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Manovra. Con nuovi tetti spesa farmaceutica risparmio stimato di 470 mln per le aziende nel 2020. L’audizione dell’Upb


Si segnala però come la modifica, con un incremento di quello sugli acquisti diretti da parte delle strutture sanitarie (dal 6,89 al 7,55 per cento del fabbisogno sanitario nazionale) e una riduzione di quello sugli acquisti nelle farmacie convenzionate (dal 7,96 al 7,3), a parità di massimale complessivo (14,85 per cento), siano vincolate al superamento dei contenziosi sul payback. Segnalato, infine, un risparmio di 300 mln sulla spesa sanitaria dal 2023 grazie al potenziamento della digitalizzazione. IL TESTO

24 NOV - L'intervento sui tetti di spesa per la farmaceutica "comporterà una riduzione dello sforamento della spesa per acquisti diretti di farmaci e una conseguente diminuzione delle somme dovute dalle imprese farmaceutiche al Ssn (cosiddetto pay-back), stimabile in circa 400 milioni con riferimento al 2020, cui vanno aggiunti ulteriori 70 milioni per l’incremento del fabbisogno sanitario deciso dal Ddl di bilancio (su cui si è calcolato il tetto)".
 
A spiegarlo è l'Ufficio parlamentare di Bilancio oggi in audizione sulla manovra di fronte alla Commissione Bilancio della Camera.
 
La modifica dei tetti di spesa farmaceutica, prevede un incremento di quello sugli acquisti diretti da parte delle strutture sanitarie (dal 6,89 al 7,55 per cento del fabbisogno sanitario nazionale, incluso lo 0,2 per cento relativo ai gas medicinali) e una riduzione di quello sugli acquisti nelle farmacie convenzionate (dal 7,96 al 7,3), a parità di massimale complessivo (14,85 per cento). "Per il futuro - ricorda l'Upb - i tetti di spesa potranno essere rideterminati annualmente con la legge di bilancio, in base all’andamento del mercato e al fabbisogno assistenziale, nell’ambito del massimale complessivo, su proposta del Ministero della Salute, sentita l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), d’intesa con il Mef".
 
Quanto ai possibili risparmi, però, "va tuttavia considerato che sulla misura dei rimborsi, che viene indicata dall’Aifa, si è determinato un rilevante contenzioso da parte delle imprese, che non riconoscono i conti effettuati. Per il passato, l’accordo tra imprese e Regioni, recepito con la L. 12/2019, di conversione del DL. 135/2018, ha consentito infine di incassare i versamenti relativi agli anni 2013-17, sia pure scontati. Tuttavia, anche sul pay-back 2018 vi sono stati ricorsi. Dal 2019, con l’entrata in vigore di un nuovo sistema, essenzialmente basato sull’uso dei dati delle fatture elettroniche e sull’attribuzione dei rimborsi alle aziende in proporzione alle quote di mercato, invece che in base all’assegnazione di budget aziendali, si dovrebbe raggiungere una maggiore condivisione tra le parti riguardo ai dati e ai risultati in termini di rimborsi da pagare".
 
"Anche il provvedimento inserito nel Ddl di bilancio sembra mirare a una migliore condivisione, onde risolvere il contenzioso residuo sul 2018 e ridimensionare le resistenze nei confronti del sistema di pay-back per il futuro. Infatti la modifica dei tetti per il 2021 (2022) resta subordinata al pagamento, da parte delle aziende farmaceutiche, di quanto dovuto per il 2018 (2019) entro la fine di gennaio del 2021 (giugno 2021), che sarà certificato dall’Aifa entro il 10 febbraio (10 luglio). Il Ddl di bilancio chiarisce che va inteso che tali somme saranno corrisposte a titolo definitivo, con la conseguente estinzione delle liti pendenti, a spese compensate, per cessata materia del contendere".
 
Infine, dall'Upb segnalano un potenziale risparmio di 300 milioni sulla spesa sanitaria dal 2023 grazie al potenziamento della digitalizzazione.

24 novembre 2020
© Riproduzione riservata
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