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Rapporto Aiop. “Il sistema è misto, serve un’equa distribuzione degli sforzi e degli oneri”


04 DIC -  
Bisogna guardare oltre la crisi, superando la difficile coniugazione tra risanamento finanziario e trasformazione concreta del sistema ospedaliero, per far evolvere in maniera costruttiva il patrimonio costituito dall’ospedalità “reale” di cui dispone il Ssn.
E gli strumenti ci sono. Quali? Una maggiore efficienza dei processi, una migliore efficacia (diffusa territorialmente in maniera più omogenea) dei risultati. Una maggiore trasparenza del rapporto tra risorse investite e prestazioni fornite dal pubblico come dal privato. E ancora una governance più equilibrata del sistema con un “soggetto terzo” cui attribuire l’onere del controllo indipendente dei risultati raggiunti, come pure una inevitabile maggiore responsabilità da parte del cittadino.
 
Dalla decima edizione del Rapporto Aiop “Ospedali & Salute 2012” non arriva solo un invito a creare un’alleanza virtuosa “che aiuti l’intero sistema a trasformarsi, migliorando i propri risultati e distribuendo in maniera equa gli sforzi necessari”, ma anche un’analisi dettagliata della realtà esistente da offrire agli operatori, ai decisori e alla stessa opinione pubblica, per governare al meglio il sistema.
 
vediamo i punti fondamentali sui quali si è focalizzato il Rapporto Aiop 2012.
 
“Un punto di attenzione – ha spiegato Nadio Delai, curatore del Rapporto – è quello legato alla necessità di considerare le esigenze di quella che può essere definita come ospedalità “reale”, esigenze che entrano inevitabilmente in dialettica con quelle derivanti da quella che può essere chiamata ospedalità “finanziaria”. Nella prima infatti operano i soggetti che utilizzano e quelli che erogano servizi attraverso processi organizzativi e di impiego delle risorse (umane ed economiche) disponibili: il tutto certamente in una situazione da migliorare e, per certi aspetti, da ripensare, dovendo tener sempre più conto della crescita del numero di anziani e delle attese sempre più evolute di cura. Nella seconda operano soggetti e si applicano logiche che tendono (legittimamente) a qualificare la spesa pubblica, accrescendo l’efficienza complessiva del sistema ospedaliero”.
 
Occorre quindi coniugare le due diverse esigenze, non dimenticando mai che il nostro è un sistema misto pubblico-privato.
“Un’integrazione giàprevistadalDecretoLegislativodel1992, maapplicato soloinparte – ricorda l’Aiop – e confermata dall’erogazionedi51,4milionidi giornatedidegenzadapartedellestrutturepubblicheedi18,9milioni dapartedellestruttureprivateaccreditate(conunasuddivisionerispettivamente del 73,1% e del 26,9%); da unadistribuzionedellaspesaospedalierapubblicacomplessivachesiripartisceperl’85,6%infavoredellestrutturepubblicheesirivolgeperil 14,4%a quelle private accreditate (nel loro complesso). E ancora da unconfrontotranumerodigiornatedidegenzaforniteerelativaattribuzionedirisorsepubbliche,chepermettedievidenziarecomecol14,4% diquesteultimelestruttureprivateaccreditate(nellorocomplesso)riescanoafornireil26,9%dellegiornate,svolgendocosìunruolo nonsolodicomponentesignificativadelsistemamistomaanchedisoggetto che opera a costi più contenuti”.
E non solo, il privato accreditato ha anche un superiore livello di complessità media nazionale delle prestazioni. Un fenomeno trasversale, che si rileva dal Piemonte alla Lombardia, dal Veneto alla Liguria, dall'Emilia Romagna alla Toscana, dall’Umbria, all'Abruzzo, alla Calabria.
 
Insomma il sistema misto, che per l’Aiop sembra dunque essere vincente. E la pensano così anche i cittadini, tant’è che l'85% sostiene che ormai le strutture private accreditate fanno parte del sistema ospedaliero e che, al momento del ricovero, quello che conta non è tanto se una struttura è pubblica o privata, quanto la presenza della specializzazione di cui si ha bisogno, la qualità delle prestazioni, la vicinanza.
 
Un sistema che però l’emergenza finanziaria ha colpito duramente, generando effetti distorsivi. “Siamo in presenza di una sorta di fluidità quasi permanente di provvedimenti che sono stati presi negli ultimi anni nel tentativo – si legge nel Rapporto – di ridurre la spesa sanitaria pubblica attraverso una molteplicità di azioni che non sono costituite solo da tagli diretti bensì anche da meccanismi di intervento si specifici aspetti come tariffe, accessi, numero di posti letto”.
A questo si aggiunge “una parallela pressione sugli utenti”. Una pressione che si sostanzia da un punto di vista “oggettivo” con l'aumento dei ticket sanitari per visite e prestazioni specialistiche ambulatoriali presso gli ospedali (cresciuto dell'11,3%) a fronte di un aumento del 13,3% del ticket sui farmaci. E accanto a questa esiste una percezione soggettiva di questa pressione in conseguenza della quale il 75,1% degli utenti teme che con la spendono review non si riuscirà a incidere a sufficienza sui livelli di efficienza dei servizi ospedalieri pubblici, col risultato di addossare ai pazienti oneri ulteriori o di riservare loro un minor numero di servizi.
 
“L’esigenza di fondo, se si vuole che l’ospedalità “finanziaria” diventi effettivamente ospedalità “reale” – suggerisce quindi l’Aiop– è che si individui un’equa e trasparente suddivisione degli sforzi, senza implicite traslazioni di comodo degli oneri da un soggetto all’altro e più precisamente dal soggetto ospedaliero pubblico al soggetto ospedaliero privato accreditato o addirittura agli utenti finali. Insomma serve un governo equo della pressione che si deve esercitare sulle componenti fondamentali, senza dimenticare che già lo scorso anno si è sottolineato come proprio l’ospedalità pubblica presenti un tasso medio di inefficienza implicita difficilmente comprimibile, pari in media al 27,9% per le Regioni a Statuto Ordinario e al 36,1% per le Regioni a Statuto Speciale”.

04 dicembre 2012
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