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Ecm. Quici (Cimo): “Colleghi devono completare il fabbisogno di crediti. Rischi con le assicurazioni”


"I colleghi devono tentare a tutti i costi di completare i propri crediti Ecm perché potrebbero avere, in futuro, problemi con le assicurazioni. Capisco anche le grandi difficoltà che possono avere.  Da qui la necessità di una riforma della formazione che li attiri e coinvolga di più e che gli dia maggiore consapevolezza", spiega il presidente della Cimo.

06 DIC -

Raccogliere “a tutti i costi” i crediti necessari per completare il fabbisogno formativo del triennio ECM che si concluderà a fine mese. È quanto chiede ai colleghi il Presidente di Cimo, Guido Quici. Che ricorda a tutti il rischio concreto di non riuscire a trovare una polizza assicurativa nel caso in cui si dovesse risultare non in regola.

Presidente, tra le varie grane dei medici c’è anche quella di non risultare inadempienti nei confronti della prossima scadenza del triennio formativo ECM, visto che non sono previste ulteriori proroghe. Qual è la posizione di Cimo da questo punto di vista?
I colleghi devono tentare a tutti i costi di completare i propri crediti ECM perché potrebbero avere, in futuro, problemi con le assicurazioni. Capisco anche le grandi difficoltà che possono avere, perché se hanno troppo lavoro e non riescono ad avere neanche una vita privata, diventa complicatissimo fare anche la formazione. Da qui la necessità di una riforma della formazione che li attiri e coinvolga di più e che gli dia maggiore consapevolezza. In ogni caso, le regole attuali vanno rispettate e quindi chi non ha raggiunto i crediti farebbe bene a mettersi in regola.

Competenza può diventare il termine chiave per il futuro della professione medica? In questo caso, la formazione continua riveste senza dubbio un ruolo di primo piano…

Le competenze sono fondamentali. I medici hanno una laurea e una o più specializzazioni, quindi le competenze professionali le hanno. Il problema è che diversi aspetti organizzativi fanno perdere di vista le competenze. Se devo andare a tappare i buchi di turni di servizio vacanti o perché manca un medico in un determinato reparto, la competenza rischia di saltare. Serve una formazione continua anche all’interno delle strutture ospedaliere, che in realtà investono poco o niente nella formazione. Io avevo lanciato un’idea: trasformare le 4 ore non assistenziali in ore di auto convenzionamento per ridurre i tempi di attesa. In una buona parte di questo tempo il medico può essere libero di fare formazione, perché se aspetta che sia l’azienda a fargliela fare, se lo può pure dimenticare.

È una proposta che si può portare al tavolo della commissione ECM che potrebbe insidiarsi con il nuovo ministro?
Sì, è questione di volontà politica. Credo che le 4 ore non assistenziali non abbiano portato a nessuna riduzione dei tempi d'attesa. Se queste ore fossero pagate a parte, per ridurre i tempi d'attesa, e parallelamente il medico provvedesse a fare la sua formazione sarebbe molto meglio. Anche perché, in questi 10 anni l’impegno di spesa delle aziende sulla formazione si è molto più che dimezzato. Si spende pochissimo, come quota pro capite.



06 dicembre 2022
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