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Fnopo: “Quest’anno 8 marzo dedicato a tutte le donne costrette a vivere in scenari di guerra”


La Federazione delle ostetriche: “In questo momento particolare vogliamo porre l’attenzione al duplice ruolo che le donne assumono durante i conflitti: da un lato vittime anche attraverso l’uso della violenza fisica personale (aggressioni sessuali, mutilazioni, assistere all’allontanamento dei propri familiari e affetti ), dall’altro come parte attiva della società civile quali difensori dei diritti umani, voci di denuncia dei territori di occupazione”.

08 MAR - “Quest’anno il Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica/o desidera dedicare l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, a tutte le donne, ai bambini e a tutti i soggetti fragili che in questo momento stanno vivendo in prima persona scenari di guerra. L’inizio del recente conflitto russo – ucraino ha infatti portato alla ribalta il tema che emerge in questi eventi: la violenza dei conflitti e il loro brutale carico di disperazione e di morte che portano con sé. Situazioni che ci lasciano sgomenti e ci fanno sentire vicini a queste popolazioni. Mai nessuno, in alcuna parte del mondo, dovrebbe essere costretto a scappare dalla propria casa, dal proprio Paese a causa dei bombardamenti, né dover essere costretto ad andare al fronte a combattere”, affermano i componenti del Comitato centrale FNOPO.
 
“La ricorrenza dell’8 marzo – proseguono -  impone ogni volta una seria riflessione sul tema della violenza nei confronti delle donne, troppo spesso agita in ambito familiare, come in ambito lavorativo. In questo momento particolare vogliamo porre l’attenzione al duplice ruolo che le donne assumono durante i conflitti: da un lato vittime anche attraverso l’uso della violenza fisica personale (aggressioni sessuali, mutilazioni, assistere all’allontanamento dei propri familiari e affetti ), dall’altro come parte attiva della società civile quali difensori dei diritti umani, voci di denuncia dei territori di occupazione – aggiungono i vertici nazionali della professione di ostetrica/o -. La violenza, dunque, ha varie sfaccettature: da una donna costretta a fuggire in gravidanza e dare alla luce la propria bimba in una stazione della metropolitana, usata come rifugio, a chi perde tutta la propria famiglia sotto i bombardamenti, a chi cerca di portare con sé quel che può e scappare in un Paese che gli dia rifugio. Nessun conflitto potrà mai giustificare tutto questo dolore. Le ostetriche/i italiane/i sono vicine alle colleghe ucraine, russe, e a tutte le colleghe del mondo che vivono in territori in conflitto, poiché le ostetriche/i sono sempre vicine alla donna e a tutela della loro salute e della loro vita. Professioniste che garantiscono sempre, in ogni contesto, la propria assistenza”.
 
 
“Come ostetriche/i, professionisti che si occupano in generale della protezione e promozione della vita l’unica posizione da prendere, in ogni conflitto, è quella di essere sempre al fianco delle popolazioni civili di una parte e dell’altra, perché sono loro le sole a pagare in prima persona le conseguenze del conflitto. A loro deve andare ogni pensiero e ogni azione affinché si possa tornare al più presto a una vita normale”, afferma la presidente nazionale FNOPO, dott.ssa Silvia Vaccari.
 
“Oggi più che mai, davanti alle ennesime scene di arrivo di nuovi profughi e alle immagini di devastazione è necessario richiamare la politica internazionale al proprio ruolo e dovere di ricerca del confronto e della mediazione. Servono “colombe” e non “falchi” per scongiurare assolutamente una escalation di contrapposizione tra le parti che potrebbe far rischiare un nuovo conflitto globale”, concludono i componenti del Comitato centrale FNOPO.

08 marzo 2022
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