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Contratto dirigenza medica e sanitaria. Onotri (Smi): “Irrisorio l’incremento retributivo del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%. Occorre invertire il declino del Ssn” 


Il Sindacato medici italiani propone una detassazione del salario accessorio, una flat tax applicabile almeno per l’attività libero professionale. Ed anche, una nuova organizzazione del lavoro con l’avvio di politiche di parità opportunità, e modifiche al DM 70 per permettere maggior percorsi di carriera

31 GEN -

“Stiamo seguendo con attenzione le trattative per il rinnovo del contratto della dirigenza sanitaria. Lasciano basite le notizie che non vi saranno aumenti stipendiali perché si prevede solo un incremento retributivo del 4,5% a fronte di una inflazione del 12%. Un aumento assolutamente irrisorio che non copre nemmeno la spinta inflattiva che sta investendo da mesi la nostra economia”.

Così Pina Onotri, Segretario Generale del Sindacato Medici Italiani sull’apertura il 2 febbraio prossimo della trattativa per il rinnovo del Ccnl per il triennio 2019/2021 del personale della dirigenza sanitaria del SSN.

“Proponiamo per il lavoro della dirigenza sanitaria una detassazione del salario accessorio, una flat tax applicabile almeno per l’attività libero professionale. Una parte dello stipendio deve essere detassato altrimenti come si potrà a competere con la sanità privata e con chi con un reddito di 85.000 euro paga il 15% di flat tax? Allo stesso tempo auspichiamo una nuova organizzazione del lavoro, tenuto conto che oltre il 50% del personale medico e sanitario è donna, con l’avvio di politiche di parità opportunità.

Richiediamo – aggiunge – che si estenda la certificazione della parità di genere nell’ambito della Missione 5 del PNRR anche alle aziende ospedaliere e sanitarie. Bisogna puntare all’obiettivo di incentivare le aziende sanitarie e ospedaliere ad adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità, come le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità, con la necessità di prevedere modalità di lavoro flessibile. Proponiamo, in questo senso, che le aziende sanitarie e ospedaliere abbiano accesso ai Fondi PNRR sulla parità di genere e che il Governo destini un fondo di 10 milioni all’anno per la parità di retribuzione a parità di mansioni nella dirigenza sanitaria”.

La crisi delle professioni ospedaliere del Ssn è in corso da tempo, ricorda poi Onotri, con la fuga di centinaia di professionisti dal servizio pubblico, con la drammatica condizione i cui versano i dipartimenti di emergenza-urgenza e con la demedicalizzazione del 118. “Vi sono alcune specializzazioni, inoltre, che vengono continuamente penalizzate per fare in modo che transitino direttamente verso il privato – aggiunge – gli oculisti e gli otorini, per esempio, sono tra quelli che si sentono sempre più dire, dalle aziende ospedaliere, che non vi sono sale operatorie a disposizione per determinati tipi di interventi; la spinta è quella di costringere alcune specializzazioni ad adottare modalità operative simili a quelle che usano gli odontoiatri”.

A questo quadro già a tinte fosche si aggiungono il carico improprio burocratico e la tendenza, da parte delle aziende ospedaliere, a voler contingentare le prestazioni mediche alimentando il rischio di errori per i professionisti: “Non condividiamo, per questo, la scelta da del Governo e della parte pubblica di prevedere il rinnovo del contratto in termini di isorisorse.

È arrivato il tempo di ridare dignità a questo lavoro – prosegue Onotri – pensando alla standardizzazione di un sistema che valorizzi le competenze professionali, che punti al benessere organizzativo, che permetta la progressione di carriera, con l’attribuzione e il rinnovo degli incarichi. Un sistema che migliori le condizioni lavorative, ora stressanti, determinate da pesanti turni di servizio, weekend sempre occupati da guardie e reperibilità, precariato protratto e stipendi inadeguati, molto al di sotto della media europea. Occorrono scelte che diano maggiore attenzione alla formazione, alle garanzie e alle tutele per gli specializzandi. Bisogna prevedere modifiche al DM 70 – conclude – per permettere maggior percorsi di carriera. Nel nuovo Ccnl auspichiamo che ci siano misure esigibili, con la relativa tempistica, in merito all’applicazione delle norme contrattuali da parte delle aziende sanitarie”.



31 gennaio 2023
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