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Suicidio assistito. Siaarti: “Medici siano liberi di seguire la propria morale”


La Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva interviene nel dibattito seguito alla recente sentenza della Corte costituzionale: “È evidente che coloro i quali non ritengano eticamente accettabile di partecipare alla procedura di suicidio assistito debbano poter vedere protetto questo loro diritto tramite il riconoscimento dell’obiezione di coscienza”.

27 SET - “Si concorda con la sentenza della Corte costituzionale relativamente alla salvaguardia dei diritti costituzionalmente garantiti della persona malata e, in particolare, con la depenalizzazione dell’articolo 580 del Codice penale limitatamente alle condizioni definite dalla stessa Corte e segnatamente: 1) alla presenza di una malattia irreversibile e grave e 2) che provoca una sofferenza fisica e/o psicologica definita come intollerabile dal paziente stesso; 3) la necessità di un supporto vitale; 4) la mantenuta capacità di intendere e volere”. È quanto afferma in una nota la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Siaarti).

“Si concorda – prosegue -, inoltre, con la Corte costituzionale riguardo alla necessità di una legge idonea alla regolamentazione della procedura di suicidio assistito. Si ritiene altresì che detta legge dovrebbe prevedere almeno i seguenti punti:
1) la possibilità per i medici di dichiarare la propria obiezione di coscienza;
2) laddove il Codice deontologico non prevedesse modifiche all’art. 17, la possibilità per il medico non obiettore di non incorrere in sanzioni disciplinari da parte dell’Ordine di appartenenza;
3) la possibilità per qualsiasi medico indipendentemente dalla Specialità di mettere in atto la procedura;
4) la previsione di una commissione per la valutazione della appropriatezza della richiesta da parte del paziente in coerenza con le caratteristiche necessarie previste dalla Corte costituzionale stessa (vedi punti 1-4 della precedente risposta);
5) la effettuazione della procedura a carico del Sistema Sanitario Nazionale e non gestita da organizzazioni profit”.

“La disponibilità – precisa - di ciascun medico ad accompagnare un paziente che fa richiesta di suicidio assistito attiene alla visione morale con cui ciascun medico interpreta la propria professione e la relazione medico-paziente”.
 
La SIAARTI pertanto “lascia liberi i propri iscritti di agire secondo la propria regola morale. È evidente che coloro i quali non ritengano eticamente accettabile di partecipare alla procedura di suicidio assistito debbano poter vedere protetto questo loro diritto tramite il riconoscimento dell’obiezione di coscienza”.

27 settembre 2019
© Riproduzione riservata

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