Migranti. Ong incontrano Ministra dell’Interno: “Bene riapertura dialogo. Ora rimettere al centro l’obbligo dei Soccorsi e porre fine a violazioni Diritto Internazionale”
“Dopo anni di esperienza e azione umanitaria nel Mediterraneo, stiamo ancora piangendo morti e raccogliendo cadaveri nel nostro mare. Ci auguriamo che questo incontro segni l’inizio di un’interlocuzione continuativa, concreta e trasparente, basata sulla realtà dei fatti e sull’urgenza di risposte efficaci, a partire dal rilancio delle attività di soccorso da parte degli Stati e da nuove politiche condivise a livello europeo“, dichiarano congiuntamente le ONG dopo l'incontro con la ministra Lamorgese.
25 OTT - Questa mattina le organizzazioni impegnate in azioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale hanno incontrato la Ministra dell’Interno,
Luciana Lamorgese, per un primo confronto sulle attività di ricerca e soccorso. Le organizzazioni hanno apprezzato la riapertura di un dialogo con la società civile e auspicano che sia il punto di partenza perché tutti gli attori coinvolti tornino a collaborare in modo efficace per la salvaguardia della Vita Umana in Mare.
I rappresentanti di
Medici Senza Frontiere (MSF), Mediterranea, Open Arms, Pilotes Volontaires, Sea Eye, Sea Watch e SOS MEDITERRANEE, hanno ribadito i punti fondamentali per ripristinare un sistema di soccorso efficace, in grado di garantire il rispetto della vita e dei diritti umani, contenendo morti e sofferenze: rimettere al centro l’obbligo del soccorso di cui gli stati hanno la principale responsabilità, nel rispetto dei trattati internazionali, evitando pericolosi ritardi, omissioni di intervento e mancanza di comunicazione sulle imbarcazioni in difficoltà; porre fine alle intercettazioni da parte della guardia costiera libica, che riporta le persone in Libia in violazione del diritto internazionale; definire con il coinvolgimento europeo un sistema preordinato di sbarco in un vicino porto sicuro, evitando ai naufraghi giorni di attese in condizioni fisiche e psicologiche di grande vulnerabilità, come accade anche oggi per la nave Ocean Viking bloccata in mare da cinque giorni con 104 persone a bordo; procedere con il rilascio immediato delle navi umanitarie illegittimamente poste sotto sequestro amministrativo, affinché tornino al più presto a salvare Vite.
Le organizzazioni hanno infine auspicato che venga superato il clima di criminalizzazione dei soccorsi in mare e che il dialogo torni al vero cuore del problema: la necessità di salvare vite nel Mediterraneo e di definire politiche sulla migrazione più ordinate, sostenibili e umane.
“Dopo anni di esperienza e azione umanitaria nel Mediterraneo, stiamo ancora piangendo morti e raccogliendo cadaveri nel nostro mare - hanno detto i rappresentanti delle organizzazioni -. Ci auguriamo che questo incontro segni l’inizio di un’interlocuzione continuativa, concreta e trasparente, basata sulla realtà dei fatti e sull’urgenza di risposte efficaci, a partire dal rilancio delle attività di soccorso da parte degli Stati e da nuove politiche condivise a livello europeo, che comprendano vie di accesso legali e sicure per fermare le morti, proteggere le vite e contrastare il traffico di esseri umani. È ora di superare una volta per tutte la triste pagina che ha trasformato il Mediterraneo in fossa comune, tornando a rispettare i diritti umani e il diritto internazionale”.
25 ottobre 2019
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