora la farmacia ha avuto delle regole e delle funzioni ben precise che sono sanitarie. La farmacia è innanzitutto un importante presidio sanitario, non solo un negozio. I farmacisti, oggi, non si limitano a dare le medicine ma sempre più spesso vengono interpellati, danno consigli e l’utenza vi si rivolge con fiducia. C’è poi un altro aspetto, se non stiamo attenti con questa liberalizzazione il rischio è che aumenti la spesa farmaceutica.
 

 
In che senso, si può spiegare meglio?
La vendita di medicinali nei corner dei supermercati spinge il cittadino, che vede tanti prodotti esposti, all’acquisto di farmaci anche se non ne ha bisogno. A me per esempio è successo, in un viaggio negli Stati Uniti, di acquistare un barattolo di aspirine che ne conteneva circa un centinaio ma non le ho mai usate e alla fine le ho dovute buttare perchè scadute. Credo che con questo meccanismo la gente rischia di essere invogliata a spendere maggiormente rispetto a quanto fa ora senza peraltro nessun vantaggio. La mia idea è che se vogliamo liberalizzare facciamolo ma sul serio aprendo alla concorrenza e al libero mercato offrendo la possibilità, a chi vuole aprire una farmacia, di farlo.

Lei oltre ad essere presidente della commissione Affari sociali, è anche ginecologo ed era alla presentazione dei dati sulla malpractice fatta dalla commissione sugli errori sanitari presieduta dall’onorevole Orlando. L’hanno colpita quei numeri secondo cui più del 99% dei medici viene assolto?
No. Questa è una storia vecchia ma se ne parla poco perchè da un lato si sta diffondendo, con grande facilità, l’uso della denuncia e dall’altro, per reazione, la medicina difensiva. Oggi c’è un aumento impressionante dei contenziosi con il risultato che abbiamo i tribunali affollati, i magistrati soffocati dalle pratiche, e chi ci guadagna veramente sono solo gli avvocati e i periti di parte, non certo gli ammalati.
 
Ritorniamo sui temi economici. È noto il momento di crisi che sta vivendo l’area dell’euro ma più in generale il mondo occidentale e quindi anche il Regno Unito e gli Stati Uniti. I governi, chi più chi meno, sono impegnati in manovre finalizzate a maggiori entrate o quanto meno al risparmio, lei dove crede che potrebbe essere indirizzata l’azione di governo per ottenere risparmi senza eccessivi tagli che rischiano di compromettere inevitabilmente la qualità dell’offerta assistenziale?
Ritengo che siano finiti i tempi in cui si dava tutto a tutti. È ora di cambiare continuando a dare solo a chi non se lo può veramente permettere. Oltre che sulla farmaceutica bisognerebbe introdurre dei ticket anche sui ricoveri secondo il criterio che chi ha di più deve dare di più.
 

 
Quindi lei sarebbe favorevole ad una rimodulazione dei ticket per reddito e nucleo familiare?
È un primo passo, però poi i redditi vanno realmente controllati perchè altrimenti non si fanno passi in avanti. 

02 gennaio 2012
© Riproduzione riservata

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