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Il commento.  “Tanto rumore per nulla”


12 MAG - Il “caso”, e le virgolette stavolta sono obbligate, sollevato dal comunicato della Cgil di Milano che ha voluto stigmatizzare la decisione di 8 infermieri della Mangiagalli di annunciare l’obiezione di coscienza nei confronti della RU 486, è un esempio lampante del livello di confusione e strumentalizzazione ormai imperanti attorno a questo farmaco abortivo.
In primo luogo siamo di fronte a una “non notizia”. Perché il numero delle obiezioni rilevate tra il personale infermieristico della clinica milanese (8 su 24 infermieri dei reparti dove si pratica l’Ivg) è addirittura inferiore alla media nazionale del 40,9% di obiezioni all’aborto tra il personale non medico. E allora, viene da chiedersi, perché tanto chiasso quando l’obiezione di coscienza all’Ivg esiste da sempre ed è contemplata dalla legge 194 per tutto il personale sanitario coinvolto, compresi gli infermieri?
L'unica spiegazione è che ormai se si parla di RU la polemica è certa. Qualsiasi sia il contesto e il tema. In questo caso la Cgil milanese voleva richiamare l'attenzione sul rischio che la presenza di tanti obiettori (anche se, abbiamo visto, si è su livelli inferiori alla media nazionale) potesse minare il diritto della donna alla prestazione abortiva. Tuttavia la notizia è stata data in modo diverso, enfatizzando il fatto che 8 infermieri avessero detto no alla pillola abortiva, quando in realtà il problema era semmai quello di verificare se, effettivamente, tale obiezione, riferita alla 194 e non alla RU, mettesse effettivamente a rischio il regolare svolgimento del lavoro in corsia. Tutta colpa dei media? Forse.  Ma certamente non capiamo perchè la Cgil abbia dovuto tirar fuori questa storia enfatizzando "l'obiezione alla RU". Non è che anche loro, pur partendo da posizioni opposte, sono caduti nella tentazione di "strumentalizzare" il farmaco francese, in questo caso ai fini di richiamare l'attenzione sul problema più genrale dell'obiezione di coscienza? Se così fosse avrebbero sbagliato. Come sbagliano coloro che, attaccando la RU 486 spacciandola non per quello che è - e cioè un’alternativa all’aborto chirurgico, regolarmente autorizzata e praticata in tutto il mondo - ma come una scorciatoia “indolore” e quindi “banalizzante” il dramma dell’aborto, tendono in realtà a mettere in discussione l’autodeterminazione della donna nei confronti della maternità. Misconoscendo anche il ruolo che comunque ha il medico nella scelta di prescrivere o meno la pillola abortiva. In scienza e coscienza, per l’appunto. Insomma ancora una volta “tanto rumore per nulla”.
 
Cesare Fassari
 

12 maggio 2010
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