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Telediagnosi. Canitano (Snr): “Serva a migliorare le cure, no ad evitare la presenza notturna dei medici in ospedale”


12 MAG - I progressi della tecnologia in termini di trasmissione delle informazioni e dei dati hanno dato di recente un impulso irreversibile alla telegestione dei dati clinici ma anche dei pazienti. Ma l’applicazione della telemedicina implica una serie di non trascurabili aspetti che aumentano la complessità della erogazione delle prestazioni sanitarie. “È chiaro che l’introduzione della telemedicina, che sia la comunità internazionale sia le società scientifiche ritengono inarrestabile e irreversibile, è una sfida per la cultura degli operatori sanitari, medici in prima fila, che sentono sfuggire il rapporto diretto con i pazienti”. Questo il tema dell’intervento di Stefano Canitano, del SNR (Sindacato Nazionale Area Radiologica), al convegno promosso a Gorizia dalla Federazione europea dei medici dipendenti VEDI RELAZIONE INTEGRALE.

“Una simile difettosa percezione – secondo Canitano - ha già complicato l’evoluzione della diagnostica per immagini, lasciando deperire l’esame obiettivo e l’indispensabile formazione delle ipotesi diagnostiche nella mente del medico dalla relazione con la semeiotica fisica e l’anamnesi, per essere sostituita dal ricorso spesso inappropriato alla diagnostica. Così non dovrà essere per l’uso della telemedicina, anche se alcune degenerazioni sono già in atto”.

Ad esempio, quando si parla di telediagnosi, “rispetto alla semplice reperibilità del radiologo nel piccolo ospedale di montagna o di un’isola si da un valore aggiunto alla diagnosi prevedendo comunque una procedura corretta di trasferimento del paziente o di chiamata di un collega reperibile (in realtà già previsto nei livelli di accreditamento italiani) e tutto ciò dà ulteriore sicurezza a tutto l’iter diagnostico” ma, sottolinea Canitano, “non è e non deve essere possibile utilizzare la telediagnosi come una modalità per eliminare la presenza notturna del radiologo nella U.O. sede di Dipartimento di DEA e la telemedicina, come per le altre branche, non deve essere vista come una possibilità di risparmio ma come una opportunità di aumentare la qualità del sistema”.

E “se usata razionalmente e nell’intento di aumentare la qualità delle prestazioni – conclude Canitano - si deve prevedere un aumento dei costi atti a evitare possibili errori nella trasmissione o nell’accesso da remoto alle immagini. Tutto ciò costa e il controllo della qualità del sistema deve essere la base per implementare la telemedicina in generale. Il tutto deve essere previsto in una procedura condivisa che comporti anche la adeguata formazione di tutto il personale coinvolto nel progetto”.
 

12 maggio 2014
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