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Infermieri. La pensione si è allontanata di 0,8 anni rispetto al 2007


Da 59,9 del 2007 l'età media di pensionamento degli infermieri italiani è salita nel 2011 a 60,7 anni. L’incremento ha interessato soprattutto il Sud (+1,3 anni), dove la quota di pensionati sotto i 60 anni è crollata dal 50,9% al 21,7%. Ecco il Rapporto Ipasvi.

04 SET - La vita lavorativa degli infermieri diventa sempre più lunga. Se nel 2007 si si lasciava il posto di lavoro in media a 59,9 anni, nel 2011 l’età media di pensionamento è arrivata a 60,7 anni (61 il dato per gli uomini; 60,6 quello per le donne). In pratica, in quattro anni la vita lavorativa degli infermieri si è mediamente allungata di 0,8 anni, ma per gli uomini l’allungamento è stato sensibilmente superiore: 1,2 anni contro lo 0,7 delle infermiere.

I dati arrivano dalla Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi e derivano dall'analisi dei flussi in uscita dagli Albi provinciali da parte dei infermieri tra i 56 e i 65 anni di età (per meglio “isolare” la quota di cancellazioni più verosimilmente riconducibile a pensionamento) calcolati al lordo del ritardo di cancellazione, cioè del periodo che intercorre tra la data effettiva di pensionamento e quella di registrazione della cancellazione dall’Albo.

Si tratta del secondo dato reso noto dalla Federazione sulle interazioni tra la professione e l'attuale mercato del lavoro, dopo la pubblicazione nei giorni scorsi dell'analisi riguardante i flussi in entrata negli Albi provinciali.

In questo secondo livello di analisi l’intenzione dell’Ipasvi era mettere in evidenza le “reazioni” del mondo del lavoro infermieristico alle modifiche al sistema previdenziale intervenute nel periodo considerato, dal sistema delle “quote” agli ultimi provvedimenti del governo Berlusconi-Tremonti. Fuori dal campo di osservazione sono invece gli effetti derivanti dalla riforma Monti-Fornero del novembre 2011.

Proprio nel 2011, le cancellazioni relative a infermieri tra i 56 e i 65 anni di età hanno rappresentato il 42% del complesso delle cancellazioni (43,5% la quota relativa alle cancellazioni “precoci”, 14,5% quella delle cancellazioni “tardive”).

 
L’incremento dell’età al pensionamento ha interessato tutte le ripartizioni geografiche, ma è risultato particolarmente significativo nelle regioni del Sud (+1,3 anni come dato medio). Sempre nel Meridione, la quota di pensionati sotto i 60 anni è crollata dal 50,9% al 21,7%.

Del resto, anche a livello nazionale la quota di pensionati under 60 si è drasticamente ridotta, passando dal 47,8% del 2007 al 29,3% del 2011; per i maschi, si è addirittura dimezzata (dal 50,3% al 24,1%).

Da rilevare, infine, che il numero di cancellazioni in età 56-65 anni, stabile fino al 2009 intorno alle 1.400 unità annue, ha subito una brusca accelerazione nel 2010 (+23% rispetto al 2009) e nel 2011 (+19,6% rispetto all’anno precedente).
 
 

04 settembre 2012
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