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Pnrr. Fimmg boccia nuovamente le Case della Comunità: “Non rispondono alle necessità dei cittadini. Su medici di famiglia c’è una narrazione distorta”


Nuova presa di posizione del sindacato contro il processo di riforma della sanità territoriale. “La Medicina Generale si trova nella totale incertezza dell’evoluzione del suo ruolo, ancora oggi descritto da un ACN vecchio di quasi vent’anni che nelle difficoltà del suo rinnovo rischia di essere travolto da dinamiche normative esterne e sbagliate”. LA MOZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE

08 DIC - “Considerato che nelle prossime settimane si realizzeranno passaggi normativi cruciali per la sanità italiana, attraverso la legge di bilancio, il varo del DM 71 e l’avvio del PNRR, vive con preoccupazione la delicata situazione in cui la Medicina Generale si trova, nella totale incertezza dell’evoluzione del suo ruolo, ancora oggi descritto da un ACN vecchio di quasi vent’anni che nelle difficoltà del suo rinnovo rischia di essere travolto da dinamiche normative esterne e sbagliate”. È quanto afferma la Fimmg nella mozione conclusiva del Consiglio Nazionale in cui il sindacato dei medici di famiglia è tornato a gran voce a criticare le riforme in atto e denuncia come “non cessano i continui riferimenti negativi da parte dei media e di parte della politica, riferiti ad una medicina generale descritta come inefficiente e colpevole, persistendo una narrazione distorta e del tutto scorretta, ordita a tavolino per fini che nulla hanno a che vedere con il miglioramento dell’assistenza territoriale e della salute globale della popolazione”.
 
E la prima bocciatura riguarda le Case della Comunità dove i medici di famiglia dovrebbero lavorare per 2 ore a settimane secondo le ultime bozze di riforma sui cui sta lavorando Agenas. “Secondo il 55° Rapporto Censis  - rileva la Fimmg - sulla situazione sociale del Paese/2021 “il 94% della popolazione ritiene indispensabile avere sul territorio strutture sanitarie di prossimità, con medici di medicina generale, specialisti e infermieri cui potersi rivolgere sempre”, non ritiene che le Case della Comunità previste dal PNRR potranno rispondere a tale domanda, essendo il concetto di comunità e, pertanto, di prossimità, estremamente variabile, in relazione all’esperienza individuale del cittadino (condominio, quartiere, cittadina, paese…), necessitando quindi di un modello flessibile e diffuso che solo l’attuale rete degli studi dei medici di medicina generale, anche attraverso il proprio personale di studio, sanitario e non, può garantire”.
 
Ma non solo la Fimmg “vive con perplessità il continuo riferimento dei documenti preparatori del PNRR ad un modello di assistenza fondato sul debito orario dei medici, anche e non solo all’interno delle future Case della Comunità, nella completa ignoranza rispetto alle necessarie modalità di autonoma organizzazione su cui si fonda la medicina generale, rinunciando a processi legati ai contenuti, ai risultati, al mantenimento di un rapporto fiduciario come modalità di lavoro, alimentando quindi il sospetto che non sia chiaro a nessuno quale ruolo dovranno avere i medici di medicina generale all’interno delle case della comunità e che il loro coinvolgimento nelle stesse abbia unicamente finalità di subordinazione”.
 
E il sindacato per questo ribadisce la sua linea storica “ponendo come princìpi indiscutibili i cardini della medicina generale: fiduciarietà, capillarità, professionalismo, autonoma organizzazione, obiettivi di salute”.
 
Altro niet viene sentenziato in merito al progetto delle COT (Centrali Operative Territoriali) che “per come oggi progettate, che nel caso di un distretto di medie dimensioni potrebbe dover gestire 8.000 richieste al giorno, in un modello che abolisce le forme di contatto diffuso e fiduciario tipiche della medicina generale e che rischia di diventare un filtro destinato a limitare l’accessibilità dell’assistenza territoriale”.  

08 dicembre 2021
© Riproduzione riservata

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