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Influenza. La prevenzione è contagiosa, Una survey di Quotidiano Sanità

Alla luce degli esiti abbastanza preoccupanti del calo della vaccinazione anti influenzale registrati nella stagione appena passata, Quotidiano Sanità ha realizzato un’indagine su un campione rappresentativo dei propri lettori. Oltre l’80 per cento ritiene la vaccinazione anti influenzale uno strumento di sanità pubblica molto importante ma esistono ancora enormi spazi d’intervento, soprattutto in termini di comunicazione (anche dei professionisti), per invertire il trend in calo delle coperture, soprattutto negli over 65. Il focus dell’indagine anche sul vaccino quadrivalente, il ruolo dei medici e delle istituzioni, la percezione dei rischi delle complicanze. Tutti i numeri dell’indagine.

10 MAG - La stagione influenzale 2016-17 ha presentato alcune peculiarità: un anticipo di circa tre settimane, una rapida impennata dell’incidenza delle sindromi simil-influenzali e un elevato numero di casi nei soggetti di età ≥ 65 anni rispetto alle scorse stagioni. Il livello d’incidenza, dal 26 dicembre 2016 al 1 gennaio 2017, è stato pari a 10,12 casi per mille assistiti contro i 2 casi per mille assistiti nello stesso periodo della passata stagione. Gli ultimi dati per gli over 65, infine, fissano l’asticella della copertura vaccinale al di sotto del 50%.
 
Gli ultimi dati per gli over 65, infine, fissano l’asticella della copertura vaccinale al di sotto del 50%. Una percentuale veramente troppo bassa che Quotidiano Sanità ha deciso di indagare.
La valenza della vaccinazione anti influenzale è ben chiara dal punto di vista medico? Alla prima domanda dell’indagine condotta da Quotidiano Sanità su un campione di professionisti/lettori, rappresentativi di tutte le figure coinvolte, più di 8 rispondenti su 10 (ben l’84%) ha risposto senza indugio di considerare la vaccinazione anti influenzale uno strumento molto importante di sanità pubblica. Talmente importante che, al contrario del dato comunemente noto, ben sei rispondenti su dieci (62%) hanno asserito di essersi vaccinati quest’anno.
 
Perché, dunque, la vaccinazione anti influenzale ha registrato dei livelli di copertura molto al di sotto dell’obiettivo fissato soprattutto negli over 65?
Non tanto per disinformazione dei medici né per sfiducia nei confronti del proprio curante ma, secondo i rispondenti, è da ricercarsi principalmente nel percepito/vissuto del cittadino: scarsa fiducia (30%), disinformazione (25%) e sulle disfunzioni del sistema (28%) individuate principalmente nella carenza organizzativa (10%) e comunicazione istituzionale poco efficace (18%). Assolutamente residuale è considerata un’eventuale difficoltà di somministrazione del vaccino (1%).
 
Ma, come dire, “sic stantibus rebus…” a chi spetta dunque il compito di influenzare positivamente il cittadino? O meglio, al momento, quali sono gli agenti informativi maggiormente ascoltati dagli italiani? La classe medica è considerata da circa un terzo dei rispondenti, 34%, (Medici di Medicina Generale - 28%, medici specialisti - 6%).
 
Un posto molto alto nella classifica tra gli “influencer” spetta invece ai media e per più di quattro rispondenti su dieci (42%) con una percezione così suddivisa: mass media (31%), web (11%). Per quasi un quarto dei rispondenti, infine, familiari e/o amici hanno un ruolo molto importante (24%). A questo interrogativo non poteva seguirne uno altrettanto importante, soprattutto alla luce dei risultati, anzi degli effetti disastrosi, del calo vaccinale registrato nell’ultima stagione. Se il cittadino (per quasi il 70% dei rispondenti) è influenzato prevalentemente da informazioni non di taglio medico, è in grado di valutare le possibili complicanze dell’influenza? E la risposta non poteva che essere negativa. Ben sette rispondenti su dieci (70%) ritengono che, sulla base della propria esperienza, le possibili complicanze dell’influenza non siano correttamente comunicate dai medici al cittadino. E la pressoché totalità dei rispondenti ritiene che, sulla base della propria esperienza, le possibili complicanze dell’influenza non siano di conseguenza correttamente percepite dal cittadino. Approfondendo le motivazioni di questa scarsa percezione per quasi quattro rispondenti su dieci (38%) è un problema di disinformazione. Poco più di un terzo dei rispondenti (34%) ritiene che molta voce in capitolo la abbiano le campagne denigratorie contro le vaccinazioni. Poco più di un quinto dei rispondenti (21%) pensa che una certa responsabilità sia dovuta ad una comunicazione istituzionale poco efficace. E residuale, ma neanche tanto, (7%) la motivazione per cui si tratti di un fenomeno non numericamente rilevante in termini di sanità pubblica.
 
L’indagine ha quindi voluto approfondire, a questo punto, su chi dovrebbe essere il primo responsabile di una corretta informazione sul tema della vaccinazione antinfluenzale e sulle complicanze, soprattutto nelle persone più anziane e sui soggetti fragili. Quasi sei rispondenti su dieci (57%) ritengono che sia una precisa responsabilità del medico di famiglia.
Quasi tre rispondenti su dieci (29%) ritengono maggiormente responsabile il Servizio Sanitario Regionale e i servizi delle ASL, poco più di uno su dieci (14%) ritiene che il compito primario debba essere pertinenza dei media. È peraltro Interessante notare come i medici di famiglia esprimano una percentuale piuttosto bassa rispetto alle attese (48%) sull’item di risposta che li vede indicati come protagonisti, mente esprimono la percentuali più alta tra le categorie professionali interrogate per l’item di risposta che indica come principale responsabile il Servizio Sanitario Regionale e i servizi delle ASL (34%). Il che sembrerebbe indicare, sorprendentemente, una sorta di “deresponsabilizzazione” rispetto all’informazione/formazione diretta al cittadino.

La continua ricerca, anche in un campo d’intervento ormai così consolidato come quello della vaccinazione anti influenzale ci ha quindi spinto anche a chiedere se l’utilizzo del vaccino quadrivalente sia considerato davvero utile in termini di sanità sanità pubblica sebbene leggermente più costoso. Meno di un rispondente su dieci (8%) non lo ritiene utile (non utile - 1%, poco utile - 7%). Più di quattro rispondenti su dieci (44%) ritengono che sia abbastanza utile e quasi la metà, (48%) ritiene che l’utilizzo del vaccino quadrivalente sia molto utile, potendo garantire una maggiore copertura.

10 maggio 2017
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