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Cesarei: Amami, “Demonizzazione semplicistica e pericolosa”


L’Associazione per i medici accusati di malpractice ingiustamente (Amami) mette in guardia dal rischio opposto: “Demonizzare il taglio cesareo e colpevolizzare il chirurgo ginecologo è estremamente pericoloso”, perché rischia di condizionare i medici a ricorrere al parto naturale anche dove il cesareo sarebbe più sicuro per la mamma e il neonato.

01 SET - “Il deplorevole episodio accaduto a Messina in sala parto ha rappresentato l’occasione per l’ennesima caccia alle streghe, questa volta si è trattato dei ginecologi e sotto accusa, ancora una volta, il taglio cesareo”. È il commento di Maurizio Maggiorotti, presidente dell’Amami, l’Associazione per i medici accusati di malpractice ingiustamente, secondo il quale “demonizzare il taglio cesareo può creare danni irreparabili. Il ginecologo che prende questa decisione - spiega il presidente dell’Amami - lo fa per il benessere del nascituro e della mamma, non certo per interesse economico. Si parla molto dell’aumento della spesa sanitaria legata ai tagli cesarei ma non si parla mai dei costi umani e sanitari legati all’irreparabile danno da mancato cesareo”.
Secondo Marco Bonito, responsabile Unità Operativa di Ginecologia dell’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma e consulente ginecologo di AMAMI, occorre poi tener conto dei rischi legati alle due procedure: “Il parto spontaneo presenta maggiori rischi rispetto al taglio cesareo. Nella valutazione delle differenze percentuali dei tagli cesarei tra nord, centro e sud della nostra penisola non si valuta che ancora oggi vi sono strutture, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l'Ostetricia viene effettuata in reparti con grave carenza di personale medico-infermieristico e senza l'adeguata strumentazione che può garantire il benessere fetale e dove quindi il ricorso al taglio cesareo è un modo di salvaguardare la salute del nascituro. Da più parti – aggiunte Bonito - si accusano gli ostetrici di ricorrere al taglio cesareo solo per interesse personale ma non si considera l'abbattimento della morbilità e mortalità neonatale”.
Un atteggiamento “estremamente pericoloso” secondo Maggiorotti, per il quale “colpevolizzare il chirurgo ginecologo potrebbe condizionarlo ad optare per una scelta differente, sull’onda dell’emotività collettiva”.
 

01 settembre 2010
© Riproduzione riservata

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