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Farmacia. Conasfa: “Garantire sostenibilità per evitare deriva commerciale”


“La salute ha poco a che fare con il marketing”. Per questo l’Associazione chiede che il nuovo sistema di remunerazione “sottragga le farmacie dalla logica del commercio retribuendole per i servizi offerti”, permettendogli così di concentrarsi sulla loro missione di servizio a tutela della salute.

15 OTT - “Al di là di ogni trattativa, è necessario definire una volta per tutte cosa sia una farmacia, quali siano i compiti affidatale, spogliandola da tutti quegli orpelli che forse ne hanno snaturato l'identità”. È quanto chiede l’associazione dei farmacisti non titolari, Conasfa, in tema di trattative per il rinnovo della convenzione tra il Sistema sanitario nazionale e le farmacie. Trattative che, secondo il Conasfa, “non possono non tenere conto della trasformazione del ruolo della farmacia operato negli ultimi anni”.

“La farmacia – sottolinea l’Associazione -, per sua natura, non può essere vista unicamente come un'impresa: è lo Stato, quale persona giuridica, che gestisce e tutela il diritto costituzionale alla salute decidendo in totale autonomia sia il numero delle concessioni che la loro dislocazione sul territorio”.

Conasfa ricorda di avere “sempre difeso la pianta organica quale strumento irrinunciabile per garantire la fruizione del servizio farmaceutico a tutta la popolazione. L'orientamento del Governo attuale non sembra essere quello di abolire la pianta organica, ma piuttosto di sostituirla con altri strumenti più veloci e più facilmente gestibili che, raggiungano lo stesso scopo. La speranza è che in questo modo le Regioni riescano a revisionare con cadenza biennale le piante organiche, ora rinominate zone, superando quelle difficoltà burocratiche che fino ad oggi hanno spesso impedito una celere individuazione ed assegnazione delle nuove sedi farmaceutiche”.

Per il Conasfa, però, “non va dimenticato che le farmacie italiane, oltre alla concessione governativa per l'espletamento del servizio farmaceutico, possiedono una licenza per la vendita di prodotti non farmaceutici”. Ma “la visione di una farmacia-impresa rischia di mettere il servizio farmaceutico e la necessità di garantire il diritto alla salute, sullo stesso piano di altri servizi, con la differenza che la salute ha poco a che fare con il marketing!”.  

Il problema, allora, sta nel fatto che “la riduzione dei margini legati al Ssn rischia di spingere, per necessità, le farmacie a perdere di vista l'importanza strategica del bene farmaco, inteso quale mezzo per garantire il diritto costituzionale alla salute, e ad accrescere in modo sproporzionato ed esponenziale la parte commerciale. Se si vuole mettere la farmacia sullo stesso piano di una generica attività commerciale allora l'asimmetria d'informazione tra farmacista e cliente potrebbe essere usata per promuovere i prodotti venduti, indipendentemente dalle reali esigenze dei cittadini; si aggiunga poi che, in un libero mercato, gli esercizi di vendita si posizionano dove l'attività è più remunerativa. In un contesto del genere appare evidente che il diritto alla salute, così come sancito dalla costituzione, non sarebbe più garantito né per accesso alla farmacia, né per qualità ed utilità del servizio offerto”.

Per il Conasfa, “i provvedimenti di questi ultimi anni sembrano portare ad una visione della farmacia, condivisa da Conasfa, quale centro di erogazione dei servizi: occorre, allora, rivedere le modalità con cui viene svolta la professione del farmacista, sottraendo la sua remunerazione dalla logica del commercio e retribuendolo per i servizi offerti”.

Per l’Associazione, tuttavia, “non è possibile parlare di riforma della farmacia senza una riforma della professione, discutere di retribuzione dei servizi erogati dalla farmacia senza tenere in debito conto il fatto che il valore del servizio offerto è dato dal fatto che a dispensare il farmaco o i servizi c’è il farmacista: è necessario che di ciò si tenga conto nei prossimi contratti”.

Conasfa ribadisce dunque “la propria contrarietà alla visione di una farmacia-impresa commerciale ed auspica che si giunga ad un accordo che, pur nel rispetto dei limiti che il Governo si è posto con la spending rewiew, garantisca alle farmacie la possibilità di sostentamento permettendo loro di continuare a svolgere quei servizi costituzionali a tutela della salute”. Ed auspica che “le varie componenti della categoria continuino il confronto per giungere ad una nuova visione della professione, che si ritiene imprescindibilmente ed improrogabilmente legata alla riforma della remunerazione”.
 

15 ottobre 2012
© Riproduzione riservata

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