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Speranza: “Non è finita. Sarebbe folle immaginare, in un quadro europeo così complesso, che l’Italia ne sia totalmente fuori”

di Marzia Caposio

Così il ministro della Salute intervenuto oggi all’inaugurazione della filiera produttiva dove verrà prodotto il vaccino anti-Covid realizzato da Sanofi e GSK nello stabilimento dell’azienda francese di Anagni (Frosinone). Il ministro ha poi ribadito le sue linee per la riforma del Ssn sottolineando comunque la necessità di mantenere la linea della prudenza nei confronti della pandemia che non è affatto conclusa. E poi test rapidi, scuola, campionato di calcio e proroga dello stato di emergenza e vaccini antinfluenzali

01 OTT - Quelli che stiamo vivendo oggi sono mesi difficili in cui non dobbiamo abbassare la guardia e dobbiamo continuare a rispettare le buone norme igienico-sanitarie e del distanziamento sociale. A pochi giorni dagli elogi dell’Organizzazione mondiale della sanità nei confronti dell’Italia e della gestione della pandemia, ad invitare alla prudenza è il ministro della Salute Roberto Speranza. “Questa è una sfida di carattere globale”, ha detto. “Non è finita. Sarebbe folle immaginare, in un quadro europeo così complesso, che l’Italia ne sia totalmente fuori”.
 
L’occasione per ribadire la sua linea di cautela è stata, oggi, l’inaugurazione della filiera produttiva del vaccino anti-Covid realizzato da Sanofi e GlaxoSmithKline (GSK) nello stabilimento dell’azienda francese di Anagni (Frosinone), a 70 chilometri da Roma. Per questo vaccino, ricordiamo, sono attualmente in corso le sperimentazioni di fase 1-2 e a dicembre dovrebbe partire la fase 3. Se i risultati finali saranno positivi, lo stabilimento di Anagni arriverà a produrre, insieme con Francia e Germania, 300 milioni di dosi di vaccino.
Nella gestione della crisi da Covid-19, l’Italia, nel suo complesso, ha dimostrato di essere un grande paese, ma questo è il momento della resistenza, ha ammonito il Speranza: “Dobbiamo resistere con il coltello tra i denti in questi 7-8 mesi che abbiamo davanti, ma mentre resistiamo dobbiamo guardare al futuro”.
 
Per il ministro “resistere” significa chiedere agli italiani ancora uno sforzo per continuare a seguire quei comportamenti corretti che hanno permesso di piegare la curva epidemiologica durate i mesi di lockdown. “Gli italiani, contro ogni stereotipo con cui spesso abbiamo avuto a che fare, sono stati il più ordinato, ligio e straordinario Paese che si sia mai visto”, ed è fondamentale continuare ad esserlo.
 
E proprio sulla possibilità di un nuovo lockdown,qualora la curva dei contagi continuasse a salire, il ministro sottolinea come, con un continuo monitoraggio e un grande sforzo della collettività si stia lavorando per evitarlo. “I numeri dell’Italia sono di gran lunga migliori rispetto a quelli di altri paesi europei, ma questo non deve assolutamente farci stare tranquilli. Dobbiamo tenere altissimo il livello di attenzione e monitorare passo per passo, territorio per territorio. E adegueremo le misure di volta in volta in base all’andamento epidemiologico che c’è nel Paese”.
 
E a chi spinge per una apertura al pubblico degli stadi,Speranza risponde così: “La nostra priorità è la scuola, non gli stadi”. “Abbiamo regole molto rigorose che ci hanno consentito di far ripartire il campionato di calcio. Io ho una posizione molto rigida sulla partecipazione del pubblico. Se oggi decidessimo di portare 20, 30, 40mila persone allo stadio ci prenderemmo un rischio sbagliato. Io sono convinto che si potrà fare ad un certo punto, ma non in questi mesi”.
 
Sulla scuola, il ministro ha ricordato come solo dalla prossima settimana, quindi a 15 giorni circa dal suono della prima campanella, si potranno avviare le valutazioni reali sull’impatto che la riapertura delle scuole sta avendo sulla curva epidemiologica del Paese. E per continuare a garantire l’istruzione a tutti gli studenti italiani in totale sicurezza, una delle armi che abbiamo attualmente a disposizione sono i test rapidi. Dall’ordinanza del 13 agosto che il ministro Speranza ha firmato, che prevedeva l’impiego di test antigenici negli aeroporti per i voli provenienti da paesi considerati a rischio, si sono fatti oltre 100mila test e ciò ha permesso di valutarne la reale efficacia e quindi di concretizzare l’ipotesi di utilizzarli anche in altri contesti come la scuola. Con questi test, che forniscono una risposta in 15 minuti circa, “alcune regioni sono già partite e in alcune scuole del Lazio e del Veneto, per esempio, sono già disponibili. L’auspicio è che presto anche le altre regioni si aggiungano a queste”, dice il ministro.
 
Come sappiamo, la ricerca scientifica si sta muovendo a grande velocità per arrivare a test sempre più affidabili e per trovare cure efficaci. Ma i vaccini? “Tutta la comunità scientifica internazionale è al lavoro sul vaccino. L’auspicio è di avere buone notizie in un tempo abbastanza breve”. Due gli aspetti di questa corsa contro il tempo alla ricerca di un ‘antidoto’ in grado di neutralizzare questo virus da tenere in considerazione: competizione e cooperazione. “Nella ricerca al vaccino stiamo assistendo ad una competizione tra scienziati, tra aziende farmaceutiche e tra Paesi, è logico che sia così, ma c’è anche una cooperazione internazionale perché appena avremo un vaccino a disposizione non dovrà essere privilegio di pochi”. E poi la promessa, “Io farò su questo argomento tutto quello che è nelle possibilità del nostro Paese. Dovrà essere un bene pubblico globale, un bene di tutti. È chiaro che si corre, ma alla fine siamo tutti della stessa squadra perché se c’è una cosa che abbiamo imparato da questa crisi è che nessuno si salva da solo”.
 
Altra questione spinosa riguarda una eventuale proroga dello stato di emergenza oltre il 15 ottobre, fino alla fine di gennaio. Il luogo deputato alla decisione finale rimangono le Camere, ha ribadito con forza Speranza “Di questo discuteremo in parlamento come è giusto che sia. Io sono per la linea della massima prudenza. C’è bisogno di mantenere la linea della massima attenzione della cautela e io parto da questa valutazione”.
 
Citando poi le parole di Papa Francesco “peggio di questa crisi c’è solo il rischio di sprecarla”, ha precisato che mai come in questo momento siamo stati nella condizione di poter fare delle riforme concrete per il Servizio sanitario nazionale e di poter investire in ricerca e innovazione tecnologica. Non sprecare ciò che la pandemia ci ha insegnato significa “capire che alcune cose sono necessarie, come la centralità del Ssn, gli investimenti sulla salute e sulle politiche sanitarie”.
 
L’occasione per riformare il nostro Ssn senza sacrifici è reale.“Spesso si sono fatte riforme con meno risorse, il che significa dover gestire dei tagli”. Ora “siamo di fronte ad una opportunità senza precedenti, noi possiamo riformare il nostro Servizio sanitario nazionale non in una fase restrittiva, ma in una fase espansiva”. Parola chiave di questo approccio è “prossimità”, dice chiaramente il ministro. “Dobbiamo riportare il Ssn il più possibile sul territorio, dobbiamo rafforzare l’assistenza domiciliare e dobbiamo lavorare per dialogare anche con la scuola per rispristinare un rapporto organico con Ssn. La casa deve diventare il primo luogo di cura delle persone”, ha proseguito. “Prima del decreto rilancio, per le persone con più di 65 anni, l’Italia aveva una assistenza domiciliare pari al 4%. Dopo il decreto, grazie ai 700 milioni di euro che ho voluto fortemente per questa partita, siamo passati al 6,7%”. I numeri contano, ha ribadito Speranza: “La media dei paesi OCSE è 6% e il mio auspicio è di superare il 10%”.
 
In ultimo la questione vaccini antinfluenzali. Per Speranza “le Regioni hanno fatto uno sforzo enorme consistito in un aumento del 70% rispetto all’anno scorso ma dobbiamo affrontare e risolvere nel tempo minore possibile la questione della disponibilità del vaccino anche nelle farmacie in condivisione con le Regioni. Le condizioni ci sono”.
 
Marzia Caposio

01 ottobre 2020
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