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Uranio impoverito. Polemiche sulla relazione al Parlamento: “Non c’è un evidentemente collegamento con patologie”. Grillo e Trenta chiariscono: “Strumentalizzata. Presto nuovi dati e prima legge Stato a tutela vittime”


Dopo le polemiche sollevate dalla relazione al Parlamento sullo stato di salute del personale militare e civile impiegato nell'ex Jugoslavia, i ministri Elisabetta Trenta e Giulia Grillo intervengono per riportare la calma. “Gli studi sono senza fondi e non hanno una guida scientifica. Ma dovevamo presentarli per obbligo di legge. Da qui, però, partiamo per svolgere analisi più aggiornate, anche alla scopo di depositare entro la fine dell’estate la prima legge dello Stato a difesa delle vittime”.

19 GIU - “Non si può concludere che vi sia evidenza di un collegamento tra le missioni effettuate e stati patologici insorti successivamente nei soggetti che hanno aderito al programma di sorveglianza” e i dati “non sembrano supportare l’ipotesi che la partecipazione alle missioni operative nei Balcani abbia rappresentato un rischio specifico per l’insorgenza di neoplasie maligne rispetto al personale militare che è rimasto in Patria né, tanto meno, rispetto alla popolazione civile italiana”. Sono alcuni dei passaggi della relazione tecnica al Parlamento inviata nelle scorse settimane dai dicasteri di Difesa e Salute e che ha sollevato aspre polemiche rispetto al problema delle conseguenze dell’uranio impoverito sulla salute e i diritti delle vittime. Per questo i ministri Elisabetta Trenta e Giulia Grillo hanno ritenuto, oggi, intervenire per annunciare che la questione non è affatto sottovalutata e che, anzi, l’impegno dei due dicasteri a favore delle vittime è massimo.

Nella nota diramata oggi Grillo e Trenta fanno anzitutto chiarezza sulla relazione al Parlamento affermando come, i suoi contenuti, siano stati utilizzati per fabbricare fake news e strumentalizzare. La relazione, scrivono i due ministri, “costituisce una rendicontazione di studi già finanziati riguardanti lo stato di salute del personale militare e civile impiegato nei territori dell'ex Jugoslavia nel periodo settembre 2007-17. Studi che, come si evince chiaramente dalla relazione nelle pagine 7 e 8, non hanno una guida scientifica dal 2007 e che, dal 2011, sono senza fondi. Abbiamo così ottemperato a un obbligo di legge che era stato lungamente disatteso: la relazione era attesa al Parlamento da ben 7 anni e inquadra la situazione al 2017. E questo è opportuno precisarlo in virtù delle continue fake news e strumentalizzazioni diffuse in questi giorni da persone poco informate”.

Piuttosto, spiega il ministro Grillo, “da questo rapporto partiamo per andare avanti con analisi più aggiornate e rilanciare questa battaglia che è una bandiera del Movimento e su cui assicuro il mio impegno da ministro oggi, ma che, già nella passata legislatura, mi ha vista in prima linea come membro della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito”.

A tal proposito, aggiunge il ministro Trenta, “Come già ho annunciato è stato avviato un tavolo tecnico all'interno del ministero della Difesa (che dunque già supera la relazione del 2007-17) volto allo studio dei nuovi dati rielaborati dagli esperti e all'individuazione di un percorso per depositare entro la fine dell’estate la prima legge dello Stato a difesa delle vittime colpite da uranio impoverito, una legge che - prosegue la titolare della Difesa - punta a invertire l’onere con la prova e salvaguardare le vittime da ogni possibile ostruzionismo dell’amministrazione”.

La nota dei due dicasteri spiega che, allo stesso tempo, nel febbraio 2020 si concluderà uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità finanziato dal ministero della Salute, finalizzato alla Sorveglianza Epidemiologica della coorte Balcani (SEBAL-2), che prevede l’aggiornamento dello studio di mortalità e uno studio sulle ospedalizzazioni per tumore. “I risultati potranno contribuire alla valutazione del profilo di salute della coorte di veterani dei Balcani, grazie allo studio osservazionale di mortalità e ospedalizzazione per tumore. Lo studio costituisce un’estensione temporale del precedente studio (SEBAL-1) condotto dall’Iss”.

“Lo abbiamo detto e continuiamo a ripeterlo, nonostante le strumentalizzazioni: basta silenzi, basta voltarsi dall'altra parte”, concludono Grillo e Trenta.

19 giugno 2019
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