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Puglisi (Sott. Lavoro): “Nei provvedimenti del decreto Rilancio non è stato posto alcun limite per le Regioni in piano di rientro”


"Non è stata posta limitazione alcuna rispetto alle strategie da porre in essere, neanche per quanto attiene al personale del Sistema sanitario nazionale, sia in termini di assunzioni che in termini di incentivi economici". Questa la rassicurazione da parte del sottosegretario al Lavoro che oggi ha così risposto in Aula alla Camera all'interrogazione sul tema presentata da Nesci (M5S).

15 MAG - "Per le regioni in piano di rientro si ribadisce che, al pari delle precedenti iniziative normative, anche le ultime misure di cui al Decreto-legge Rilancio, finalizzate a potenziare l'assistenza territoriale e la rete ospedaliera in modo strutturale e non limitatamente al periodo emergenziale, non pongono alcuna restrizione o limitazione".
 
A chiarirlo è stata oggi la sottosegretaria al Lavoro Francesca Puglisi, intervenendo in Aula alla Camera per rispondere all'interrogazione sul tema presentata da Dalila Nesci (M5S).
 
Di seguito la risposta integrale della sottosegretaria Puglisi.
 
"Presidente, rispondo all'interpellanza in esame a seguito di delega della Presidenza del Consiglio dei ministri e, nei profili di competenza, del Ministero della Salute. Giova premettere che il Ministro della Salute, per assicurare la migliore gestione della cosiddetta fase 2, intende sviluppare la seguente strategia, articolata in cinque punti, su tutto il territorio nazionale, senza limitazioni o deroghe per le regioni in piano di rientro: mantenere e far rispettare il distanziamento sociale a tutti i livelli e promuovere l'utilizzo diffuso di mezzi di protezione individuale; potenziamento della rete di assistenza territoriale, in particolare di quella domiciliare, al fine di assicurare una migliore presa in carico della cronicità e delle categorie di pazienti fragili, che sono i più vulnerabili ed esposti al contagio, anche mediante servizi di telemedicina coordinati da centrali operative regionali; potenziamento della rete ospedaliera incrementando il numero di posti di terapia intensiva e semintensiva e i servizi di emergenza e urgenza, in modo da poter assicurare una pronta risposta in caso di nuovi picchi epidemici; avvio di un'indagine nazionale di siero-prevalenza, al fine di poter disporre in tempi rapidi di studi epidemiologici e statistiche affidabili e complete sullo stato immunitario della popolazione, per la migliore individuazione delle misure di profilassi e di contenimento (la misura è stata varata recentemente con l'emanazione del decreto-legge n. 30 del 10 maggio del 2020); rafforzamento delle strategie di contact tracing mediante apposita app liberamente scaricabile sul cellulare, che consentirà di tracciare i contatti stretti intercorsi con persone risultate positive al COVID-19 a fini di prevenzione e cura. Anche in questo caso, dopo una fase di studio, la misura è stata attuata in via d'urgenza mediante adozione di un decreto-legge. Tutte queste misure, va ribadito, saranno garantite in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
 
Entrando nel merito della questione posta, si rassicurano gli onorevoli interroganti che tutte le misure che il Governo e il Ministero della Salute hanno adottato fin dall'inizio dello stato di emergenza, sia di natura normativa che amministrativa, per fronteggiare l'emergenza sanitaria da COVID-19, non hanno posto né limiti né differenze per le regioni in piano di rientro. I vari DPCM, le ordinanze e i protocolli, definiti sulla base delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico e degli organismi tecnici competenti, non escludono le regioni in piano di rientro né contemplano limitazioni di sorta in loro danno. Quanto alla segnalata necessità di garantire il diritto all'assistenza sanitaria in vista di una non auspicabile ulteriore ondata di contagi da COVID-19, anche per le regioni in piano di rientro si ribadisce che, al pari delle precedenti iniziative normative, anche le ultime misure di cui al decreto-legge Rilancio, finalizzate a potenziare l'assistenza territoriale e la rete ospedaliera in modo strutturale e non limitatamente al periodo emergenziale, non pongono alcuna restrizione o limitazione per le regioni in piano di rientro.
 
Pertanto, ed in estrema sintesi, non è previsto, in pregiudizio delle menzionate regioni, limitazione alcuna rispetto alle strategie da porre in essere, neanche per quanto attiene al personale del Sistema sanitario nazionale, sia in termini di assunzioni che in termini di incentivi economici. I punti della strategia di intervento per la gestione della fase 2 hanno trovato una prima attuazione con il recente varo delle nuove misure normative contenute nel citato decreto-legge Rilancio, dove è previsto un potenziamento dei servizi sanitari regionali, in particolare il potenziamento dell'offerta sociosanitaria a livello territoriale, con una particolare attenzione dedicata all'assistenza domiciliare integrata, nonché alle unità speciali di continuità assistenziale. Specifiche norme sono rivolte alla riorganizzazione della rete ospedaliera complessiva, con una precipua attenzione per il potenziamento strutturale dell'offerta di posti letto di terapia intensiva e semintensiva.
 
Nell'ambito di queste disposizioni si ribadisce che viene contemplata l'assunzione di personale sanitario anche in deroga ai vincoli previsti dalla legislazione vigente e vengono stanziate a tal fine apposite risorse. Quanto precede conferma che le articolate misure adottate per il potenziamento dei servizi sanitari regionali, con le connesse risorse stanziate, sono previste in favore di tutte le regioni, comprese quelle in piano di rientro. In ogni caso, va rimarcato che l'istituto dei piani di rientro è finalizzato a garantire il corretto impiego delle risorse pubbliche stanziate per rendere sostenibile il Sistema sanitario nazionale, garantendo la produttività della spesa sanitaria e ponendo rimedio a gestioni inefficienti che mettono in pericolo la tutela del diritto alla salute. In un contesto generale di risorse scarse e di bisogni di cura crescenti è indispensabile assicurare che la spesa sanitaria sia gestita nel modo più efficiente possibile, contemperando al meglio l'esigenza di garantire il diritto fondamentale alla salute, previsto dall'articolo 32 della Costituzione, con le esigenze di finanza pubblica e di equilibrio economico-finanziario del sistema".
 
Replicando, Nesci ha dichiarato: "Ciascun Presidente di Regione è soggetto istituzionale responsabile della gestione dell’emergenza Covid-19 come da Decreto del comandante della Protezione civile. Ma nelle regioni commissariate e che perseguono gli obiettivi del piano di rientro, come la Calabria, si sono rilevati gravi vuoti di potere e conflitti di competenza nella gestione dell’emergenza sanitaria”.
 
“I vincoli imposti dal Piano di rientro inoltre, non consentono la realizzazione di rapide misure di contrasto fondamentali per gestire l’assistenza sanitaria nell’emergenza, come ad esempio il reclutamento urgente di personale sanitario e la loro stabilizzazione. Problematica sui cui il governo si è già impegnato accogliendo un ordine del giorno a mia prima firma al Cura Italia, valutando l’opportunità di sospendere i Piani di rientro. Proseguiamo oggi più che mai per dare la possibilità a queste Regioni di agire nell’interesse e nella tutela della salute dei cittadini abbandonando ogni vincolo figlio della vecchia austerity”.

15 maggio 2020
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